di Benedetta Bellocchio*
ROMA, venerdì, 7 dicembre 2012 (ZENIT.org).- “La credibilità della politica oggi è ai minimi storici non tanto e non solo perché una casta si è trincerata nei suoi privilegi, o perché i partiti mostrano orecchie sorde ai problemi della gente, ma innanzi tutto perché mancano i profeti: persone, credenti e non, che accettano di occuparsi della politica a fondo perduto, per il bene comune, non rifuggendo anzi consegnandosi all’oltraggio pur di rimanere integerrime e coerenti. Che cercano la povertà, non la ricchezza. Un servizio temporaneo, non un potere permanente. La compassione, non la competizione. Che evidenziano gli atteggiamenti ipocriti fuori e dentro la Chiesa. Ecco l’impopolarità, che il Vangelo aiuta a vivere senza perdere la gioia vera”.
Scegliere di condensare in un volume di poco più di cento pagine una proposta politica, nell’attuale clima di disaffezione – solo leggermente scalfito da quei surrogati di democrazia che sono le primarie e i dibattiti intorno ad esse – potrebbe sembrare presuntuoso. Scegliere di farlo da cristiano, ben saldo nella propria appartenenza e, al tempo, senza cedere a una rassicurante piaggeria verso la gerarchia ecclesiastica, può apparire ai più – a chi è o si sente ‘fuori’ ma soprattutto a chi la Chiesa la vive dall’interno – una missione suicida.
Eppure, scorrendo queste pagine schiette di Edoardo Tincani, giornalista innamorato “nonostante tutto” del mondo, del suo tempo e della Chiesa, non si può non lasciarsi interpellare. A scrivere è un uomo dichiaratamente normale, che non cede a quel registro fatto di citazioni e ridondanze, seducenti quanto superflue, che infarciscono oggi tante ‘variazioni sul tema’. “La mia idea è che in politica puoi sforzarti di rimanere onesto, forse ci riesci perfino, ma ti cambia dentro”, osserva Tincani, motivando uno sconforto “storico” che d’altronde intende superare. Depurata da ogni approccio da addetto ai lavori – che sia quello dello storico, del politologo o del… tuttologo – l’analisi dello status quo, soprattutto quanto al rapporto tra i cristiani laici e la Chiesa, rimane lucida e coraggiosa.
Dentro al percorso personale di riconciliazione con la politica, descritto con trascinante onestà, ciascuno può riconoscere a tratti se stesso, le proprie inadeguatezze, lacune e frustrazioni, ritrovando alla fine, magari sopito o appesantito da inutili zavorre, il proprio desiderio di esserci.
Riconoscendosi nient’altro che peccatore, desideroso di una “conversione a U” – di sé prima che del sistema -, per Tincani la possibilità di fare dell’ottica liberante e rovesciata del Vangelo “un paradosso politico vivente, una spina nel fianco dei partiti tradizionali”, è il punto di partenza per elaborare una proposta che sa di profezia. Lo scollamento tra fede e vita, le divisioni interne alla Chiesa e ai cristiani, per citare solo alcuni degli ostacoli di cui oggi, per forza di cose, occorre prendere atto, invece di tarpare le ali diventano la rampa di lancio verso un futuro nuovo.
Senza mai dimenticare le radici, quelle vere: non c’è, nel libro, nessun nostalgico richiamo a esperienze ormai obsolete, nessun facile assoggettamento a proposte calate dall’alto, per quanto significative dal punto di vista dell’elaborazione culturale, che rischiano di ingessare, comprimere, o addirittura frammentare, alla prova dei fatti, una presenza dei cattolici in politica.
La radice per ritrovare l’unità può essere solo Gesù, autenticamente libero nei confronti della politica, capace di amare e dunque di servire, ma soprattutto figlio di Dio primogenito tra molti fratelli. È Lui la Novità con la enne maiuscola, che non rimane un’idea, per quanto avvincente: Cristo in quanto persona ancora oggi incrocia la storia umana, la segue, la vive e la rinnova. Ecco la sfida: stare in politica da figli di Dio, uniti a Cristo come i tralci alla vite, incapaci di produrre alcunché da se stessi ma tantissimo in Lui.
Quasi a confermare chi scambierà la profezia per utopia, quella di un “partito dei tralci” è, nella stessa visione dell’autore, una proposta estremamente impopolare. Non solo per questa matrice integralmente (e mai integralisticamente) cristiana, seppure forse sia questa l’unica realmente capace di fare unità di così tante diversità (“la fede ci unisce prima e più forte di ogni militanza partitica”). Ma anche perché aperta a tutti, al popolo di Dio, alla gente della strada, agli uomini di buona volontà. Una proposta di gratuità, che sa rimanere povera e che predilige i poveri, una proposta rispettosa della libertà dei figli di Dio e di ogni persona, che impegna ciascuno in una conversione e in una condotta di vita esemplari.
E se da cristiano ci metti la faccia radicandoti nella Parola di Dio, come cassetta degli attrezzi ci sono il Magistero e la Dottrina sociale, per sentire con la Chiesa e come la Chiesa e ricevere indirizzo, approfondimento, pungolo a un reale servizio, sempre più creativo, competente e generoso.
“Al partito nuovo servono molti tralci e pochi intralci”, insomma, perché l’azione e i meriti sono di Cristo e non per i limitati ragionamenti delle sue creature. “Come cristiano so di stare scoprendo l’acqua calda. Ma non sarebbe straordinario – rilancia l’autore – trasferire la logica del distacco evangelico anche nella vita organizzata?”. In risposta all’invito di Benedetto XVI che nell’ormai lontano 2008 invocava una nuova generazione di “laici cristiani impegnati in politica”, finalmente una pista audace e concreta, che Tincani accetta la sfida di delineare anche nei suoi aspetti più tecnici: dove può radicarsi e come possa sopravvivere, anche finanziariamente, un partito nuovo dei cristiani e chi – di “nuovo” – potrebbe candidarvisi.
Certo di fronte a tutto ciò ci si può limitare a un sorriso tirato, declinando l’invito e liquidando l’urgenza della profezia a un sogno (ormai sbiadito) nel cassetto: basta semplicemente chiudere il libro. Oppure no. “Un credente potrà sentirsi chiamato, un altro respinto. Entrambi, se avranno considerato in umiltà e verità la proposta, avranno esercitato in coscienza un loro dovere di cittadini che non scartano la politica dal raggio di azione personale”.
Il messaggio, conclude Edoardo Tincani, “si fa esplicito e conciso: cercansi tralci”. Si condivida o meno l’orizzonte delineato, si esce dalla lettura provocati, e anche un po’ liberati. Addirittura – non è forse un auspicio dell’autore? – chiamati finalmente ad esserci. “Insieme, in politica, con più fede”.
* Benedetta Bellocchio è giornalista e scrive per “Notizie” (Carpi)
SCHEDA TECNICA
“In politica con più fede. Un nuovo partito dei cristiani?”, novembre 2012, edito da Consulta librieprogetti
Collana “Nero su Bianco”
116 pagine
9 euro
Il libro può essere richiesto via e-mail all’editore scrivendo una mail a edizioniconsulta@virgilio.it e sarà spedito in contrassegno (all’indirizzo precisato nella richiesta) senza oneri postali aggiuntivi (spese di spedizione incluse nei 9 euro).