di Pietro Barbini
ROMA, giovedì, 6 dicembre (ZENIT.org).- San Nicola vescovo di Myra è venerato tanto dalla Chiesa Cattolica, quanto dalla Chiesa Ortodossa (di fatto nell’iconostasi delle chiese russe è la terza icona assieme a Cristo e a Maria col bambino) è conosciuto anche come San Nicola di Bari, San Nicola Magno e San Nicolò. Si tratta di uno dei santi più popolari di tutta la cristianità, il suo culto è esteso da Oriente ad Occidente. Patrono della Russia, della Grecia, della Lorena e di numerose altre località europee, in Italia è il santo patrono di ben 271 comuni e a lui sono affidati moltissimi patronati, tra cui quello dei bambini, delle vergini, dei pellegrini, dei commercianti, dei farmacisti, dei pescatori e dei marinai, dei giudici e degli avvocati. La figura di questo santo ha affascinato tutto il mondo medievale, la sua fama fu talmente grande da arrivare intatta sino ai giorni nostri, nonostante della vita di questo santo, in realtà, si sa molto poco; il materiale agiografico, infatti, è composto perlopiù da una serie frammenti sparsi, citazioni, encomi, vite poetiche ed opere in prosa redatte tardivamente, tanto che, a ragione, la dr.ssa Raffaella Tortorelli afferma che “il modo con cui s. Nicola ha “bruciato le tappe” nel conquistarsi una devozione universale al di sopra di ogni altro santo agli inizi dell’anno mille, resta per lo storico ancora un mistero”.
La prima narrazione integrale della vita di San Nicola è stata stilata da Michele Archimandrita che il domenicano padre Gerardo Cioffari, tra i più illustri studiosi del santo, farebbe risalire all’VIII secolo, anziché IX secolo come alcuni sostengono; sempre il Cioffari, sostiene che nel 580 un certo Eustazio, sacerdote a Costantinopoli, scrisse una vita completa del Santo, della quale ci è pervenuto solamente la praxis stratelatis, ossia il racconto di come il santo salvò prodigiosamente tre ufficiali bizantini dalla condanna a morte. A partire dal IX secolo in poi l’interesse degli agiografi per la vita del Santo vescovo di Myra aumentò esponenzialmente, soprarutto dopo l’opera redatta da Giovanni Diacono, prima versione in lingua latina, che a sua volta si rifece a quella meno fortunata di san Metodio, suo contemporaneo. L’enorme quantità di materiale prodotto tra il IX e il XIII secolo, però, contribuì solamente a creare un’aurea leggendaria sulla figura di San Nicola, inoltre, spesso gli agiografi attribuirono al Santo miracoli tratti dalla vita del suo omonimo Nicola di Sion, arrecando confusione e complicando ancor di più la ricerca storica (vedi Jacopo da Varazze).
In definitiva, come per molti altri santi, l’intera sua vicenda rimane avvolta nel mistero. E’ certo che nacque a Patara, città della Licia, nella seconda metà III secolo, da genitori benestanti, che ricevette un’educazione cristiana (si racconta che fu iniziato alla lettura delle Sacre Scritture sin dall’età di 5 anni) e che rimase orfano in giovane età ereditando un ricco patrimonio che devolse, nel tempo, ai più bisognosi del suo paese. La generosità e l’amore che nutriva verso i più poveri e indifesi, in particolare verso i bambini, sono caratteristiche che lo contraddistinsero sin dalla giovane età, tanto che già in vita veniva considerato santo, e proprio per queste sue doti fu eletto vescovo di Myra.
San Nicola rappresenta l’immagine perfetta del buon pastore, nel corso del suo episcopato non smise mai di prendersi cura dei suoi fedeli, sia spiritualmente che materialmente. Viene descritto come una persona mite e docile, ma allo stesso tempo impavido evangelizzatore e difensore dell’ortodossia cattolica, capace di atti passionali dettati da fervente zelo, come l’abbattimento del tempio di Artemide; si racconta che nel corso delle persecuzioni di Diocleziano patì la prigionia e l’esilio, che partecipò al Concilio di Nicea e che operò numerosi atti di misericordia e miracoli (salvò Myra da una carestia, placò una tempeste in mare aperto, salvò tre ufficiali condannati a morte ingiustamente, scacciò demoni e resuscitò tre bambini uccisi da un oste tracciando il segno della croce).
Il suo culto, risalente al medioevo, si è inserito nel folklore popolare, a livello mondiale, come nessun altro prima. Tutt’ora in moltissimi paesi la sera del 5 di dicembre sussiste l’usanza, per i bambini, di mettere sul davanzale di casa delle scarpe o delle calze, che San Nicola riempirà di frutta, dolci e regali nel corso della notte.