di Franco Mariani
FIRENZE, mercoledì, 19 dicembre 2012 (ZENIT.org) – Chiesa gremita dal fior fiore del mondo imprenditoriale fiorentino, di quello economico/bancario, di quello politico e anche di quello militare, ieri sera, a Firenze, alla solenne messa pre-natalizia celebrata dall’Arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, per l’Unione Cattolica Imprenditori e Dirigenti.
Nell’omelia il porporato ha messo in evidenza che “Dio non sfascia l’umano, Dio lo accresce, lo eleva, lo rispetta nella sua profonda umanità. Come Giuseppe (riferendosi al brano del Vangelo della Messa ndr) l’uomo ha bisogno del sogno”.
“A me piace questa idea del sogno – ha proseguito – Noi dobbiamo sognare di più. Finché il nostro sguardo sulla realtà non si eleva dalla piattezza della materialità a cui siamo spesso legati, noi non possiamo pensare di condividere lo sguardo che Dio ha sulle cose. Se siamo troppo svegli umanamente, rischiamo di restare prigionieri di logiche terra terra, che non ammettono che un Dio possa entrare nella nostra vita, e possa fare di essa un progetto di salvezza per tutta l’umanità”.
“Sognare – ha detto Betori – guardare con uno sguardo superiore rispetto alla piattezza dei ragionamenti puramente umani, che sono tutti e un dare e un avere, anzi se io riesco ad avere un po’ di più di quello che do, non sono il furbo della situazione. Cosi si ragiona tra noi uomini. Dio invece no. Dio vuole una gratuità che coinvolge l’esistenza dell’uomo”.
“Cerchiamo di guardare le cose con gli occhi di Dio – ha aggiunto – usciamo dalla quotidianità dei nostri giudizi puramente umani, che ci impediscono di vedere oltre, e quindi di sognare. Oggi abbiamo bisogno di sognare. Se guardiamo la realtà così com’è, e lo dico soprattutto a voi che state dentro la realtà dell’imprenditoria, del lavoro, di quello che sono le dinamiche di una vita che sta diventando sempre più arida, sempre meno in grado di darci dei risultati, c’è solo da appiattirci in un pessimismo che non è l’atteggiamento più giusto per un imprenditore”.
Il Cardinale ha evidenziato come “un imprenditore pessimista ha fallito ancora prima di cominciare”. Per questo per Betori, oggi più che mai “c’è bisogno di uno slancio dell’imprenditoria. Uno slancio che faccia guardare le cose con gli occhi di Dio. Questo è il massimo che oggi si può fare. Se noi guardiamo alla vita di tutti i giorni, e ci mettiamo un personaggio in più, che è il Dio con noi, incominciamo a cambiare. Ecco allora che questa presenza di Dio con noi fa si che noi possiamo pensare alla vita, anche alla vita economica, con occhi diversi”.
“Papa Benedetto XVI – ha proseguito l’Arcivescovo – nel Messaggio per la Giornata della Pace del 1 gennaio 2013 parla anche della crisi economica, e dà delle direttive ben precise: “Per uscire dall’attuale crisi finanziaria ed economica, che ha per effetto una crescita delle disuguaglianze – dice il Papa – sono necessarie persone, gruppi, istituzioni che promuovano la vita favorendo la creatività umana per trarre, perfino dalla crisi, un’occasione di discernimento e di un nuovo modello economico“.
“Quello prevalso negli ultimi decenni – ha spiegato il porporato – postulava la ricerca della massimizzazione del profitto e del consumo, in un’ottica individualistica ed egoistica, intesa a valutare le persone solo per la loro capacità di rispondere alle esigenze della competitività. In un’altra prospettiva, invece, il vero e duraturo successo lo si ottiene con il dono di sé, delle proprie capacità intellettuali, della propria intraprendenza, poiché lo sviluppo economico vivibile, cioè autenticamente umano, ha bisogno del principio di gratuità come espressione di fraternità e della logica del dono”.
“Se noi accettiamo – ha tenuto a sottolineare Betori – che la vita dell’uomo è una vita in cui è presente il dono di Dio, anzi il Dio che si fa dono, un Dio con noi, questo orienta in modo tutto diverso la nostra esistenza, anche la nostra economia. E il Papa scommette che se invece di pensare tutti in termini di profitto, di consumo, di individualismo, pensando invece in termini di fraternità, di dono, di gratuità, l’attività economica cresce, perché cresce la possibilità di scambio.
“Concretamente – scrive Benedetto XVI – nell’attività economica l’operatore di pace si configura come colui che instaura con i collaboratori e i colleghi, con i committenti e gli utenti, rapporti di lealtà e di reciprocità’. E’ inutile che vi dica che tutta questa gran crisi è nata dalla trasgressione proprio di questo rapporto di lealtà – ci è stata detto quello che era falso – e di reciprocità, qualcuno ha cercato di prendere quello che non c’è“.
“Egli – riprende il Papa – esercita l’attività economica per il bene comune, vive il suo impegno come qualcosa che va al di là del proprio interesse, a beneficio delle generazioni presenti e future. Si trova così a lavorare non solo per sé, ma anche per dare agli altri un futuro e un lavoro dignitoso“.
“Uno sguardo sereno – ha concluso Betori – un sogno, di uno sguardo capace di vedere che se noi accettiamo la presenza di un Dio che è con noi, possiamo anche risorgere, e destarci da questo sonno che ci avvolge, e fa ripartire una fraternità, una comunione, che è a vantaggio di tutti”.