"Non siamo poliziotti, ma aiutiamo a costruire una comunità di vita" (Prima parte)

Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e unico cardinale elettore della Gran Bretagna, parla delle sue priorità pastorali

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Il cardinale Vincent Nichols fa parte del gruppo dei 19 prelati che lo scorso 22 febbraio hanno ricevuto la porpora cardinalizia dalle mani di papa Francesco. L’arcivescovo di Westminster, che è anche presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, ha concesso a ZENIT un’intervista, nella quale tocca vari temi, fra cui i prossimi Sinodi dei Vescovi sulla famiglia e il matrimonio.

Eminenza, in che modo la sua elevazione al Collegio dei Cardinali cambierà il Vostro lavoro come arcivescovo?

Card. Vincent Nichols: Beh, questo lo devo ancora scoprire, non lo so esattamente. Sicuramente, la prima cosa che ho imparato è che è più facile attirare l’attenzione dei media. Ovviamente ci sono ulteriori responsabilità qui a Roma. Sono membro della Congregazione per i Vescovi, che si riunisce qui abbastanza regolarmente, e sono appena stato nominato alla Congregazione per le Chiese Orientali. Non so esattamente cosa comporta. E poi, in terzo luogo, ritengo che probabilmente ci saranno più aspettative in Inghilterra e Galles, appunto per occasioni molto speciali, quindi dobbiamo vedere come vanno le cose.

Ci sono non poche sedi episcopali vacanti in Inghilterra e Galles. Lei, essendo membro della Congregazione per i Vescovi, intende svolgere un ruolo chiave nel contribuire a riempire questi posti vacanti?

Card. Vincent Nichols: Ho partecipato finora ad una sola sessione della Congregazione ed è stata una grande sessione, quindi non è che una singola persona possa orientarla o dominarla. La procedura che è stata usata l’ho trovata personalmente piuttosto impressionante, per essere la prima sessione. Così farò la mia parte e, ovviamente, ho alcune cose ben in mente, ma è una Congregazione per la Chiesa in tutto il mondo e dobbiamo, come lei sa, fare il nostro giro.

I suoi progetti e le vostre priorità sono cambiati, o cambieranno, ora che è cardinale?

Card. Vincent Nichols: Non credo. Nell’arco degli ultimi anni, tre sono le cose sulle quali ho concentrato sempre di più l’attenzione: una è il servizio ai poveri, perché sia papa Benedetto che papa Francesco evidenziano chiaramente questa priorità. Papa Benedetto XVI ha detto infatti che il nostro servizio ai poveri è quello che dà credibilità al Vangelo. Questa è un’affermazione forte. Dunque è una vera e propria priorità e nella diocesi, ovviamente, stiamo sviluppando una Caritas che funga da ombrello per aiutare le parrocchie a concentrarsi su questo servizio ai poveri e portare le proprie risorse.

La seconda cosa deriva dal fatto che sono a Londra: voglio continuare l’impegno che ho con la comunità imprenditoriale, perché Londra è una città opulenta. Oltre che per la povertà, bisogna impegnarsi con il mondo imprenditoriale e, per lo più, ho ricevuto una risposta veramente positiva, soprattutto con gli imprenditori che in qualche modo sanno di aver affrontato una crisi di fiducia e sono pronti a riconsiderare i loro principi di base e a riconoscere che gli affari mossi da uno scopo sono gli affari migliori. Quindi abbiamo questo progetto intitolato Blueprint for a Better Business.

La terza priorità per me è la vita parrocchiale. È il luogo dove la maggior parte delle persone sperimentano e vivono la loro fede, e la arricchiscono. Questo, ovviamente, richiede il sostegno e la preparazione dei sacerdoti e l’incoraggiamento delle parrocchie, che guardano in avanti, che guardano alle loro sfide, e cercano di rispondere nel miglior modo possibile. Prendiamo, per esempio, il tema dei prossimi due sinodi sulla famiglia e il matrimonio: questa è una priorità per ogni parrocchia e considero questi momenti come un buon esame di coscienza su quello che stiamo facendo in questi settori pastorali nelle nostre parrocchie.

Quando parla dei “poveri”, Lei include tra questi anche i nascituri, i più vulnerabili, e non necessariamente coloro che sono materialmente poveri?

Card. Vincent Nichols: Nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, colpisce molto che il Papa dica che la forma più tragica forma di povertà è la povertà spirituale, cioè la mancanza di un certo stile di vita in cui la dimensione spirituale è veramente la fonte di tale arricchimento e il senso per cui ci alziamo ogni mattina. Se questo viene escluso, quello che resta è una forma piuttosto inaridita di vita umana. Quindi questa povertà c’è sicuramente, e poi ci sono quelli che sono i più vulnerabili – come Lei dice – i nascituri, e le persone molto anziane. Così stiamo combattendo – in particolare come conferenza episcopale – sul fronte dell’eutanasia e sul fronte dell’aborto.

Ci sono timori di possibili cambiamenti nella dottrina sotto questo pontificato legati ai due prossimi sinodi sulla famiglia, in particolare riguardo all’amministrazione dei sacramenti ai cattolici divorziati e risposati. Ce n’è motivo?

Card. Vincent Nichols: Ciò che è chiaro nella mente di Papa Francesco è che vuole coinvolgerci in una sorta di processo biennale di riflessione sulla realtà del matrimonio, su un rinnovato insegnamento sul matrimonio e sulla famiglia, e una rinnovata pastorale caratterizzata – come dice – dalle parole intelligenti, coraggiosa e piena di amore. Quindi penso che questa sia l’agenda che ha dato. Non credo minimamente che gli insegnamenti fondamentali della Chiesa cattolica cambieranno. Penso che esamineremo – e gli indizi c’erano già i durante i due giorni di conversazioni che hanno aperto questo concistoro – la necessità di essere più sensibili alle circostanze culturali e sociali nelle quali le persone sono arrivate al matrimonio, e quindi il grado in cui essi sono pienamente e, ad un livello sufficiente, consapevoli del consenso che stanno per dare. Credo ad esempio che molte persone contraggono matrimonio con la speranza che duri, ma non necessariamente con un impegno per la sua indissolubilità. Penso che questo tipo di atteggiamento abbia tutta una serie di implicazioni. Ha implicazioni per la preparazione al matrimonio, ha implicazioni per il sostegno che la vita familiare e coniugale ricevono, ha implicazioni per le procedure della giustizia ecclesiastica: la gente ha il diritto che la validità del loro matrimonio venga esaminata e di cercare la verità.

[Traduzione dall’inglese a cura di Paul De Maeyer]

[La seconda parte sarà pubblicata domani, martedì 11 marzo]

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Edward Pentin

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