di Maurizio Moscone

ROMA, domenica, 1 luglio 2012 (ZENIT.org) - Molti cattolici si interrogano oggi sulla opportunità della nascita di un nuovo partito cattolico che possa rappresentarli, perché i partiti ufficiali hanno tradito i loro valori e le loro aspettative.

Ernesto Galli della Loggia, sempre attento al ruolo dei cattolici nella vita politica nazionale, ha espresso la propria contrarietà a questa idea. Ha scritto nell’Editoriale del “Corriere della Sera” del 24 giugno 2012:

“Il sistema politico non ha bisogno di un partito cattolico, [ma] di una voce cristiana, e dunque anche cattolica, di un'iniziativa politica alta che rechi il segno di quell'ispirazione, l'Italia ha sicuramente bisogno. Oggi, infatti, davanti alla Repubblica sta una difficile via modellata su un abito nuovo di serietà e di sobrietà: una via fatta anche di rinunce a traguardi che sembravano ormai acquisiti per sempre, di spirito di sacrificio. Lo è già ora, ma ancor più nei tempi che si annunciano sarà questo il vero patriottismo. E sarebbe davvero singolare che l' ethos cristiano - ma vorrei dire religioso in genere - che a dispetto di ogni secolarizzazione permea ancora di sé vaste masse di italiani, restasse estraneo proprio rispetto a questa sfida. Che alla fine è una sfida innanzi tutto culturale e ideale”.

Secondo il politologo liberale, per affrontare questa sfida culturale e ideale, “non si avverte davvero il bisogno di qualche nuovo partito cattolico”. Questo bisogno è sentito non dalla gerarchia ecclesiastica, ma da un gruppo di intellettuali impegnati nel sociale.

Il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, intervenne al Convegno di Todi dell’ottobre 2011, intitolato “La buona politica per il bene comune”, al quale hanno partecipato associazioni e movimenti cattolici.

Nel suo discorso di apertura del Convegno, il Cardinale ha dichiarato: “I credenti devono ricordare i valori primari sui quali si fonda ogni convivenza umana. Vita, famiglia, libertà educativa e religiosa. Da qui discende ogni altro valore necessario al bene della persona e della società”.

Mons. Bagnasco, in continuità con il magistero del Santo Padre, ha affermato che i cristiani hanno il compito non di “imporre dei valori confessionali”, ma di proporre e difendere vita, famiglia, libertà educativa e religiosa, che sono principi non negoziabili, in quanto fondamento essenziale della vita personale e sociale [1].

Il Presidente della CEI non ha proposto, come scrissero alcuni quotidiani, la nascita di un nuovo partito, né la Chiesa cattolica ha mai avanzato tale richiesta.

Storicamente l’idea di un partito rappresentativo dei cattolici è maturata al di fuori della gerarchia ecclesiastica [2].

Marco Invernizzi ha dimostrato, nelle sue pubblicazioni, che il Partito Popolare di don Sturzo nacque indipendentemente dalla volontà della Santa Sede, e riporta questo brano di una lettera inviata nel 1928 dal  Segretario di Stato cardinale Gasparri a Cantucci, uno dei fondatori del Partito.

Scrisse il cardinale: «Non risponde a verità […] che il Partito Popolare era stato formato da papa Benedetto XV e da me: il Partito Popolare lo creaste voi altri senza intervenzione della Santa Sede» [3].

Il progetto di un partito di ispirazione cristiana, separato dalla vita della Chiesa, era stato elaborato da don Romolo Murri, il quale riscontrava una linea di continuità tra la sua proposta politica e quella affermata da don Sturzo.

Come è noto Pio X avversò fermamente le idee di don Romolo Murri, e sosteneva che i cattolici impegnati politicamente dovevano agire in sintonia con tutto il movimento cattolico e con la gerarchia ecclesiastica, non separando l’azione politica dalla vita della Chiesa.

Pio X non propose, quindi, come afferma Invernizzi, «una vaga ispirazione cristiana come caratteristica dell’azione politica cattolica, ma l’intima solidarietà tra le diverse componenti che promuovono l’apostolato ― sacerdoti e religiosi e laici, uomini o donne, intellettuali o uomini d’azione, tenendo conto del differente contributo fornito all’azione comune» [4].

Oggi è forse possibile realizzare quanto auspicato da Pio X, perché sono presenti nella Chiesa movimenti e comunità che vivono e agiscono in sintonia con la Chiesa e i loro pastori e potranno svolgere in futuro un ruolo politico, perché potranno favorire il bene comune della polis,cioè della società civile.

Il banco di prova per evidenziare l’incidenza politica delle nuove realtà ecclesiali è stato il family day del 12 maggio 2007, organizzato a Roma dal Forum delle associazioni familiari, con il sostegno della Chiesa.

In quella occasione furono i movimenti e le comunità ad animare la manifestazione e a rendere possibile la partecipazione di circa un milione di persone che gremirono Piazza San Giovanni.

