Lettura

Giovanni nella prima lettura ci dice che questa è l’ultima ora, quella decisiva in cui si vede chi davvero è fedele a Dio e chi no. Molti si scandalizzano del mistero dell’Incarnazione: come può Dio scegliere di condividere appieno la nostra condizione umana? Oggi l’uomo vuole togliere di mezzo il Dio Creatore e Salvatore. Il Vangelo ci ripropone tutta la nostra fede nel Dio che è principio e fine di tutto, nel Verbo eterno che si fa carne per rendere figli di Dio quanti lo accolgono.

Meditazione

Il pensiero dominante, che oggi accompagna la maggioranza delle persone, è la fine dell’anno; un giorno e soprattutto una notte da festeggiare con riti diversi, ma con la costante di voler rigettare tutti i mali passati e propiziare il futuro. È sorprendente costatare come la liturgia che la Chiesa ci propone per questo giorno ignori completamente questa realtà. Invece, ci fa ancora una volta riflettere sul prologo del Vangelo di Giovanni, proponendoci le stesse parole con cui inizia anche la Genesi. In principio, prima della creazione, era il Verbo, divino, dinamico e vivo. Era con Dio ed era Dio. Con queste tre brevi affermazioni, eccoci condotti al mistero stesso della Trinità. Parlandoci del suo legame con il Padre, Gesù vuole attirarci a sé per fare di noi i suoi discepoli e figli di Dio. Vuole insegnarci che la nostra vita deve riflettere, nella condizione umana, la vita della Trinità, la vita di Dio stesso, se desideriamo ricevere i suoi doni apportatori di salvezza. Questo Vangelo ci sollecita perciò, a partire dalle nostre artificiose suddivisioni, a guardare al tempo in prospettiva di eternità e a riempirlo di sacro. Il tempo senza Dio diventa un susseguirsi di istanti che consumano e bruciano il tempo perché non vissuto nella verità e nella fecondità. In questa prospettiva comprendiamo meglio l’alternanza della luce e delle tenebre, della cronaca senza significati reali e della storia che diventa sacra. Si tratta in fin dei conti o di accettare Dio come Signore della storia o di abbandonarci ai nostri calcoli umani e alle nostre penose solitudini. Ecco la vera qualifica e la suprema aspirazione a cui dobbiamo tendere ogni giorno, per tutto il tempo che ci è concesso. Tutto ciò che esiste è un’espressione della Parola di Dio, una rivelazione della sua presenza. Sono sufficientemente “contemplativo” per poter ricevere e sperimentare questa presenza universale della Parola di Dio? Cosa significa per me essere chiamato figlio di Dio?

Preghiera

Signore, per mezzo del Verbo che si è fatto carne, immergimi nella luce del tuo Verbo, perché la sua immagine sempre più luminosa cresca in me. Amen.

Agire

Per dire grazie a Dio per le meraviglie operate in me in questo 2012, e per il dono del nuovo anno, che nella sua misericordia mi concede, reciterò con partecipazione la preghiera del Te Deum.

Chiesa provvisoria a Renazzo

L’edificio fa parte delle cinque nuove chiese provvisorie che la Curia di Bologna ha deciso di collocare nel territorio della Diocesi colpita dal terremoto. Il 2 gennaio l’avvio al cantiere