Eluana condannata a morire di sete e di fame

Sentenza della Cassazione sul caso della ragazza in stato vegetativo dal ‘92

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di Antonio Gaspari

ROMA, giovedì, 13 novembre 2008 (ZENIT.org).- Indignazione e sconcerto ha suscitato la sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione in riferimento al caso di Eluana Englaro, e resa nota nel tardo pomeriggio di questo giovedì.

L’associazione Scienza & Vita ha diffuso un comunicato in cui afferma che “si tratta di una vera e propria condanna a morte in età repubblicana”.

In maniera provocatoria ha poi chiesto che “come accade nei Paesi che prevedono la pena di morte per i propri cittadini” sia consentito di assistere all’esecuzione pubblica e di registrare tutto in video.

Scienza & Vita ha spiegato che in questo modo “i nostri figli e i nostri nipoti potranno scoprire come un cittadino italiano possa essere condannato da un giudice di uno Stato civile e democratico a morire di fame e di sete”.

“La decisione della Suprema Corte – ha rilevato l’associazione – di fatto autorizza la sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione che restano secondo noi, e anche per una larghissima parte dell’opinione pubblica italiana, semplici sostegni vitali e non terapie”.

Secondo Scienza & Vita, “da questa scelta consegue un’interpretazione riduttiva della vita, quale non degna di essere vissuta. E soprattutto l’idea che la vita umana sia disponibile. Ovvero, che ciascuno di noi possa esercitare addirittura un diritto di morire con il corrispettivo dovere di uccidere (perché qualcuno deve pure eseguire la sentenza)”.

“Diritto di morire che non è contemplato nella Costituzione e che sfida il criterio umanistico del favor vitae a cui essa si ispira”, si precisa nella nota.

Unanime lo sgomento anche nel Movimento per la Vita (Mpv). Il Presidente Carlo Casini ha rilevato che “nascondersi dietro schermi formali non serve a mascherare la realtà” perché “é una sentenza che ha come presupposto ed effetto quello di discriminare tra vite umane più o meno degne di vivere”.

Il Presidente del MpV ha sottolineato che “questa decisione mette in pericolo le altre migliaia di Eluane accudite amorosamente dai congiunti, le migliaia e migliaia di vite di persone gravemente handicappate che dipendono dalla capacità di accoglienza da parte dell’intera società. In definitiva mette in pericolo tutti noi quando diventiamo marginali ed inutili”.

In merito alle misure da prendere per impedire un’atroce condanna a morte, Casini ha detto che “allo stato attuale è ancora possibile un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che però non ha effetto sospensivo”.

“Per cui – ha concluso il Presidente del MpV – sarà necessario impegnarsi subito con grande vigore per l’approvazione di una legge la quale, restituendo verità all’articolo 32 della Costituzione, impedisca che si verifichino ancora altri drammatici abbandoni di persone in stato di grave disabilità come Eluana”.

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ZENIT Staff

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