Il 2012 per l’Organismo Internazionale delle Nazioni Unite resterà fondamentale per due episodi di portata storica: l’ammissione della Palestina come Stato osservatore e la messa al bando delle mutilazioni genitali femminili.
Lo scorso 20 dicembre al Palazzo di Vetro di New York, l’Assemblea dell’Onu ha chiesto agli Stati di approvare un documento che porti all’approvazione nei singoli Paesi di legislazioni contro le mutilazioni genitali femminili (mgf). L’esito favorevole della votazione è giunta dopo una campagna durata dieci anni. Una risoluzione presentata dai 54 Paesi africani e co-patrocinata dall’Italia.
Mettere al bando le mgf rappresenta un grande passo di civiltà prima che di tutela per le tante donne e bambine che rischiano questa pratica. Nel 2013 solo quelle africane sarebbero 3 milioni. Infibulazione, circoncisione o escissione sono i nomi di queste tremende usanze che segnano per sempre la salute fisica e psichica di queste persone. Attraverso queste tecniche viene impedito così alla donna di non conoscere uno dei più grandi misteri terreni: la gestazione e la nascita di una nuova creatura.
Combattere una pratica difesa (e tollerata) da molte regioni africane e asiatiche, fino a qualche tempo fa sembrava essere una cosa impossibile, ma la tenacia ha avuto la meglio per portare a casa quest’importante vittoria. Il prossimo passo sarà ora quello di premere su parlamenti, governi e organi nazionali ed internazionali per chiamarli a responsabilità sperando che diano priorità a questa risoluzione.
L’altro episodio che ricorderemo negli anni a venire sarà l’ammissione della Palestina all’assemblea delle Nazioni Unite come Stato osservatore. Condizione finora riservata solo alla Santa Sede e alla Svizzera. La delegazione italiana dopo un lungo consulto si è schierata con i favorevoli a questo riconoscimento, uscendo così una volta per tutte dal limbo dell’astensionismo, quasi come a voler dire che non dipende dalle scelte dei suoi alleati europei (vista l’astensione di Germania). Un voto favorevole che ha trovato d’accordo anche la Santa Sede, che spera in un riconoscimento futuro di questo Stato fantasma con tanto di bandiera e proprio rappresentante politico (Abu Mazen).
Una scesa in campo del Governo Italiano che ha fatto riflettere i tanti Paesi europei che magari non hanno avuto il coraggio di votare a favore o contro (come Stati Uniti e Israele) per non scontentare questo o quell’alleato. L’Italia trovandosi di fronte ad una domanda ha deciso finalmente di rispondere, in questo caso affermativamente. Che questa scelta possa essere l’inizio del cammino che porti alla pace in un luogo troppo spesso teatro di violenze anche a sfondo religioso.