I “manifestanti” erano padri, madri, nonni, nonne, bambini, preti e suore che, gioiosamente, testimoniavano la bellezza della famiglia naturale, fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna.

Lo slogan “quel che è bene per la famiglia è bene per la società” esprimeva perfettamente il fine della manifestazione, che era l’affermazione del valore morale e sociale della famiglia; ma il family day ebbe per conseguenza la sconfitta politica del progetto di legge dei “DICO” [5].

Tale progetto era fortemente avversato dalla Chiesa, e, se approvato, avrebbe portato all’equiparazione della famiglia naturale con le unioni di fatto, anche omosessuali.

Probabilmente manifestazioni analoghe a quelle del 12 maggio 2007 si svolgeranno in futuro, se il Parlamento intenderà legiferare su tematiche che possano ledere la dignità delle persone e delle famiglie.

*

NOTE

[1] I protagonisti del Convegno di Todi sono stati i rappresentanti delle associazioni cattoliche impegnate nel sociale, i quali, nell’incontro avuto con i giornalisti hanno sottolineato che il problema centrale dell'Italia riguarda il Governo Berlusconi, che sarebbe stato incapace ad affrontare le sfide del Paese.

Il leader della Cisl Raffaele Bonanni ha dichiarato: “Questo Governo non va bene, ci vuole un Governo più forte con tutte le forze per la sicurezza del Paese”.

Il presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini ha detto: “Noi diciamo che questo Governo non ce la fa e neppure questa maggioranza di Governo”.Il presidente di Confcooperative Luigi Marino ha affermato: “Occorre che i cattolici scendano in campo per cambiare questo tipo di politica che ha prodotto guasti morali, sociali ed economici”.

Il presidente delle Acli Andrea Olivero ha riferito ai giornalisti di avere chiesto le dimissioni di Berlusconi, perché “occorre al più presto un altro Governo e un’altra maggioranza”.

La tematica relativa ai principi non negoziabili, posta dal cardinale Bagnasco, non è stata affrontata dal Convegno, ma è stata valutata positivamente da alcuni convegnisti la proposta del direttore del “Corriere della Sera” Ferruccio De Bortoli, secondo la quale i cattolici dovrebbero rinunciare alla difesa dei suddetti principi, perché creano divisione con il “mondo laico”, e dovrebbero concentrarsi su obiettivi largamente condivisi di carattere economico e sociale.

[2] Qual è il vero significato della parola “gerarchia”?

Gerarchia, afferma il Papa, significa “«sacra origine», cioè: questa autorità non viene dall’uomo stesso, ma ha origine nel sacro, nel Sacramento; sottomette quindi la persona alla vocazione, al mistero di Cristo; fa del singolo un servit ore di Cristo e solo in quanto servo di Cristo questi può governare, guidare per Cristo e con Cristo”(XVI udienza generale, Roma 26 maggio 2010).

Spesso tra i cattolici la “comunione” è stata contrapposta a “gerarchia”, ma il Pontefice precisa che l’una e l’altra non si contrappongono tra di loro, ma si condizionano. Infatti: Gerarchia implica […] un triplice legame: quello, innanzitutto, con Cristo e l’ordine dato dal Signore alla sua Chiesa; poi il legame con gli altri Pastori nell’unica comunione della Chiesa; e, infine, il legame con i fedeli affidati al singolo, nell’ordine della Chiesa (ibidem).

È fondamentale che i laici siano consapevoli del legame che li unisce ai propri Presbiteri e ai propri Vescovi e, in modo prioritario, al Papa: Attraverso i Pastori della Chiesa, infatti, Cristo pasce il suo gregge: è Lui che lo guida, lo protegge, lo corregge, perché lo ama profondamente. Ma il Signore Gesù, Pastore supremo delle nostre anime, ha voluto che il Collegio Apostolico, oggi i Vescovi, in comunione con il Successore di Pietro, e i sacerdoti, loro più preziosi collaboratori, partecipassero a questa sua missione di prendersi cura del Popolo di Dio, di essere educatori nella fede, orientando, animando e sostenendo la comunità cristiana […] (ibidem).

La comunità cristiana potrà sempre più contribuire al bene comune della polis, e porre un argine al processo di scristianizzazione, nella misura in cui ascolterà i suoi Pastori.

[3] M. Invernizzi, Il movimento cattolico in Italia. Dalla fondazione dell’Opera dei Congressi all’inizio della seconda guerra mondiale (1874-1939), Mimep-Docete, Pessano (Mi) 1995, p. 72. Il cardinale Gasparri,  non fu un sostenitore del Partito Popolare, ma lo considerò un male minore rispetto ad altri partiti allora esistenti: Comunista, Socialista, Radicale, Liberale

[4] Ibidem., p. 51.

[5] Progetto di legge presentato dal Governo Prodi tramite i Ministri Rosy Bindi e Pollastrini.