"L'Italia di Le Corbusier" in mostra al MAXXI di Roma

Sino al 17 febbraio esposte le idee per l’Italia di un innovatore dell’Architettura del Novecento

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di Antonio D’Angiò

ROMA, sabato, 15 dicembre 2012  (ZENIT.org).- Charles-Edouard Jeanneret nasce in Svizzera nel 1887. I suoi primi viaggi di formazione in Italia risalgono al 1907 (con visite in alcune città del nord e a Firenze) e al 1911 (arrivato a Brindisi dopo un viaggio in Oriente sale la penisola fermandosi a Pompei, a Roma e nella Villa Adriana di Tivoli).

Sia nel 1907 e sia nel 1911 Jeanneret visita la Certosa del Galluzzo nella Val d’Ema, nei pressi di Firenze, data la significatività della struttura monastica.

Nella prima visita Jeanneret concentra la sua attenzione sul “binomio individuo – collettività” cioè sull’organizzazione dello spazio della certosa imperniato sul chiostro. Il chiostro è certo il luogo di incontro e di accesso alle comuni funzioni ma anche alle celle monastiche, celle disposte tutt’intorno, autosufficienti, isolate e dotate di giardino.

Nel secondo viaggio Jeanneret studia il legame tra la singola cella e il paesaggio circostante. Da una parte vi è il giardino chiuso e dall’altro la vista sull’esterno. Dirà Jeanneret: “Ho trovato la soluzione per la casa operaia a tipo unico”.

Pochi anni dopo, tra il 1914 e il 1916 sarà concepita da Jeanneret e dall’ ingegnere Du Bois quella che è stata denominata la struttura “Dom-ino”, cioè un sistema di costruzione standardizzato in pilastri e solette in calcestruzzo armato, destinato alla produzione di massa di case popolari a basso costo nell’immediato primo dopoguerra e che, in un quadro dello stesso Jeanneret, troverebbe allocazione anche vicino Messina, a pochi anni dal violento terremoto di inizio ‘900 (1).

Qualche anno dopo, nel 1920, Jeanneret adotterà lo pseudonimo di Le Corbusier.

Riteniamo possa essere questo delle strutture “Dom-ino” uno dei nuclei di maggiore attenzione della mostra in corso al MAXXI di Roma sui legami dell’architetto, ma anche urbanista, designer, pittore, scultore e uomo di lettere Le Corbusier con l’Italia.

Nell’allestimento curato da Umberto Riva, si ripercorrono anche gli anni della collaborazione con gli architetti razionalisti italiani (2) e la possibilità di edificare la città di Pontinia nel Lazio (nei primi anni ’30 del XX secolo) e poi, nel dopoguerra, i tre grandi progetti quali il piano delle “nuove chiese” a Bologna, il centro di calcolo Olivetti di Rho e l’ospedale di Venezia, tutti e tre che, per diversi motivi, non saranno realizzati (3).

Una mostra, quindi, che si profila anche come filo conduttore nella storia dell’Architettura del Novecento.

*

NOTE

1) La recente pubblicazione della storica Antonella Tarpino, edita da Einaudi e intitolata Spaesati, è un viaggio in alcuni luoghi italiani tra “rovine e macerie” (mutuando il titolo di un libro dell’antropologo Augè). L’approfondimento sul post-sisma aquilano può consegnare al lettore un vivo ritratto delle assonanze / dissonanze tra distruzioni della guerra e distruzioni del terremoto nonché sulla funzionalità delle new-town (le cittadelle costruite a qualche chilometro dal centro de L’Aquila per ospitare le famiglie che avevano perso la loro abitazione) sia come alternativa alla ricostruzione del centro cittadino che come soluzione temporanea. 

2) Un interessante approfondimento sull’architettura razionalista italiana può essere effettuato visitando la mostra su Cesare Cattaneo in corso sino al 12 gennaio all’Accademia Nazionale di San Luca a Roma. L’architetto lombardo, che morì nel 1943 a soli trentuno anni, ha collaborato con alcuni dei maestri dell’architettura (Terragni, Sartoris) che furono in contatto con Le Corbusier.

3) I plastici del centro di calcolo olivettiano e dell’ospedale di Venezia sono un affascinante viatico per la mostra, sempre in corso al Maxxi, sui modelli preparatori realizzati dagli architetti. Tra questi, il nuovo centro congressi di Fuksas all’Eur (la Nuvola), il restauro dell’ambasciata italiana a Berlino di De Feo o anche il complesso di case popolari di Corviale ideato da Fiorentino.

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ZENIT Staff

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