Il Papa incontra Paul Bhatti e assicura la sua preghiera per i cristiani del Pakistan

L’incontro, stamane, dopo l’Udienza generale. Insieme all’ex ministro anche la madre che ha commosso il Pontefice invitandolo a visitare il paese

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Al termine dell’Udienza generale di oggi, Papa Francesco ha ricevuto l’ex ministro cristiano pakistano Paul Bhatti, fratello di Shahbaz, ucciso tre anni fa dagl integralisti islamici, insieme a sua madre. Un momento toccante come racconta lo stesso Bhatti alla Radio Vaticana: “Per me è stata una grande emozione – dice – non solo per aver visto il Santo Padre che ho visto già altre volte, quanto per averlo visto insieme a mia madre. Era, infatti, un suo grande desiderio quello di incontrarlo e condividere alcuni suoi pensieri. Il suo primo pensiero è stato che lei vuole pregare per questo Papa, che sta facendo un buonissimo lavoro per tutti i cristiani del mondo, e in maniera particolare per i cristiani che sono perseguitati in questo momento, specialmente in Iraq e in Pakistan”.

“Lei ha condiviso questo suo sentimento – aggiunge – chiedendo a me di tradurlo. Ed io ho detto al Santo Padre che mia madre prega per lui e che lo invita in Pakistan, nonostante la situazione dei cristiani lì sia difficile. Lei, però, ci tiene, per quanto sia complicato; è una sua richiesta. I cristiani sono suoi figli e penso che un padre, in un momento di difficoltà, deve ricordarsi di loro”.

“Ho visto il Santo Padre commosso”, racconta ancora il ministro, “ho visto che non aveva parole e ha abbracciato mia madre, le ha stretto la mano e mi ha detto che lui ci è vicino e pregherà per noi”. Questo ha significato molto più di mille parole. Il Papa ha poi assicurato alla signora Bhatti: “Sono con voi! Dio vi benedica!”, e ha aggiunto: “Io prego per voi, sono con voi e, per tutto quello che posso fare, sono disponibile”.

“E’ stato un momento per me molto forte”, commenta Paul Bhatti, “conosco il Papa e quello che ha trasmesso, in silenzio, è stato un sentimento di grande amore”. In un momento di grande persecuzione verso i cristiani, in Pakistan come pure in Iraq, è fondamentale infatti che il Papa mostri questa vicinanza, innanzitutto con la preghiera. “Io credo che sia una delle cose più importanti – afferma il ministro -, perché sono perseguitati a causa della loro fede. E la fede è una cosa che ci lega tutti quanti, ci unisce tutti. La Madre Chiesa è una sola e Papa Francesco è la forza suprema!”.

La vicinanza del Pontefice, quindi, il suo amore e la sua preghiera “chiaramente sono di grande incoraggiamento per tutti quanti”. “Noi – prosegue il fratello di Shahbaz Batti – viviamo per la nostra fede e per questo tantissimi di noi sono disposti a vivere e morire per la nostra fede”. In Pakistan sono numerosi i casi del genere, di gente, cioè, che soffre o è in carcere per motivi di fede, a cominciare da Asia Bibi.

Al riguardo Paul Bhatti ha espresso il desiderio “che Dio ci aiuti a portare la pace e la convivenza pacifica tra le altre religioni”. Ha poi ricordato “le figure di un’altra fede (musulmana, ndr), tipo Salmaan Taseer, che si è battuto per i cristiani, sapendo di essere minacciato di morte per la difesa di Asia Bibi, ma l’ha accettato”. La speranza, dice, è che” un domani, mantenendo le diverse fedi, si possa portare pace e una convivenza pacifica nel mondo”, grazie a persone “sensibili”, anche di fede musulmana, “che credono nella dignità dell’uomo, nella pace e nell’amore”.

Una speranza che oggi ha trovato nuova forza nell’incontro con il Pontefice, insieme all’incoraggiamento per l’impegno dell’ex ministro a favore dei cristiani e delle altre minoranze. “Io – dichiara ai microfoni dell’emittente – direi che prima di tutto trovo la forza per me stesso, perché questa forza è anche della gente che è attorno. E mi ricordo anche quella volta, due anni fa, quando mi sono espresso davanti al Santo Padre nella Giornata dei movimenti e ho sentito la vicinanza di tutto il popolo italiano, che l’ha dimostrato con i suoi applausi e i suoi sentimenti, quando ho dato la mia testimonianza e ho parlato di mio fratello in Pakistan. E’ stato un grande momento – conclude – e oggi l’ho rivissuto di nuovo”. 

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione