Lettura

Non è possibile precisare quale festa ricorresse quando Gesù guarì il paralitico. Di certo il miracolo avvenne in giorno di sabato presso la piscina di Betzatà, a nordovest di Gerusalemme. La piscina era alimentata sia dall’acqua piovana, sia da una sorgente, che però era discontinua: da qui il movimento intermittente dell’acqua e da qui anche la credenza popolare secondo la quale ogni tanto scendeva nella piscina un angelo. Si credeva anche che il primo che si tuffava nella piscina subito dopo l’improvviso movimento dell’acqua sarebbe stato guarito da qualsiasi malattia.

Meditazione

Non sappiamo perché nel «gran numero di infermi, ciechi, zoppi e parlatici» Gesù abbia scelto proprio quell’uomo. Forse perché era ammalato da trentotto anni, forse perché non aveva nessuno che lo immergeva nella piscina. Chi trova Cristo, trova una compagnia attenta e fedele. «Un cristiano non è mai solo», ripeteva papa Benedetto. La constatazione di non avere nessuno sta a significare anche che non ci possiamo salvare da soli; che la salvezza è opera di colui che «per noi è rifugio e fortezza, aiuto infallibile nelle angosce». Allo stesso tempo la salvezza portata da Cristo interpella la nostra libertà. Da qui la domanda di Gesù: «Vuoi guarire?». Non è scontato che una persona voglia cambiare la sua situazione. Ai disagi, ai limiti personali e addirittura ai propri peccati ci si può abituare. Anzi, questi possono diventare una forma di sicurezza nella quale non si sta poi troppo male e dalla quale a un certo punto non vogliamo più uscire. «Àlzati, prendi la tua barella e cammina!». Non è l’acqua che guarisce, ma la parola potente di Cristo. Nella visione di Ezechièle il fiume che esce dal tempio di Gerusalemme risana le acque salatissime del Mar Morto e fa rivivere piante e animali. Per noi è Cristo il vero tempio, «in cui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Col 2,9). La sua parola è autorevole, fa sempre quello che dice, come la parola creatrice all’inizio dei tempi: «Egli parla e tutto è fatto; comanda e tutto esiste» (Salmo 32). Non a caso è proprio nel tempio, e non più presso la piscina, che Gesù opera la guarigione più grande, quella dello spirito, offrendo al paralitico perdono e salvezza: «Ecco, sei guarito. Non peccare più».

Preghiera

Padre, tu mi ami così tanto che desideri vedermi libero da ogni ostacolo che mi impedisce di camminare verso di te. Sciogli le mie pigrizie; aiutami a essere responsabile della vita che mi hai dato; fa’ che io permetta alla tua grazia di raggiungermi. Se non avrò paura di attraversare il fiume, le sue acque mi risaneranno e io troverò la vita.

Agire

Anche a me, oggi, il Signore chiede: «Vuoi guarire?». Apro il cuore e mi immergo nella voce del Signore che mi comanda: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina».

Meditazione a cura di mons. Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it