"Con intensa carità lo adorò poi lo porse a San Giuseppe"

Il Natale visto da Madre Maria Costanza Zauli, fondatrice delle Ancelle adoratrici del SS. Sacramento

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di don Marcello Stanzione 

ROMA, domenica, 16 dicembre 2012 (ZENIT.org).- Palma Pasqua Zauli nacque a Faenza il 17 aprile 1886 da Giuseppe e Rosa Tanesini. Già fin dalla sua prima comunione all’età di nove anni sentì la chiamata di Dio e a tredici anni fece il voto di verginità. A diciannove anni si fece suora e dopo aver trascorso diversi anni nelle “Ancelle del S. Cuore di Gesù” in Bologna, il 9 dicembre 1935, assecondando una chiara ispirazione dello Spirito di Dio e con l’approvazione dei suoi Vescovi, diventa Fondatrice della sua nuova Congregazione: le “Ancelle adoratrici del SS. Sacramento”, nella quale riversò i doni di natura e di grazia di cui era largamente dotata.

Nei suoi scritti affascinano le contemplazioni di cuoi era favorita sulla vita trascorsa con Gesù a Betlemme e a Nazareth da Maria e Giuseppe che, secondo quanto lei stessa afferma, sono i due più perfetti adoratori che la terra abbia mai visto. Il suo desiderio era che nella sua famiglia religiosa rivivessero le virtù e l’adorazione dei santi Sposi verso il Cristo “Dio – con – noi” nell’Eucarestia.

Riguardo al Natale Madre Zauli ha diverse visioni: “Vidi in una squallida, poverissima dimora, la scena del Natale. La Madonna, nel suo aspetto giovanile e amabilissimo, disponeva le sue piccole cose con la sua solita semplicità. Poi la vidi appartarsi ed entrare in un’estasi d’amore, ed ecco, in uno splendore di luce, apparire nel tempo il suo Divin Figlio. Mi fu dato comprendere il primo istante del Verbo Incarnato, che fu un palpito di soavissimo e ineffabile amore per il suo Divin Padre, il quale su di lui, piccolo bambino, posava tutta la sua paterna compiacenza. La Madonna prese Gesù sulle sue braccia e con profonda umiltà, con intensa carità lo adorò poi lo porse a San Giuseppe, ed egli pure, profondamente compreso, annientato innanzi a quella grandezza, lo adorò; quindi assieme, la Madonna e San Giuseppe, lo presentarono al Divin Padre. Questa offerta fu accolta dal Padre con un abbraccio di carità di pieno soddisfacimento che stringeva, col Figlio, tutto il genere umano. Quanta soavità in quel divino, paterno abbraccio! Mi sentii fortemente attratta da quell’intensa carità divina, ed in questa azione di grazia compresi tutta la grandezza del dono della Redenzione, tutto l’amore di Dio per le sue povere creature in questo divino mistero. La mia anima ricevette pure molte luci di grazia nel vedere l’adorazione della Madonna e di San Giuseppe. Quali modelli esemplari di adoratori! Per questo ho sempre onorato tanto anche il mio caro San Giuseppe, perché mi fu esemplare di perfetto adoratore del Verbo Incarnato” (Ritiro spirituale, 1946 p. 7).

