Appello di “Scienza & Vita” a non cooperare all'uccisione di Eluana

Le suore che la accudiscono: lasciatela a noi, non chiediamo nulla in cambio

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ROMA, venerdì, 14 novembre 2008 (ZENIT.org).- In un comunicato diramato questo venerdì l’associazione “Scienza & Vita” ha fatto appello “alle coscienze di tutti quelli che nelle prossime ore e nei prossimi giorni si avvicineranno a Eluana Englaro, perché non cooperino alla sua uccisione”.

“Non è ancora troppo tardi per fermarsi – afferma l’associazione –. Non c’è alcun obbligo di dare attuazione alla sentenza di condanna emanata dal giudice. E’ ancora possibile rispondere al comandamento dell’amore che ama la vita, qualunque vita, anche la più fragile e tormentata”.

Si è ancora in tempo, continua, per “assecondare quella voce che da secoli viene dal profondo della coscienza di ogni uomo e di ogni donna e che risuona come un comando: non uccidere”.

Un appello in favore della vita di Eluana Englaro è stato lanciato, in una nota diffusa il 14 novembre, anche dalle suore della clinica “Beato Luigi Talamoni” di Lecco dove la donna è ricoverata in stato vegetativo.

All’indomani della sentenza della Corte di Cassazione, le suore hanno infatti detto: “La nostra speranza – e di tanti con noi – è che non si procuri la morte per fame e sete a Eluana e a chi è nelle sue condizioni”.

Per questo, “ancora una volta, affermiamo la nostra disponibilità a continuare a servire, oggi e in futuro, Eluana. Se c’è chi la considera morta, lasci che Eluana rimanga con noi che la sentiamo viva”.

“Non chiediamo nulla in cambio, se non il silenzio e la libertà di amare e donarci a chi è debole, piccolo e povero”, concludono.

In una lettera indirizzata questo venerdì pomeriggio alle religiose, il Cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, le ringrazia per aver offerto ad Eluana “con gioia e umiltà non solo tutto ciò di cui il suo corpo ha necessità fisiologica, ma ancor più il calore di una presenza quotidiana, affettuosa e discreta, nel rispetto dei sentimenti dei genitori e anche delle loro intenzioni da voi non condivise”.

Nella lettera, il porporato loda le suore come “esempio di dedizione e di amore” che “resta – al di là delle facili e continue dichiarazioni di principio – un segno preciso e chiaro nel nostro contesto sociale e culturale, così spesso confuso e condizionato da orientamenti non rispettosi, anzi ostili, alla vita umana”.

In conclusione, il Cardinale esprime l’augurio che l’impegno delle Misericordine “sia sostenuto e consolato da una speranza certa: il Signore da sempre abbraccia e immerge nella sua luce di verità e di salvezza la vita di Eluana e delle tante persone che si trovano in condizioni simili”.

“Una luce che le tenebre dell’ingiustizia e della presunzione umana non possono oscurare né sopraffare. Una luce che continua a splendere e ad offrirsi a tutti, anche a coloro che ancora non la accolgono”, ha scritto infine.

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ZENIT Staff

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