Fede teologale e modernità. La proposta di Benedetto XVI

Intervento introduttivo di monsignor Leuzzi presso la Civiltà Cattolica

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ROMA, giovedì, 20 dicembre 2012 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l’intervento introduttivo di mons. Lorenzo Leuzzi, vescovo ausiliare di Roma e delegato per la pastorale universitaria, in occasione dell’incontro questa sera presso laCiviltà Cattolica a Roma per la presentazione dei volumi “Dalla fede religiosa alla fede teologale” di mons. Lorenzo Leuzzie “Emergenza antropologica. Per una nuova alleanza tra credenti e non credenti” di Pietro Barcellona, Mario Troni, Giuseppe Vacca.

***

Perché la fede religiosa è fuori dalla modernità e la fede teologale è dentro la modernità?

Perché la fede religiosa appartiene al mondo statico-sacrale; la fede teologale appartiene invece al mondo storico-dinamico.

Questa risposta necessità di una chiarificazione decisiva: la fede che il Cristianesimo offre è religiosa o teologale?1; e se è teologale, come da sempre è stata definita, il Cristianesimo dovrebbe appartenere alla realtà storico-dinamica. Come mai il Cristianesimo non emerge come religione storico-dinamica e, addirittura, viene classificato tra le religione a forma sacrale, e tra questa certamente la meno accattivante?

L’insegnamento di Benedetto XVI intende rispondere a questi interrogativi che, dopo il Concilio e il Magistero di Paolo VI e Giovanni Paolo II, sono diventati ineludibili per la stessa sopravvivenza del Cristianesimo.

Come? Ecco la proposta: il trittico ratzingeriano2:

a. Allargare l’orizzonte della razionalità

b. La vita nuova

c. Il cortile dei gentili (nuovo!)

Questo trittico offre un nuovo percorso di ricerca:

a. Il metodo: il realismo della fede

b. L’oggetto: il Battesimo

c. L’obiettivo: l’incontro reale e storico con il Dio vivo e vero

Progetto molto ambizioso, ma decisivo.

Alcune puntualizzazioni:

Il Cristianesimo è sempre stato una realtà storico-dinamica: è questa l’origine della sua rapida ascesa nel mondo religioso e culturale dell’antichità. Certamente non si può ignorare anche il suo messaggio e la testimonianza dei discepoli. Ma la vera forza del Cristianesimo era la vita nuova che ha animato l’esistenza dei credenti.

Tuttavia la società era statico-sacrale. Il Cristianesimo le ha offerto la base filosofica e antropologica per la convivenza umana mediante le norme etico-morali, fondate sul naturalismo metafisico.

L’equilibrio, tra Chiesa e società, sia pure con vicende alterne di conflitto, si è definitivamente rotto non con l’illuminismo, come viene comunemente affermato, ma con l’industrializzazione. Nasce la società storico-dinamica e quindi la modernità (in questa prospettiva Karl Marx aveva visto bene!)

Il Cristianesimo ha fatto fatica ad uscire dalla società statico-sacrale (forse anche provvidenziale!) ignorando che esso stesso era una realtà storico-dinamica. E’ la grande responsabilità storica della teologia, non solo cattolica!

Nasce qui la novità dell’insegnamento di Benedetto XVI:

 superare la teologia razionale e la ragione teologica, per il realismo della fede;

 superare la prospettiva etico-morale, per la novità ontologica della vita nuova;

 superare il dialogo credenti e non credenti, per la proposta del Dio vivo e vero.

E’ la società storico-dinamica ad invocare la presenza del Dio vivo e vero, non è un’esigenza della missionarietà della Chiesa. Ma i battezzati non lo sanno, perché confondono ancora la propria fede come fede religiosa.

Perché questi passaggi sono decisivi per il futuro dell’umanità? Perché sono l’epifania della nuova questione antropologica: l’uomo facendosi nella storia (faciendum) rischia di annullarsi in essa. Chi ha dimestichezze con il divenire storico-dialettico lo sa e non può ignorarlo, per onestà intellettuale.

Ma allora siamo condannati ad annullarci nella storia? Assolutamente no. Perché il Dio vivo e vero si è rivelato ed è entrato nella storia perché il progetto dell’uomo3 di essere di più, potesse realizzarsi.

E’ possibile vivere la modernità garantendo all’uomo la sua identità, la sua stabilità e l’eternità. La fede teologale è per i battezzati la novità della propria esistenza. E il cristianesimo è per la società la vera forma sociale perché l’uomo possa essere di più, nella verità di se stesso. Se il Cristianesimo ritornasse a proporre una fede religiosa rischierebbe di porsi fuori della storia e non realizzare quella diakonia della storia che il teologo Ratzinger, nel suo famoso testo Introduzione al Cristianesimo (p. 200), definiva significativa e necessaria.

+ Lorenzo Leuzzi
Vescovo Ausiliare di Roma
Delegato per la pastorale universitaria

*

NOTE

1 Cf. LORENZO LEUZZI, Dalla fede religiosa alla fede teologale, LEV, 2012.

2 Cf. LORENZO LEUZZI, La questione di Dio oggi. Il nuovo cortile dei gentili, LEV, 2010.

3 Cf. GS n. 22 e RH nn. 13-14.

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ZENIT Staff

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