Come di consueto, il patriarca di Gerusalemme dei Latini, monsignor Fouad Twal, ha presieduto la  Messa della notte di Natale nella Basilica della Natività a Betlemme, in presenza del presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, e del ministro degli Affari Esteri della Giordania, rappresentante del re Abdullah II.

Riportiamo in traduzione italiana il testo integrale dell’omelia pronunciata dal Patriarca.

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Signor Presidente Mahmoud Abbas,

Signor Ministro Giordano degli Affari Esteri, rappresentante di Sua Maestà il Re Abdullah II di Giordania,

Cari confratelli nell’Episcopato,

Eccellenze, Signori Consoli e Ambasciatori,

Sacerdoti,

Fratelli e Sorelle,

Cari Pellegrini,

Dalla Basilica della Natività di Betlemme,  a qualche passo dalla Santa Grotta ove la Vergine Maria diede alla luce il Suo Figlio ammirabile,

saluto tutti i telespettatori e specialmente i nostri fedeli della diaspora.

Celebriamo la notte di Natale che ci ha portato la Buona novella della salvezza; la notte che compie e annuncia altre notti mirabili, come quella della creazione, la notte del Giovedì Santo e quella che precedette la Risurrezione del Signore. In questa notte si annuncia l’aurora di una nuova era per l’umanità.

Siamo pieni di meraviglia di fronte all’identità unica di questo Bambino ammirabile. Da un lato, è  un bambino come i piccoli della sua età, come i nostri   figli che amiamo e che vediamo crescere e maturare in conoscenza e saggezza.

Nato povero, ha vissuto poveramente, scegliendo liberamente di non avere alcun privilegio. Ha sperimentato la fatica, il dolore, il freddo, la fame, la sete, la paura, la persecuzione, la fuga, e più tardi la morte e il sacrificio di se stesso. E questo perché ha voluto essere veramente un “figlio dell’uomo”, che ha condiviso con noi le nostre sofferenze e le nostre speranze, felice di essere uno di noi, accettando l’attenzione e  i gesti di tenerezza materna di sua Madre, accontentandosi del cibo e dei vestiti che la Beata Vergine Maria e San Giuseppe potevano offrirgli.

D’altro lato, non è come gli altri bambini. È nato da una Madre Vergine. È il Verbo di Dio e il Figlio del Padre. Il suo nome, annunciato dalle profezie messianiche, è Emmanuele, “Dio con noi”. Ancora risuonano alle nostre orecchie le parole di Isaia:  “Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio (…) ed è chiamato:  Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace” (Is 9,5).

Fermiamoci ora sui motivi della sua Incarnazione. È nato per i poveri, per gli oppressi e i sofferenti, così come per la gente semplice, ordinaria, per chi non ha perduto la speranza in Dio; è venuto per i peccatori.

Ha voluto restituire all’uomo la sua umanità e al peccatore la sua bontà e innocenza, la sua immagine di Dio, che era stata distorta dal peccato. Ha voluto interiorizzare i precetti e le leggi, facendo della “religione” non una serie di obblighi, ma l’espressione dell’amore verso Dio. Al posto dell’amore per la Legge ha proclamato la legge dell’Amore: “Amatevi gli uni gli altri!” (Gv 15,17).

Ecco il sogno di questo Fanciullo: che tutti gli esseri umani siano fratelli, perché hanno un solo Signore e Dio, che è il Padre di tutti, che ha compassione di tutti e che si prende cura di tutti.  Egli è venuto a riconciliare il cielo, da cui è venuto, con la terra che lo ha accolto. Egli è venuto per riconciliare il peccatore con il suo Creatore, e l’uomo con se stesso e con il suo fratello; è venuto a trasformare i nemici in amici.

È per questo che Isaia predisse i tempi messianici: “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto … Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide” (Is 11,6-8 a).

Si tratta di simboli per indicare l’universalità della riconciliazione, quando tutti gli esseri umani  avranno parte alla giustizia e alla pace. L’annuncio dell’Angelo ai pastori di Betlemme ne è la realizzazione: “Vi annunzio una grande gioia … oggi vi è nato un Salvatore, che è il Cristo Signore …” (Lc 2,10-11).

Noi fedeli di religioni monoteiste, concordiamo sul fatto che le divisioni tra gli uomini sono opera del diavolo, mentre la riconciliazione è opera di Dio. Da questo Luogo Santo, invito i politici e gli uomini di buona volontà a lavorare risolutamente per un progetto di pace e di riconciliazione che abbracci la Palestina e Israele e questo Medio Oriente sofferente.

Preghiamo con fervore per i nostri fratelli in Siria, che muoiono inesorabilmente senza pietà! Preghiamo per il popolo egiziano che lotta per un’intesa nazionale, per la libertà e l’uguaglianza. Preghiamo per l’unità e la riconciliazione in Libano, Iraq, Sudan, e negli altri paesi della regione e del mondo. Preghiamo per la prosperità e la stabilità della Giordania.

Cari fratelli e sorelle,

la festa ritorna quest’anno mentre molti di voi soffrono per un motivo o per l’altro. Migliaia di giovani in carcere attendono con impazienza di riacquistare la loro libertà. Le famiglie sono separate  e attendono un permesso per potersi riunire sotto lo stesso tetto. Soffrite per una occupazione che non ha fine.

Gaza e il sud di Israele sono usciti da una guerra le cui conseguenze sono ancora visibili sul terreno e negli animi.

La nostra preghiera abbraccia tutte le famiglie, arabe ed ebree, colpite dal conflitto. Che il Signore doni loro pazienza, conforto e consolazione, e che la società doni loro assistenza e sostegno!

In questa notte, abbiamo bisogno di un momento di silenzio e di preghiera. Guardiamo il Bambino di Maria e ascoltiamolo: “Beati i miti, perché erediteranno la terra; beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati” (Mt 5,5-10).

Lei, Signor Presidente Abbas, e Sua Maestà il Re Abdullah II, siete stati in prima linea fra coloro che hanno lavorato e lavorano per la pace, la non violenza e la giustizia. Il Signore Vi protegga e Vi assista. Apprezziamo i vostri sforzi e le vostre posizioni coraggiose a livello regionale e internazionale. Grazie perché continuate a battervi per una giusta causa che è quella della pace e della sicurezza per tutti i popoli della Terra Santa.

I vostri sforzi hanno avuto come frutto il riconoscimento, da parte delle Nazioni Unite, della Palestina come Stato “osservatore” non membro.

Questo riconoscimento deve essere un passo decisivo verso la pace e la sicurezza per tutti. Solo la giustizia e la pace in Terra Santa potranno portare a ristabilire un equilibrio regionale e mondiale!

O Bambino di Betlemme, che dopo essere sfuggito alla crudeltà di Erode, conoscesti, assieme a tua Madre e a San Giuseppe, tuo padre adottivo, la povertà e l’esilio in Egitto, liberaci da tutti i tiranni di questo mondo e fa’ di noi un santuario ove Tu possa costantemente rinnovare la Tua nascita, così da essere testimoni del tuo amore!

E tu, Maria, Madre nostra, che hai profuso attenzioni materne al tuo Divino Bambino, proteggi tutti i bambini del mondo da ogni male e metti nei loro cuori il seme della fede, della speranza e della bontà.

Cari fratelli e sorelle, vi auguro un buon Natale, e il dono della pace che il Signore ha promesso a tutti gli “uomini di buona volontà” (Lc 2,14). Amen! 

[Il testo è tratto dal sito del Patriarcato latino di Gerusalemme]