Molto bella anche la visione dei due santi sposi Maria e Giuseppe uniti nell’offerta: “Nella luce del Padre ho ammirato le profondità del mistero dell’incarnazione. In lui, tutto è scolpito nell’attualità di un eterno presente, ed è così che si può vedere tutto lo svolgimento del piano della redenzione in tutte le sue fasi. Sono stata particolarmente orientata a fissarmi nell’atteggiamento caratteristico del Verbo Incarnato, in Gesù Bambino, nelle umiliazioni e abiezioni da lui abbracciate al fine di esprimere al Padre ciò che non avrebbe potuto prima di rivestire la nostra natura; particolarmente la sua adorazione. Meraviglie degli abbassamenti di un Dio”! meravigliosamente ornata la vergine Madre, ma quello di Lei al seno paterno! Nato, Gesù volle essere deposto nella mangiatoia, perché nei decreti era fissato così, ma non si pensi che Gesù Bambino non sentisse l’umiliazione…La sentiva, ed era pure sentitissima dalla Madonna e da  San Giuseppe. Quanto soffrirono quelle sante ed elette creature in quella circostanza! La Vergine santissima, essendo più ricca di grazia ed elevata ad un grado di altissima unione con Dio, vedeva, in tutto lo svolgersi degli avvenimenti, fin nei minimi particolari, le vie sapientissime del Signore, in ordine al compimento dei suoi disegni, perciò si prestava dolcissima ad assecondarli, anche a costo dei più sanguinosi sacrifici. Sapeva di dover allevare e preparare la vittima per il sacrificio. Quale martirio! Eppure ella adorava e offriva, accettando amorosamente anche le più crocifiggenti permissioni divine. Ciò non diminuiva la squisita sensibilità del suo cuore materno, che avrebbe avuto, nei riguardi del Figlio, esigenze più che giuste, e che tanto soffriva pure per lo stato di umiliazione che veniva a pesare sul suo fido custode, che quale capo responsabile della famiglia, sentiva tutta la confusione di vedersi incapace di provvedere anche al solo stretto necessario. Gesù Bambino, che leggeva a fondo in quell’umile cuore, mostrava tenere predilezione per San Giuseppe, cosa che lo confondeva ancora più, amando di vedersi considerato come una semplice ombra. Quale esemplare per le anime date alla perfezione della vira interiore! Quale compiacimento prendeva la Santissima Trinità nell’anima di Maria! Specialmente quando innalzava il piccolo Gesù in atto di offerta al padre. Con quanto amore rinnovava quell’offerta e come ringraziava l’Altissimo per il gran dono fatto a lei, minima creatura, del suo diletto Figlio! Gran dono davvero! A noi pure ne viene fatto uno non meno grande. Non è forse affidato alle nostre cure, alla nostra amorosa custodia il Santissimo Sacramento, che vela lo splendore glorioso di Gesù, realmente presente tale quale si trova in cielo? Personalmente ho rinnovato il proposito di adoperarmi a tutto potere perché venga compiuto nel miglior modo possibile il nostro compito di adoratrici” (26 dicembre 1947).

Madre Zauli poi sottolinea il grande spirito di fede dei genitori di Gesù nelle prove della vita: “La Madonna, per confortarmi a sostenere le prove di questo momento, mi ha fatto riflettere come, mentre prima della nascita di Gesù, niente era mancato a Giuseppe e a lei del necessario, col venire alla luce del divin Figlio, incominciassero le angustie per le privazioni più crude. Freddo, insufficienza di nutrimento e tante altre privazioni. “Quanto sentivo questo dolore! Mi sentivo disposta a tutto pur di alleviare e risparmiare al mio Gesù ogni sofferenza. Avrei voluto circondarlo delle cure più delicate e non potevo nutrirlo che del mio dolore. Vedevo come il mio fedele custode, forse più di me, soffrisse per lo stesso motivo, e mi guardavo bene dal parlarne con lui. La responsabilità di dover provvedere al mantenimento della famiglia ricadeva tutta su Giuseppe, ed era ben comprensibile il suo tormento. Su ciò non parlavamo, rispettando l’uno il riserbo dell’altro, e con spirito di fede, ci si sollevava insieme fino ad adorare le alte ed oscure permissioni di Dio. In una circostanza il Bambino mi fece capire come quel nostro dolore fosse necessario per preparare la via alle anime che, per libera elezione, avrebbero abbracciato una vita povera, tutta somigliante alla loro e che entrava nei disegni della redenzione per fini di riparazione, dovendo gli uomini venire sanati dal loro smodato attacco ai beni e alle comodità della vita”  (1 ottobre 1942)”.

Madre Maria Costanza Zauli morì il 28 aprile 1954. E’ in corso la causa di beatificazione.

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ZENIT Staff

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