Natale in ospedale: Per molti operatori sanitari, una necessità dettata dalla professione. Per alcuni, colpiti dalla malattia, una costrizione che crea sconcerto e fa sentire in modo più pesante la già difficile esperienza di una salute precaria. Ma quello che rende il Natale in corsia quasi contro natura è l’ospedalizzazione di un bambino. Nell’immaginario collettivo, il posto di quel piccolo non sarebbe lì… il suo posto sarebbe in casa, a saltar giù dal letto la mattina del 25 e, in punta di piedi, arrivare a quell’albero sotto il quale i pacchetti regalo brillano come stelle comete.
Per il genitore che è al capezzale del piccolo paziente, questa consapevolezza è molto forte e la cosa rende il tutto quantomai pesante da vivere. I medici, quando è possibile, fanno di tutto per dimettere i piccoli pazienti nei periodi delle festività, ma non sempre questo è possibile, e allora bisogna cercare di vivere un clima di festa anche in corsia. Ma come viene vissuto questo tempo da parte delle mamme, dei bambini ricoverati, del personale di reparto? Noi glielo abbiamo chiesto e il risultato è, come sempre, sorprendente. Perché tutti proviamo orrore anche alla sola idea di vivere una festività tra le mura dell’ospedale. Ma starci dentro è un’altra cosa…
“Durante le festività, cerchiamo di creare un clima gioioso, anche quando l’ambiente non predispone a questi stati d’animo – racconta Sonia, infermiera in un reparto di Neurochirurgia Pediatrica -. Tradizioni come l’albero di Natale o il Presepe in reparto, rappresentano un entusiasmante diversivo per i bambini, che riescono a vivere ogni piccola cosa nella gioia, nonostante le loro sofferenze. E anche i genitori si lasciano contagiare dal buon umore dei piccoli pazienti. Molte volte vengono a visitarli personaggi famosi, calciatori, attori, portando doni ai bambini e loro reagiscono in modo entusiastico!”.
In effetti è bello sapere che c’è una sensibilità da parte di questi personaggi “pubblici”, che spesso vengono a telecamere spente. “Sono quelli che apprezzo di più! Questi gesti si fanno nel nascondimento, altrimenti è solo investire sulla propria immagine”, aggiunge Patrizia, infermiera dello stesso reparto. Anche la presenza dei clown, che nei giorni di festa si fa più numerosa ed è un enorme aiuto per far passare le ore, i giorni, a volte i mesi. Normalmente già presenti due volte la settimana, nel periodo delle feste intensificano il servizio. Questo significa più volontari e più tempo da dedicare gratuitamente al benessere dei piccoli pazienti. Succede nel reparto di Chirurgia Pediatrica di un altro ospedale romano.
“Sono meravigliosi – ci racconta Mirella, mamma di Giulia, 2 anni – sembra una cosa da poco, ma vedere gli occhi gioiosi di mia figlia che per un attimo si distolgono da flebo e medicine, incantati a guardare come un semplice palloncino si trasforma magicamente in un cagnolino o una farfalla… questo non ha prezzo! Benedico queste persone”.
Mamma Laura ricorda: “Quel giorno, alcune persone portarono lasagne e altre cose buonissime. Le infermiere hanno apparecchiato nella stanza del day-hospital e tutti i genitori con i piccoli pazienti, hanno potuto godere di un ottimo pasto in fraternità”. Laura ha vissuto un lungo periodo in un reparto di Oncologia Pediatrica per curare la sua piccola Anna Lucia, colpita da un tumore alla vescica alla tenera età di 3 anni. Fortunatamente la sua bambina è uscita dal tunnel dopo due anni di lotte, ed oggi vive una vita normale.
Insomma, anche in un momento di prova le feste cristiane vengono in aiuto alla nostra debolezza e sono portatrici di speranza e pace. È opportuno ricordare l’insostituibile lavoro di tanti volontari le quali associazioni prestano servizio quasi in ogni ospedale pediatrico, un servizio prezioso fatto di dedizione e amore gratuito.
In questi tempi di “tagli di spesa” in cui molti di noi sono spaventati solo all’idea lontana di potersi ammalare, è bene ricordare che il lavoro non retribuito di tante persone di buona volontà ci aiuta davvero ad entrare nel mistero del Natale… una festa che parla di gratuità, di amore disinteressato, in poche parole ci parla di Gesù. Allora, per quest’anno la mia letterina sotto l’albero chiedeva che non ci sia più bisogno di ospedali. Ma se questo desiderio non potesse essere esaudito, che almeno le istituzioni si prendano cura dei malati nel miglior modo possibile.