di Egidio Chiarella*
ROMA, sabato, 22 dicembre 2012 (ZENIT.org) – Noi parliamo molto di politica, di questioni economiche e magari passiamo giornate intere a difendere la nostra squadra di calcio o il nostro idolo del cinema, della musica o dello sport in genere. Niente di strano, forse! L’ho fatto, per molti anni, anche io!
Vivere, ad esempio, di legame stretto con la politica per diverso tempo, al di là delle naturali delusioni e le cattiverie a cui inevitabilmente, oggi, ci si espone, può certo rappresentare uno dei periodi più qualificanti della vita di una persona. Il problema sta nel fatto che, di solito, soprattutto in questo campo, si perde la dimensione più alta della vita e si rischia di essere schiacciati dalle dissipazioni e dagli affanni, che s’intrecciano nella quotidianità.
Risultato? Difficoltà a guardare oltre, negando il mistero della stessa propria esistenza e oscurità del cuore a riconoscere, intorno a sé, il Figlio dell’uomo, non solo nella tradizione religiosa, ma, soprattutto, nella sua sostanza divina. Si legge in Luca: “ …Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso…”.
Il “vecchio” Gesù, da due mila anni, con la forza della sua eterna giovinezza, ci ricorda che noi non stiamo vivendo, come coloro che sanno di rivedere, un giorno, il Signore nella sua onnipotenza e nella sua infinita gloria. Nello stesso tempo, da sempre, ci mette in guardia a non essere “calcati” dai tormenti umani, perdendo di vista la reale condizione terrena.
Lui, per salvare l’uomo, che non aveva riconosciuto l’autorità della profezia nel Vecchio Testamento, annienta la sua onnipotenza nella grotta e sulla croce, assumendo la nostra umanità, per farcele conoscere e sopportare. Un dono smisurato, che attesta l’amore infinito di Dio per il suo popolo.
Noi facciamo fatica a ad entrare in questa verità. Siamo legati ad una immagine del Padre che annulla i nostri affanni, come per magia. Non capiamo che la sua venuta attesta la precarietà e la durezza della natura umana, donandoci, però, attraverso la preghiera, la forza di superare le anguste e tortuose vie del nostro cammino. Dinnanzi alla grotta e inginocchiati sotto la croce dovremmo capire il mistero che ci trasmette il Vangelo e il senso della sua quotidiana “chiamata”.
Ma sappiamo cosa ci domanda il Signore? Che significato ha il suo Avvento nella nostra vita, al di là dei riti natalizi; dell’incenso; delle luci e dei suoi sapori? Siamo pronti, per una volta, a smettere di elencare le nostre pene e a metterci in ascolto della sue richieste? Gli innumerevoli affanni, con cui coabitiamo, più che togliere dalla mente il respiro del cielo, dovrebbero, almeno in questo Natale, farci avere nostalgia del Signore, che viene a visitarci!
Chi vede Cristo, adesso, in un qualsiasi fratello che ci sta di fronte, ricco o povero che sia, vedrà in avvenire Dio nella sua tangibile dimensione soprannaturale. Sarà anche in grado di governare le trappole dei propri pensieri, spesse volte, frutto delle paure legate alla caducità delle cose e delle proprie false relazioni umane. Gli uomini hanno un compito alto e trascendente, che stanno logorando in un relativismo ed in un nuovo materialismo, oltre misura. Visioni del mondo lontani dalla verità storica di Cristo e della sua divinità assoluta.
Ricordiamoci, invece, che siamo noi i pastori e la folla nella notte di Betlemme, che prendono forma in ogni istante della nostra vita, fino al compimento dei Tempi. Noi attestiamo, con il riconoscimento quotidiano della nascita del Figlio dell’Altissimo, il grande miracolo della redenzione dell’umanità. Oggi, è anche questo il nostro cammino, proprio tra i pastori e la folla sconosciuta di quella santa notte, verso la grotta! Domani, con Maria, fino al calvario! Sempre, con nel cuore libero, la nostalgia di Dio! Buon Natale a tutti.
* Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, collabora con il Ministero dell’Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo La nuova primavera dei giovani.
Chi volesse contattarlo può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it