Alle ore 12 di oggi, festa della Santa Famiglia di Nazaret, il Santo Padre Benedetto XVI si è affacciato alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro. Durante i saluti nelle varie lingue, il Papa ha poi rivolto, in video-collegamento, uno speciale messaggio alle migliaia di persone radunate a Plaza de Colón a Madrid per la sesta edizione della “Messa delle Famiglie” organizzata dall’arcidiocesi spagnola. Riportiamo di seguito le parole del Pontefice.
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Cari fratelli e sorelle!
Oggi è la festa della Santa Famiglia di Nazaret. Nella liturgia il brano del Vangelo di Luca ci presenta la Vergine Maria e san Giuseppe che, fedeli alla tradizione, salgono a Gerusalemme per la Pasqua insieme con Gesù dodicenne.
La prima volta in cui Gesù era entrato nel Tempio del Signore era stata quaranta giorni dopo la sua nascita, quando i suoi genitori avevano offerto per lui «una coppia di tortore o di giovani colombi» (Lc 2,24), cioè il sacrificio dei poveri. «Luca, il cui intero Vangelo è pervaso da una teologia dei poveri e della povertà, fa capire … che la famiglia di Gesù era annoverata tra i poveri di Israele; ci fa capire che proprio tra loro poteva maturare l’adempimento della promessa» (L’infanzia di Gesù, 96).
Gesù oggi è di nuovo nel Tempio, ma questa volta ha un ruolo differente, che lo coinvolge in prima persona. Egli compie, con Maria e Giuseppe, il pellegrinaggio a Gerusalemme secondo quanto prescrive la Legge (cfr Es 23,17; 34,23 ss), anche se non aveva ancora compiuto il tredicesimo anno di età: un segno della profonda religiosità della Santa Famiglia.
Quando, però, i suoi genitori ripartono per Nazaret, avviene qualcosa di inaspettato: Egli, senza dire nulla, rimane nella Città. Per tre giorni Maria e Giuseppe lo cercano e lo ritrovano nel Tempio, a colloquio con i maestri della Legge (cfr Lc 2,46-47); e quando gli chiedono spiegazioni, Gesù risponde che non devono meravigliarsi, perché quello è il suo posto, quella è la sua casa, presso il Padre, che è Dio (cfr L’infanzia di Gesù, 143). «Egli – scrive Origene – professa di essere nel tempio di suo Padre, quel Padre che ha rivelato a noi e del quale ha detto di essere Figlio» (Omelie sul Vangelo di Luca, 18, 5).
La preoccupazione di Maria e Giuseppe per Gesù è la stessa di ogni genitore che educa un figlio, lo introduce alla vita e alla comprensione della realtà. Oggi pertanto è doverosa una speciale preghiera al Signore per tutte le famiglie del mondo.
Imitando la santa Famiglia di Nazaret, i genitori si preoccupino seriamente della crescita e dell’educazione dei propri figli, perché maturino come uomini responsabili e onesti cittadini, senza dimenticare mai che la fede è un dono prezioso da alimentare nei propri figli anche con l’esempio personale.
Nello stesso tempo preghiamo perché ogni bambino venga accolto come dono di Dio, sia sostenuto dall’amore del padre e della madre, per poter crescere come il Signore Gesù «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52). L’amore, la fedeltà e la dedizione di Maria e Giuseppe siano di esempio per tutti gli sposi cristiani, che non sono gli amici o i padroni della vita dei loro figli, ma i custodi di questo dono incomparabile di Dio.
Il silenzio di Giuseppe, uomo giusto (cfr Mt 1,19), e l’esempio di Maria, che custodiva ogni cosa nel suo cuore (cfr Lc 2,51), ci facciano entrare nel mistero pieno di fede e di umanità della Santa Famiglia. Auguro a tutte le famiglie cristiane di vivere alla presenza di Dio con lo stesso amore e con la stessa gioia della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe.
[Dopo la recita della preghiera mariana, il Santo Padre ha salutato i pellegrini nelle varie lingue. In spagnolo, rivolgendosi – in video-collegamento – alle numerose persone radunate a Madrid per la Festa delle Famiglie, ha detto:]
Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola presenti a questo Angelus. E, da qui, i numerosi partecipanti all’Eucaristia che si celebra a Madrid in questa Festa della Santa Famiglia. Che Gesù, Maria e Giuseppe siano un esempio della fede che fa brillare l’amore e che rafforza la vita della famiglia. Per loro intercessione, chiediamo che la famiglia resti un dono prezioso per ciascuno dei suoi membri e una solida speranza per tutta l’umanità.
E che la gioia di condividere la vita in Dio, che abbiamo imparato da bambini dalle labbra dei nostri genitori, ci dia l’impulso a rendere il mondo una vera casa, un luogo di armonia, di solidarietà e rispetto reciproco. Con questo proposito, ci rivolgiamo a Maria, nostra Madre celeste, affinché accompagni le famiglie nella vocazione ad essere una forma amabile di Chiesa domestica e cellula originale della società. Che Dio vi benedica tutti. Buona Domenica.
[Infine il saluto ai fedeli italiani presenti:]
E saluto infine i pellegrini di lingua italiana, in modo speciale le famiglie. Saluto i giovani dei vicariati di Tirano e Grosio, in Valtellina, e quelli delle comunità pastorali di Besana Brianza e Triuggio; come pure i Religiosi Mercedari con un gruppo di ministranti, e gli amici e i volontari della «Fraterna Domus» di Roma. A tutti auguro una buona domenica e una fine d’anno nella luce e nella pace del Signore. Buona domenica. Grazie!
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