Il 3 luglio la chiesa ricorda San Tommaso, uno dei dodici apostoli chiamati da Gesù. Il suo nome deriva dall’ebraico “toma” e vuol dire “gemello”. I vangeli parlano poco della sua persona. Quello che maggiormente si sofferma su questa figura è il vangelo di Giovanni.

Al capitolo 11, si legge che Gesù e i discepoli si erano allontanati dalla Giudea quando ricevettero l’annuncio della morte di Lazzaro. Il Signore manifestò allora il desiderio di tornare in Giudea provocando la reazione dei discepoli che non volevano tornarci perché alcuni avversari di Gesù avevano tentato di ucciderlo. Tommaso è l’unico pronto ad aderire immediatamente alla volontà di Gesù ed esclama: “Andiamo a morire con lui”.

Nei primi versetti del capitolo 14, Tommaso dialoga con Gesù. Cristo sta preparando gli apostoli al momento della sua morte e al distacco da lui e parla loro di un luogo dove deve andare. Tommaso interviene dicendo: “Noi non sappiamo dove vai e dunque come possiamo conoscere la via?”. Questa osservazione suscita la risposta di Gesù, una delle frasi più impegnative di tutto il Vangelo: “Io sono la via, la verità e la vita”.

Di queste tre parole, che destano meraviglia se riferite ad una persona, quella più particolare forse è “verità”. Siamo infatti abituati a parlare di verità riferendola a delle proposizioni: sono le frasi che possono essere vere o false. Con questa frase Gesù ha affermato qualcosa di inaudibile: la verità è una persona! Dobbiamo alla sollecitudine di Tommaso se il vangelo ci ha conservato questa espressione così particolare di Gesù!

L’episodio però per il quale Tommaso è maggiormente celebre è quello narrato al capitolo 20. La sera di Pasqua Gesù apparve ai discepoli nel cenacolo, ma Tommaso non c’era. I discepoli riferirono a Tommaso di aver visto il Signore, ma egli non volle credere e disse: “Se non metto il dito al posto dei chiodi e la mia mano nel costato non crederò”.

La domenica successiva, Gesù tornò nel cenacolo e stavolta c’era anche Tommaso. Gesù lo invitò a toccarlo ed egli esclamò a gran voce: “Mio Signore e mio Dio”. Nei vangeli non si dice che Tommaso abbia toccato il corpo del risorto, tuttavia l’arte ha sempre rappresentato l’apostolo mentre mette la mano nelle piaghe di Gesù. Si pensi ad esempio alla rappresentazione di Caravaggio che qui abbiamo riprodotto.

Fin qui quello che ci narrano i Vangeli. La tradizione aggiunge che Tommaso evangelizzò la Siria, la città di Edessa e quella di Babilonia. Nell’anno 52 giunse addirittura in India dove convertì al cristianesimo i membri di alcune comunità di ebrei e anche molti indiani. Ancora oggi in India, e più precisamente nel Kerala, si trova una non trascurabile comunità cristiana.

Sempre secondo la tradizione egli costruì un palazzo per il re indiano Gondofero. Ecco perché viene spesso rappresentato con una squadra. Per lo stesso motivo è patrono degli architetti e dei geometri. Viene anche rappresentato con una lancia, poiché venne trafitto a morte da sacerdoti pagani. Il navigatore ortonese Leone Acciaiuoli portò le ossa del santo dall’India nella sua città natale dove ancora sono venerate.