di padre Piero Gheddo
missionario del PIME, Milano
ROMA, giovedì, 5 luglio 2012 (ZENIT.org).- Sabato 30 giugno scorso, dopo la S. Messa pre-festiva nella chiesa parrocchiale celebrata da padre Piero Gheddo, nel piazzale antistante il Cimitero è stato inaugurato un memoriale dei servi di Dio coniugi Rosetta Franzi e Giovanni Gheddo. L’iniziativa dell’amministrazione comunale è stata realizzata assieme al restauro dell’ antica chiesa di San Pietro, parrocchiale di Tronzano, nelle sue forme originali dell’XI° secolo, una delle chiese romaniche più importanti e più belle del Vercellese con il suo maestoso campanile. Tronzano è nato attorno alla chiesa ed era un punto di riferimento per uno dei rami della “Via Francigena”, che percorrevano le carovane di pellegrini verso Roma o la Terra Santa. Il sindaco, dott. Andrea Chemello, ha detto: “Abbiamo voluto qui il memoriale dei Servi di Dio coniugi Gheddo per dare a loro la dignità più alta, perchè qui sono le nostre origini, perchè qui vive la memoria storica e umana di tutti i tronzanesi”.
Nel piazzale antistante il Cimitero e la chiesa romanica di San Pietro vi è il monumento con tutti i nomi dei militari tronzanesi che hanno dato la vita per la patria nelle guerre del secolo XX e di fianco un’aiuola di piante e fiori con una colonna antica che risale alla costruzione della chiesa attorno alla quale è sorta (nel 1256) la Tronzano d’oggi, quella di San Martino, e il memoriale che consiste in due elementi: una targa di bronzo con questa scritta: “Memoriale – dei coniugi Servi di Dio – Rosetta Franzi (1902-1934) – Giovanni Gheddo (1900-1942) – In devoto ricordo i tronzanesi dedicano” e una stele con una grande placca in plexiglàs, che illustra in sintesi la vita dei Servi di Dio e ne trasmette le immagini fotografiche più significative.
Il sindaco Chemello ha concluso dicendo: “Speriamo che quanto realizzato sia degno dell’amore e della straordinaria testimonianza di fede cristiana che Giovanni e Rosetta nel corso della loro vita hanno donato ai Tronzanesi”. Il parroco don Guido Bobba ha poi benedetto il memoriale e ringraziato l’amministrazione comunale per questa iniziativa, che richiama bene l’importanza di come vita civile e vita religiosa di una popolazione debbono integrarsi, com’è avvenuto per Rosetta e Giovanni Gheddo, per comune vantaggio e benessere del paese.
Padre Gheddo ha concluso raccontando che la causa di beatificazione di Rosetta e Giovanni è nata dalla pubblicazione (nel 2002) delle lettere di papà Giovanni dall’Urss durante l’ultima guerra mondiale (“Il testamento del capitano”), che hanno suscitato interesse e tante lettere di persone che si dicevano commosse dalla santità di questi giovani sposi e qualcuno aggiungeva che sono queste le coppie da santificare come modello agli sposi di oggi. Il 14 gennaio 2004 le suore di clausura Redentoriste di Magliano Sabina (Rieti), scrivevano di aver pregato Rosetta e Giovanni ottenendo delle grazie. E proponevano di iniziarne la causa di beatificazione.
L’Arcivescovo di Vercelli, mons. Enrico Masseroni, che aveva già letto il volume, ha assunto informazioni e il 18 febbraio 2006 ha istituito nella chiesa parrocchiale di Tronzano il tribunale diocesano per il processo informativo, che ha interrogato i testimoni ed esaminato i documenti con risultati positivi. Il 17 giugno 2007 l‘arcivescovo ha chiuso a Vercelli il processo diocesano e tutto il materiale raccolto è andato alla Congregazione delle Cause dei Santi a Roma.
