Viaggiavo in treno e avevo tanta fretta di arrivare a destinazione che non mi riusciva né di leggere, né di dormire…Quasi a sollecitare la corsa del treno, guardavo in continuazione l’orologio e fissavo lo sguardo fuori del finestrino e calcolavo i chilometri percorsi e quelli che ancora mancavano all’arrivo.
Ad ogni fermata aumentava il mio nervosismo per l’ulteriore ritardo che quell’accelerato sembrava via via accumulare.
Ad una delle tante stazioni, salì una signora. Aveva un’aria tranquilla, serena, di persona dotata di…equilibrio. Con la calma di chi non desidera niente, se non di salutare i presenti, disse un “buon giorno” così pacato che mi riscossi dalla mia strana fretta, dal mio nervosismo e misi il cuore in pace. Quello scompartimento divenne “salotto”.
Essa ci disse che prendeva volentieri quel treno, anche se lento, perché aveva il vantaggio di passare in mezzo alla campagna e ammirare i campi, le più svariate piantagioni, paesi, e monumenti che diversamente non avrebbe potuto contemplare e gustare.
Inoltre l’accelerato a quell’ora non era mai affollato e si era certi di trovare il posto. Ma soprattutto perché si fermava ad una stazione a pochi passi da casa sua.
Avrebbe potuto fare il tragitto anche in macchina, ma, secondo lei, la comodità del treno è impagabile: non ci si stanca, anzi si riposa perché non c’è da guidare, né da soffrire per la difficoltà del traffico.
In treno si può star seduti, camminare, salutare persone, leggere e conversare, scrivere, sferruzzare e perfino dormire. Il treno è, sì, un mezzo di trasporto, ma, a guardar bene, è anche una casa dove abitare; e abitandola bene, si viaggia bene.
Così è per chiunque sta nella volontà di Dio. La vive e la abita con solennità nel momento presente.
Ciao da p. Andrea
Per richiedere copie dei libretti di padre Andrea Panont e per ogni approfondimento si può cliccare qui.