1Gv 3,1-2.21-24
“Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato”.
Lc 2,41-52
“I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: ” Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose loro:” Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Ma essi non compresero ciò’ che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte questa cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e davanti agli uomini.”.
“Vorrei che il mio pontificato fosse ricordato come il pontificato che ha posto al centro la difesa della vita e della famiglia”.
Questo profondo anelito del beato Giovanni Paolo II (ne parlò durante un incontro con il Pontificio Consiglio per la Famiglia), sembra indicare il principio e il fondamento della nuova evangelizzazione, da lui annunciata e promossa, nel mistero della famiglia. Si’: mistero. La famiglia è mistero, poiché la sua origine sta in Dio che è Famiglia, essendo Tre Persone in perfetta e beata comunione di eterno Amore.
La famiglia è un mistero d’amore! Sembra sottintenderlo stupefatto anche l’apostolo Giovanni, che scrive: “Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato” (1 Gv 3,1-2).
La rivelazione che per ora ci è stata comunicata è che in principio, il Creatore di tutto ciò che esiste creò l’uomo come unità, come una sola persona, e poi da lui trasse l’altra persona, la donna, in modo da avere la completezza umana: l’essere maschile e l’essere femminile. Come se Dio avesse ripetuto nell’uomo quello che accade in Lui, dato che la molteplicità delle divine persone si radica nella stessa loro unità: Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo. Così da Adamo, dall’unità dell’essere umano, venne tratta l’altra persona, la donna.
La famiglia è un mistero d’amore, ma anche un mistero di dolore. Lo vediamo e leggiamo oggi nel “quinto mistero gaudioso” descritto da Luca, il ritrovamento di Gesù nel tempio di Gerusalemme. Qui, i suoi stessi santi genitori, dopo la domanda spontanea del loro cuore affranto per la perdita di Gesù, ammutoliscono alla sua risposta: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo. (…) Ma essi non compresero le sue parole” (Lc 2,48-50).
Venendo a noi, oggi, vediamo che buona parte dell’umanità vive come se il Dio trinitario non ci fosse; fatto drammatico la cui conseguenza è sia la perdita del senso di Dio, sia la perdita del senso del peccato, sia la perdita del senso della famiglia come unico luogo e modo adeguato alla nascita dell’uomo, conformemente alla sua dignità divina di figlio creato ad immagine e somiglianza della Famiglia divina.
Dobbiamo allora chiederci apertamente: perché l’uomo desidera costruire una famiglia? Risposta essenziale mi pare questa: perché il punto di vista costitutivo dell’essere umano è il SI alla vita! L’uomo ontologicamente desidera vivere e desidera la vita, ha voglia di essere e di essere per sempre. Ma allora ci domandiamo: se le cose stanno così, perché l’uomo prima si unisce e poi si separa da sua moglie, dalla sua stessa carne? Perché l’uomo falsifica se stesso distruggendo la famiglia?
Mi pare evidente che senza la fede in Dio, a un certo punto nasce la paura di esistere e si dice: “Come si fa a mettere al mondo un figlio se poi questo figlio dovrà soffrire tutta la vita, preferendo di non essere mai nato?”. Ecco, questo punto di vista “disperato” lo si sente oggi affermare dappertutto: esplicitamente in ‘buona fedè nei discorsi della gente, implicitamente (e perversamente) nella cronaca che i telegiornali volutamente scelgono di color nero. Così la cultura della morte è giunta ad intridere talmente la nostra società, che si pretende di legalizzare la morte della famiglia (le convivenze sessuali tra persone dello stesso sesso costituiscono la quintessenza infeconda della morte), facendone un falso diritto e una falsa bandiera di libertà, mentre si chiama realizzazione di sè un comportamento che costituisce in realtà la morte di sè.
Ebbene, il messaggio della festa della Santa Famiglia, all’opposto, è questo: il punto di vista di Dio, il punto di vista da cui la Chiesa parte, e l’unico giusto punto di vista da cui l’uomo deve sempre porsi, è il punto di vista del SI alla vita!
Si’, perché: “Quando dall’unione coniugale dei due nasce un nuovo uomo, questi porta con sè al mondo una particolare immagine e somiglianza di Dio stesso: nella paternità e nella maternità umana Dio stesso è presente in modo diverso da come avviene in ogni altra generazione sulla terra; infatti soltanto da Dio può avvenire quella immagine e somiglianza che è propria dell’essere umano, così come è avvenuto nella Creazione” (Giovanni Paolo II, Lettera alle Famiglie).
* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.