di Gaia Bottino
ROMA, domenica, 9 dicembre 2012 (ZENIT.org) – Gianna Jessen è una figura ormai nota nelle realtà dei movimenti a favore della vita, e all’incontro che l’ha vista protagonista lo scorso 4 dicembre alla parrocchia Gran Madre di Dio a Ponte Milvio, erano presenti oltre mille persone, per la maggioranza giovani, desiderosi di ascoltare la storia di questa donna minuta e dagli occhi illuminati da una gioia fuori dal comune, di come sia riuscita a trasformare la sua vita in un capolavoro.
Gianna Jessen è diventata il personaggio simbolo del movimento pro-life negli Stati Uniti. La sua vicenda personale, che ha ispirato il film October Baby, ha sapore di miracolo: 35 anni fa, Gianna nasce viva in una clinica per aborti legata all’associazione Planned Parenthood; sua madre, allora diciassettenne e al settimo mese di gravidanza, era stata consigliata ad abortire tramite l’aborto salino che consiste nell’iniettare nell’utero una soluzione salina che corrode il feto e lo porta alla morte entro 24 ore.
A dispetto dei piani umani, Gianna vede la luce così come deciso dai progetti della Provvidenza: la tecnica dell’aborto salino non funziona e la neonata nasce viva dopo 18 ore, sebbene la mancanza d’ossigeno all’interno dell’utero le abbia provocato una paralisi cerebrale e muscolare. Tuttavia Gianna impara a camminare con tutore all’età di tre anni, a vent’anni riesce a camminare senza tutore fino a correre nel 2006 la maratona di New York per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’aborto.
Gianna ha perdonato sua madre per aver tentato di abortirla: il suo dolore si è trasformato in speranza, la sua rabbia in desiderio di realizzare una missione che si sta rivelando la vocazione della sua vita: ottenere la parità di diritti al nascituro così come avviene per la donna che lo ha concepito.
“Se l’aborto è una questione di diritti della donna dov’erano i miei? – ha chiesto Gianna con voce ferma ai mille occhi presenti a Ponte Milvio –. Non c’è nessuna femminista che protesta perché i miei diritti sono stati violati e la vita è stata soffocata nel nome dei diritti delle donne?”.
L’unico scopo di Gianna che si definisce “la bambina di Dio” è quello di far sorridere il Creatore: “Mi hanno odiata fin dal concepimento. Ma sono stata amata da molte altre persone e specialmente da Dio. Sono la sua bambina. Io non posso stare in questo mondo senza dare tutta il mio cuore, la mia mente, la mia anima e la mia forza al Cristo che mi ha dato la vita”.
La Beata Madre Teresa di Calcutta, in merito alla testimonianza di vita di Gianna Jessen disse: “Dio sta usando Gianna per ricordare al mondo che ogni essere umano è prezioso per Lui. È bello vedere la forza dell’amore di Gesù che Egli ha riversato nel suo cuore. La mia preghiera per Gianna, e per tutti quelli che la ascoltano, è che il messaggio dell’amore di Dio ponga fine all’aborto con il potere dell’amore”.
Gianna mostra la sua fede attraverso le sue parole e le sue azioni: ha dato prova di come Dio può manifestarsi attraverso le opere di un essere umano; il compito più alto a cui un individuo possa aspirare.