I Mondiali di calcio in Brasile e i bambini di strada

Quando il fischio conclusivo decreterà la squadra vincitrice, una nuova partita potrà essere giocata da tante famiglie che potranno iniziare l’avventura dell’adozione o del sostegno a distanza

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Durante questi Mondiali di calcio la nazione brasiliana è stata al centro del nostro interesse non solo per gli avvenimenti sportivi, ma anche per le condizioni di vita di un paese fortemente disequilibrato tra molta povertà e tanta ricchezza, grande benessere e ingente miseria.

Anche se il Brasile ha fatto di tutto per evidenziare il suo sforzo organizzativo per preparare e gestire al meglio questo evento, è stato percepito da parte di tutti la presenza di un sfondo di povertà, di emarginazione e di miseria che aleggiava dietro lo splendore dei riflettori dei campi di calcio.

Coloro che sono rimasti più nascosti sono stati probabilmente i bambini. I ragazzi di strada sono un fenomeno molto diffuso nei paesi come il Brasile, che da un lato vive un notevole sviluppo economico in alcuni zone delle grandi città, dall’altro assiste a un grave ritardo di sviluppo nelle zone periferiche delle metropoli e nelle zone di campagna.  

I bambini che vivono in queste aree periferiche, vedono la loro esistenza tristemente maltrattata dall’abbondono e dall’indifferenza. La dignità di questi bambini è oltraggiata da un velo di incuranza silenziosa, che li priva dei diritti fondamentali dell’essere umano: la possibilità di frequentare le scuole, l’accesso alle strutture ospedaliere, l’accompogno da parte dei genitori per una sana ed armoniosa crescita umana.

Tante sono state le iniziative umanitarie che hanno contribuito a dare sostegno ai bambini di questo Paese, ma tantissimo si può ancora fare. La tentazione più grossa per il Brasile, come per gli altri Paesi emergenti, è quella di chiudere le porte dell’aiuto provveniente dai Paesi stranieri, con l’intenzione di esaltare la propria grandezza, dimenticandosi delle vaste zone di povertà ancora presenti.

Davanti a queste situazioni, dove non è possibile risolvere questi problemi localmente o con il sostegno a distanza, la scelta adottiva potrebbe essere una risposta adeguata all’inquietudine e al disturbo spirituale che il contesto di questo evento sportivo ci ha lasciato nel cuore. Tante sono state le emozioni vissute durante le partite di calcio, ma poche sono state le riflessioni delle tragedie che attanagliano questo Paese.

Proprio per questa ragione, i mezzi di comunicazione hanno il dovere di far luce sulle tante situazioni di ombra che riguardano la sorte dei bambini e dei ragazzi di strada. L’adozione è una risposta a questa problematica, non tanto per offrire un riscatto economico a questi bambini, ma soprattutto per restituire quella dignità perduta a causa dell’emarginazione e dell’abbandono. Questa è l’essenza dell’adozione: ricostruire l’identità laddove la dignità è stata offuscata o distrutta. E l’identità nasce sempre da un appartenenza, la quale sboccia con la partecipazione dell’amore dei genitori ai figli, creando così quei vincoli vitali di fiducia e di comprensione che sono alla base delle relazioni familiari.

I genitori adottivi sono chiamati a sanare quelle ferite di una vita passata tra privazioni, incuranza e diseducazione, comunicando una vita nuova ai loro figli. La prinicipale missione dei genitori adottivi è l’elemento educativo per una maturazione umana e spirituale dei loro figli.

I figli che vengono dall’adozione sono bambini o adolescenti abbandonati a se stessi, e per questo non hanno ricevuto una educazione, una disciplina. Un genitore adottivo dovrà lottare molto per impiantare quei principi educativi indispensabili per la vita dei loro figli. Ma prima di seminare, sarà necessario sdradicare nei cuori dei loro figli quelle radici di sfiducia e di scetticismo con cui sono cresciuti durante i primi anni della loro vita.

I figli adottivi passano tutti attraverso l’abbandono e l’emarginazione, una ferita che li ha separati non solo dai loro genitori biologici, ma soprattutto dalla fiducia e dalla speranza nella vita. I genitori adottivi saranno chiamati per tutta la vita a combattere con i loro figli, affinchè la nostalgia del passato non prevalga sui desideri della vita futura.

Alle soglie della fine di questo mondiale brasiliano, la speranza è che quando saranno spenti i riflettori sulle partite di calcio, possano rimanere accesse le luci sulle tante situazioni di miseria e di abbondono dei bambini brasiliani e del mondo intero.

Se il nome della squadra vincitrice rimarrà nell’albo dei mondiali, la vera partita sarà quella giocata sul campo della solidarietà, per recuperare questi minori che ogni giorno combattano la sfida della vita. La vera soddisfazione non sarà quella di alzare una coppa di oro, ma quella di elevare la dignità di questi bambini per farli diventare i veri protagonisti del futuro.

Quando il fischio conclusivo della finale avrà decretato la squadra vincitrice, un nuovo mondiale potrà essere giocato da tante famiglie, le quali avendo nel cuore il bene dei bambini, potranno iniziare la grande avventura della generosità, che si chiama sostegno a distanza o adozione.

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Osvaldo Rinaldi

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