È in corso a Roma in questi giorni (28 dicembre – 2 gennaio), il 35° Incontro Europeo dei giovani, convocato dalla comunità di Taizé. Per la quarta volta l’evento si tiene nella capitale della cristianità. Ieri sera, per l’occasione, papa Benedetto XVI ha ricevuto i giovani pellegrini sul sagrato di piazza San Pietro, presiedendo un momento di preghiera.
Accogliendo i partecipanti all’incontro, il Santo Padre ha ricordato lo spirito dell’iniziativa, secondo le intenzioni del fondatore di Taizé, Fratel Roger che volle avviare un “pellegrinaggio di fiducia sulla terra”.
Il religioso francese, ha ricordato il Papa, fu un “testimone instancabile del Vangelo della pace e della riconciliazione, animato dal fuoco di un ecumenismo della santità” che volle fare di tutti i pellegrini di Taizé dei “cercatori di comunione”. Ed ancora oggi i giovani presenti in questi giorni a Roma sono tenuti ad essere “portatori di questo messaggio di unità”, ha esortato il Papa.
Benedetto XVI ha poi ribadito l’impegno della Chiesa di Roma a “proseguire la ricerca di vie di riconciliazione per giungere all’unità visibile dei cristiani”.
La risposta di Pietro alla domanda di Gesù, “chi sono io per voi?”, dovrà provenire dalla “libertà profonda” di ogni credente e “non dalla costrizione né dalla paura”. Solo così “la vostra vita troverà il suo senso più forte”, ha detto il Papa ai giovani pellegrini presenti. “Avere fede e amare Dio e gli altri! Che cosa c’è di più esaltante? Che cosa di più bello?”, ha poi affermato il Pontefice.
“Durante questi giorni a Roma - ha proseguito Benedetto XVI - possiate lasciar crescere nei vostri cuori questo sì a Cristo, approfittando specialmente dei lunghi tempi di silenzio che occupano un posto centrale nelle vostre preghiere comunitarie, dopo l’ascolto della Parola di Dio”.
Il Santo Padre ha quindi esortato i presenti ad essere veri testimoni di Cristo, sebbene “il male e la sofferenza degli innocenti” possano provocare “dubbio” e “turbamento” e rendano “difficile” il “sì” a Gesù.
“Perché in questo combattimento voi non perdiate la fiducia – ha aggiunto - Dio non vi lascia soli e isolati. Egli dà a tutti noi la gioia e il conforto della comunione della Chiesa. Durante il vostro soggiorno a Roma, grazie specialmente all’accoglienza generosa di tante parrocchie e comunità religiose, voi fate una nuova esperienza di Chiesa”.
L’invito del Papa ai giovani di Taizé è stato quello di scoprire che “Dio vi fa corresponsabili della sua Chiesa, in tutta la varietà delle vocazioni. Questa comunione che è il Corpo di Cristo ha bisogno di voi e voi avete in esso tutto il vostro posto”.
“A partire dai vostri doni – ha proseguito - da ciò che è specifico di ognuno di voi, lo Spirito Santo plasma e fa vivere questo mistero di comunione che è la Chiesa, al fine di trasmettere la buona novella del Vangelo al mondo di oggi”.
Fondamentale quanto il silenzio della preghiera è anche il canto, definito dal Santo Padre “un sostegno e un’espressione incomparabile della preghiera”. Il canto di lode a Cristo, intonato in questi giorni dai giovani di Taizé, apre “al mistero della sua speranza”.
Cristo non “toglie dal mondo” nessuno, ha sottolineato il Pontefice. Egli, anzi, manda i suoi testimoni “là dove la luce manca” e tutti i suoi discepoli sono “chiamati ad essere delle piccole luci”, per quanti li circondano.
“Con la vostra attenzione a una più equa ripartizione dei beni della terra, con l’impegno per la giustizia e per una nuova solidarietà umana, voi aiuterete quanti sono intorno a voi a comprendere meglio come il Vangelo ci conduca al tempo stesso verso Dio e verso gli altri”, ha detto il Papa rivolto ai giovani di Taizé.
“Così, con la vostra fede, contribuirete a far sorgere la fiducia sulla terra. Siate pieni di speranza. Dio vi benedica, con i vostri familiari e amici!”, ha quindi concluso.