Storia di una redenzione nel cuore della Roma di oggi

Grazie ai francescani di Trastevere, un uomo di 47 anni con molte tribolazioni alle spalle, ha potuto ricostruirsi una vita

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di Gaia Bottino

ROMA, giovedì, 5 luglio 2012 (ZENIT.org) – Il cambiamento nella vita di una persona avviene sempre attraverso una scelta. Nonostante tutti gli errori commessi o le sofferenze subite, l’uomo può scegliere di intraprendere un cammino diverso da quello seguito fino ad allora: il passato, anche il più doloroso, si trasforma in una promessa per un futuro diverso.

Con questa consapevolezza nell’animo umano, il destino (o la volontà divina a cui diamo il nome di Provvidenza) decide di offrire una seconda possibilità. La seconda possibilità di amare ancora, di fidarsi e affidarsi a qualcosa o qualcuno, di aprire una porta che era stata lasciata chiusa per troppo tempo.

I frati francescani della chiesa di San Francesco a Ripa, nel quartiere Trastevere di Roma, sono riusciti in questo piccolo “miracolo”: da pochi mesi hanno dato vita ad una fraternità dove accolgono persone di ogni età e nazionalità con problemi familiari ed economici alle spalle, con l’intento di aiutarli a scrivere un nuovo capitolo del loro percorso di vita.

La Fraternità “Ripa dei Sette Soli” a San Francesco a Ripa non si presenta come un semplice dormitorio: agli ospiti non viene dato solo un tetto dove dormire ma anche la possibilità di essere seguiti in un percorso di fede, di riscoprire una realtà di vera fratellanza e di essere aiutati nella ricerca di un lavoro e di una sistemazione stabile. Alcuni volontari supportano i frati nella gestione della fraternità che richiede però l’aiuto di più persone possibili: per questo motivo, i frati cercano persone disposte ad impiegare qualche ora del loro tempo nel volontariato*.

“I frati hanno uno sguardo che ti accoglie e che ti fa sentire in pace”, confida Giuseppe, uno degli ospiti della fraternità che ha deciso di raccontare la sua storia e di come la sua vita sia cambiata grazie all’aiuto ricevuto dallo spirito francescano e alla riscoperta della fede.

La storia di Giuseppe

Giuseppe, siciliano di 47 anni, proviene da una famiglia di lavoratori dai sani principi: dopo aver terminato la scuola media, inizia a lavorare ai mercati generali insieme al padre; ben presto però, si stanca di quella vita onesta ma costellata di sacrifici e rinunce e decide di partire “all’avventura” alla ricerca di una vita facile. A vent’anni tutto sembra possibile, anche lasciare dietro di sé tutto l’amore che una famiglia può donarti.

La vita facile sognata da Giuseppe si trasforma in una vita senza regole: arrivano incontri sbagliati e in seguito, i primi problemi con la legge. “A causa dei miei errori ho fatto soffrire tante persone – racconta Giuseppe a Zenit -. Ho ancora nel cuore e nella mente una ragazza conosciuta dieci anni fa che oggi forse sarebbe diventata mia moglie se avessi avuto la forza di cambiare”.

Durante tutti questi anni vissuti tra un carcere e l’altro, Giuseppe prega per ottenere un cambiamento nel suo cuore. E quel cambiamento viene scatenato da un episodio che lui considera “un segnale”: “Quattro mesi fa – racconta – mi trovavo ad un mercato nel quartiere Ostiense a Roma. Mi sono fermato davanti al banco di una ragazza dell’Est e il mio sguardo è caduto su un quadro raffigurante la Sacra Famiglia e, accanto, un orologio con l’immagine di Padre Pio. D’impulso ho domandato alla ragazza il prezzo del quadro e dell’orologio e lei mi ha risposto: “Se compri il quadro, l’orologio te lo regalo”.

“Così ho fatto. Alcuni giorni dopo, stavo giocando la mia ennesima scommessa in un’agenzia ippica ma stavo perdendo tutto. Così, ho iniziato ad imprecare e, una volta uscito per strada, mi sono accorto che l’orologio con l’immagine di Padre Pio che portavo in tasca, si era improvvisamente fermato. Il giorno dopo, sono andato in una chiesa nel quartiere San Giovanni e, appena entrato, ho trovato un santino di Padre Pio. Anche se in quel momento non avevo voglia di pregare, l’ho preso comunque, l’ho baciato e appoggiato accanto a me. Ho ripreso l’orologio dalla tasca e, con mio grande stupore, ha ricominciato a funzionare”. Giuseppe rimane per un attimo in silenzio, poi riprende il suo racconto con un sorriso: “Dopo quell’episodio, l’orologio non si è più fermato.”

Giuseppe è sincero con se stesso. Non si è ancora perdonato dei molti sbagli commessi e quasi si stupisce di come la sua vita è stata trasformata dopo “l’incontro” con Padre Pio e in seguito con i frati francescani. “La gente potrebbe pensare che l’episodio dell’orologio sia stata solo una coincidenza – commenta – ma io sono convinto che non si sia trattato solo di puro caso, so di aver ricevuto un messaggio da qualcuno che mi vuole bene”.

Ora il desiderio più grande di Giuseppe è di tornare a lavorare ai mercati generali e di riuscire ad aiutare a sua volta le persone in difficoltà: “I veri bisognosi sono quelli che non chiedono aiuto e non bussano a nessuna porta. Mi piacerebbe riuscire ad instaurare un contatto con queste persone che vivono ai margini e guardano ormai da spettatori la loro vita.”

La storia di Giuseppe è una delle tante storie della Fraternità “Ripa dei Sette Soli” ma non è la sola che merita di essere raccontata. Dietro a questi racconti di vita, ci sono persone che forse saranno cadute più spesso di altre, avranno impiegato anni per rialzarsi e per tornare finalmente “a casa” ma le esperienze dolorose sono coronate dalla sensazione che le fragilità umane non sono un ostacolo da eliminare ma un inizio da cui ripartire.

*Chi desidera contattare direttamente la Fraternità Francescana, può farlo tramite l’indirizzo e-mail ripadeisettesoli@gmail.com o chiamando al numero 327 1790333.

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ZENIT Staff

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