San Giuseppe: solennità di primavera, nella primavera ecclesiale di Bergoglio

Nell’anniversario della intronizzazione al Soglio pontificio, Papa Francesco ricorda durante le qualità di San Giuseppe e raccomanda ai papà l’educazione integrale dei figli

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I raggi solari primaverili hanno illuminato e riscaldato i fedeli presenti in piazza San Pietro per l’udienza generale del primo anniversario di pontificato di Bergoglio. In questo 19 marzo 2014, Papa Francesco ha illuminato e riscaldato le menti e i cuori di quanti hanno voluto vederlo  e ascoltarlo, nella sua riflessione su San Giuseppe, di cui è particolarmente devoto.

La solennità del Santo di Nazareth, definito nelle Scritture “uomo giusto”, crea una pausa nelle austerità della Quaresima, coincidenti con la Primavera che non a caso i latini chiamavano “lencten”, termine con il quale più tardi la cultura anglosassone definì con l’inglese Lent i quaranta giorni preparatori alla Pasqua cristiana.

E’ la primavera della fede che il Papa della Lumen Fidei e dell’Evangelii gaudium propone con il suo esempio di padre e pastore affinché l’inverno della speranza ceda il posto ad una  nuova stagione.

La paternità, naturale o spirituale, implica sempre una responsabilità e da essa riceve una missione di accoglienza e di “custodia” delle vite affidatele, così come Papa Francesco ha ricordato rispetto a San Giuseppe. Il tema della custodia è stato declinato da Papa Francesco nella riflessione dell’udienza generale attraverso il compito educativo prospettato nella sua integralità antropologica  definita e divisa nel corpo, nell’anima e nello spirito, elementi che il linguaggio dei Vangeli traduce in riferimento a Cristo, nella “sapienza, età e grazia”.

L’emergenza educativa e l’assenza del padre è una delle preoccupazioni della Chiesa che Papa Francesco non ha esitato di rivelare chiedendo ai papà “la grazia di essere sempre molto vicini ai figli, lasciandoli crescere, ma vicini, vicini!”. Affinché quest’appello non cada inascoltato, il Papa è partito dalla dimensione naturale, quella della crescita fisica e spirituale per incoraggiare i padri ad allevare i figli anche nelle condizioni più sacrificanti, così come fu per Giuseppe durante l’esilio in Egitto e così come avviene oggi per tanti rifugiati e immigrati che cercano in terre lontane e in condizioni spesso disagiate, il sostentamento per la loro famiglia.

Poiché “non di solo pane vive l’uomo” (Mt. 4,4), Papa Francesco ha poi parlato della seconda dimensione dell’educazione, quella della “sapienza”. Il contributo al bene comune e all’umanizzazione dei singoli e della società non possono infatti prescindere dall’aderenza ai valori che scolpiscono sin dalla più tenera età, quale legno malleabile, l’indole della persona modellata su Cristo. Se la custodia si riferisce spesso al creato, non esiste ecologia più necessaria che quella sull’uomo stesso in un’azione preveniente prima ancora che curativa.

L’apertura a un patrimonio trascendente di valori che Papa Bergoglio ingloba nella Parola di Dio, segue la saggia utilizzazione delle risorse e l’equa distribuzione delle ricchezze che la responsabilità del buon padre di famiglia è chiamato a realizzare con la sua preoccupazione genitoriale e la sua occupazione lavorativa.

La dimensione della “grazia”, infine, chiude la corona della terna educativa. Il Concilio Vaticano II ricorda il “grave dovere che incombe sui genitori, di tutto predisporre o anche di esigere” perché i loro figli possano ricevere un’educazione morale e religiosa (cf. GE 7). L’atto generativo che ha il proprio principio in Dio che è Padre, illumina l’identità più profonda degli uomini. La fede non è una mera eredità culturale, bensì un’azione continua della grazia di Dio che chiama. “Sarebbe un grave errore pensare che un padre e una madre non possono fare nulla per educare i figli a crescere nella grazia di Dio”.

Giova infine ricordare, nella solennità di San Giuseppe, colui che del padre putativo di Gesù porta il nome di battesimo e che ha preceduto nel ministero petrino l’attuale pontefice: Benedetto XVI. Il Papa emerito, in occasione del V incontro mondiale delle famiglie il 9 luglio 2006 a Valencia così si esprimeva: “La famiglia cristiana trasmette la fede quando i genitori insegnano ai loro figli a pregare e pregano con essi (cf. Familiaris consortio, 60); quando li introducono ai sacramenti e li introducono nella vita della Chiesa; quando tutti si riuniscono per leggere la Bibbia, illuminando la vita familiare con la luce della fede e lodando Dio come Padre”.

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Alfonso Maria Bruno

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