A Roma le autorità della Congregazione dei Santi mi hanno detto più volte che questa Causa di beatificazione è utile e opportuna perché i due coniugi erano persone comuni che hanno dato grandi esempi di santità. Però mancano documenti scritti del loro tempo sulla loro santità. Per cui la Causa è in attesa di nuova documentazione che si sta ricercando negli archivi vercellesi. Ma l’arcivescovo di Vercelli e il Pontificio Consiglio per la Famiglia di Roma incoraggiano a continuare il bollettino che pubblica la diocesi di Vercelli, per diffondere la conoscenza, la devozione e l’imitazione dei due Servi di Dio, che già possono essere venerati e pregati. Il Signore Gesù, se vuole, può far superare le difficoltà attuali, che non riguardano la santità di Rosetta e Giovanni, ma unicamente la mancanza di documenti scritti su questa santità nel tempo della loro vita. Per le “Cause storiche” infatti, non bastano le testimonianze orali, ma ci vogliono documenti scritti di quel tempo. Ma Rosetta e Giovanni erano persone umili e di paese, non interessavano certo i giornali o le autorità di quel tempo.
Nella Lettera pastorale per l’anno 2006-2007 su “La buona notizia della Famiglia”, l’arcivescovo di Vercelli mons. Enrico Masseroni ha scritto: “Sono grato a Dio che ci ha consentito di avviare nella nostra Chiesa eusebiana la causa di beatificazione dei coniugi Gheddo, che hanno scalato la vetta della santità attraverso la strada di una vita familiare vissuta con il Vangelo in mano, anzi, con il Vangelo nel cuore. Pare di vedere in questi genitori santi la figura di tanti altri padri e madri che all’ombra delle nostre case e nella storia discreta di un amore fedele e fecondo, alla santità ancora credono”. In Italia e nella Chiesa italiana si sta riscoprendo il valore educativo e culturale della famiglia, perché la società in cui viviamo ha mortificato la vita coniugale e familiare fondata sul matrimonio fra uomo e donna ed ha portato i giovani ad essere sempre più fragili e privi di ideali e la vita moderna sempre più disumana.
L’inizio del movimento di devozione e di preghiera per la Beatificazione di mamma Rosetta e di papà Giovanni è un aiuto nella nuova evangelizzazione del nostro popolo. Il fatto che appartenevano entrambi all’Azione cattolica (a quel tempo definita “una scuola di santità per i laici”) può stimolare i membri di questa gloriosa associazione a ricuperare lo spirito di fede e di santità che ha formato in passato tanti autentici cristiani.
A Vercelli si pubblica il bollettino quadrimestrale “Lettera agli Amici di Rosetta e Giovanni”, mandato in omaggio a chi lo chiede e oggi inviato a 9.350 indirizzi in tutta Italia e anche all’estero perché la devozione a Rosetta e Giovanni si è diffusa (con la traduzione dei volumi, di articoli e delle immaginette) in Polonia, Ungheria, Francia, Stati Uniti. E ci sono già stati pellegrini da ogni parte d’Italia e dall’estero al Cimitero di Tronzano dov’è conservata la salma di Rosetta.
Tronzano ha una grande tradizione di religiosità popolare che va ripresa e rafforzata per aiutare in questa crisi non solo economico-politica, ma religiosa e morale, che sta tormentando il popolo italiano. Quand’ero in seminario a Moncrivello, ricordo che i preti vercellesi mi dicevano: “Fortunato tu che sei di Tronzano, che è uno dei migliori paesi della diocesi”. Ricordo l’Azione cattolica, le confraternite, le processioni, le cerimonie religiose e le molte iniziative di fede e di vita cristiana. Ad esempio, il pellegrinaggio annuale, a piedi durante tutta la notte, al Santuario della Madonna di Oropa.
Auguro che questo memoriale a due coniugi e genitori, che hanno lasciato un grande ricordo di bontà nel nostro paese, diventi un seme deposto in terra buona, che possa produrre a Tronzano una nuova primavera di unità, di speranza e di vita sociale e cristiana benefica per tutti.