“C’è bisogno di confessori ben preparati, spiritualmente formati e saldi nella dottrina che siano in grado di far fronte alle tante sfide pastorali e teologiche che il delicato servizio del confessore oggi presenta e comporta”. Lo ha detto ieri sera il cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore, a conclusione del XXVI Corso sul Foro Interno della Penitenzieria Apostolica, a cui hanno partecipato circa 500 tra sacerdoti e seminaristi.

Il Corso è stato organizzato per offrire ai confessori e a coloro che sono prossimi all’ordinazione sacerdotale motivi di riflessione ed approfondimento per una retta comprensione ed amministrazione del sacramento della penitenza.

Il cardinale Piacenza, nel suo intervento, ha sottolineato che nell’amministrazione del sacramento della riconciliazione, bisogna far trasparire “la bellezza della verità evangelica, la purezza della dottrina cattolica dentro alla quale è già inscritta l’autentica pastoralità, la misericordia di Dio più grande del male e del peccato”.

Secondo il porporato, il confessore deve accogliere i fedeli penitenti come fece il padre del figliol prodigo, aiutandoli cioè "ad emendarsi dal peccato, per una sincera conversione al fine di incamminarsi sulla via della perfezione evangelica".

Soprattutto per i peccati in ambito sessuale, il Penitenziere Maggiore ha invocato da parte dei confessori "maturità umana, equilibrio, capacità di discernimento, misericordia e benevolenza, capacità di incoraggiare". 

Ha quindi invitato i presenti a riscoprire "la grandezza" e "la sublimità" del Sacramento della Riconciliazione, "vera scuola di amore e di speranza", confidando nella misericordia di Dio "che è più grande del nostro peccato".

"E’ vero – ha aggiunto il cardinale – che spesso ci si trova di fronte  a veri e propri disagi esistenziali e spirituali, che non trovano adeguata soluzione nelle parole degli uomini, ma altresì vero che l’Amore di Dio, assolve e redime". La Bibbia ricorda infatti che “anche se i vostri peccati fossero scarlatto, diventeranno bianchi come la neve” (Is 1,18).

"Di fronte agli aspetti più tenebrosi dell’animo umano – ha quindi rimarcato Piacenza – l’ultima parola sul peccato dell’uomo e della storia è di Dio, è della sua Misericordia, capace di far nuove tutte le cose".

Il cardinale ha concluso invocando l’intercessione della Vergine Maria, "Mater misericordiae e di tutti i Santi confessori", augurando di sperimentare "la gioia intensa di essere perdonati e di perdonare!".