"Un uomo di difficili costumi": di sé stesso aveva dato questa appropriatissima definizione. Un uomo cioé di forte moralità, intransigente, ma - è quasi superfluo dirlo - di una moralità che nulla ha a che fare con la rigidità puritana, in quanto ricca della misericordia. Questa virtù Guareschi la coltivò in tutti i suoi anni e in tutte le circostanze: dal lager di Hitler alla galera di De Gasperi. Quella misericordia che non è mai negata a nessuno nei numerosi episodi di Mondo Piccolo, sia che venga manifestata dal Crocifisso, sia che venga praticata - ringhiando a denti stretti - dal Sindaco o dal Parroco, fu dunque la matrice delle profonde virtù di Guareschi, che seppe tuttavia esercitare il suo umorismo anche su sé stesso.

Giovannino è stato un grande scrittore, nella cui opera si dipana una grande saga familiare e paesana del novecento italiano, quella realtà - il microcosmo di Mondo Piccolo - in cui si riflettono i profondi drammi civili e politici del nostro secolo così come  le vicende eterne del vivere umano: l'amore, l'amicizia, la fedeltà e il tradimento, la rabbia, il rapporto tra le generazioni, la morte. L'Italia vera, profonda, del Novecento, non sta in quei prodotti letterari, elucubrazioni astratte partorite dai salotti metropolitani, dalle conventicole intellettuali legate agli "ambienti che contano", ma è magistralmente descritta nelle pagine di Mondo Piccolo, a volte drammatiche, spesso incantevoli come fiabe, ma sempre e comunque vere.

Il segreto di Guareschi sta nei suoi personaggi, in quella Bassa, un mondo piccolo, periferico, un vero e proprio specchio del grande mondo, dove vivono, si agitano, palpitano, sperano, soffrono, creature umanissime. Piccoli uomini, piccole donne sconosciuti agli occhi dei potenti e dei grandi, con le loro vicende, a volte commoventi, a volte meschine, ma ognuno di questi pezzetti di umanità è grande e importante.

"Il piccolo mondo del Mondo piccolo - scriveva lo stesso Guareschi - non è in nessun posto fisso: il paese di Mondo piccolo è un puntino nero che si muove assieme ai suoi Pepponi e ai suoi Smilzi, in su e in giù lungo il fiume per quella fettaccia di terra che sta tra il Po e l'Appennino: ma il clima è questo. Il paesaggio è questo, e in un paese come questo basta fermarsi nella strada e guardare una casa colonica affogata in mezzo al granturco e alla canapa, e subito nasce una storia". Il Guareschi grande narratore era nato dalla sua esperienza di giornalista libero, pieno di passione civile, che seppe raccontare in modo unico l’Italia dalla guerra fino agli anni ’60 del Boom.

Mentre ferveva la ricostruzione materiale, Guareschi mise mano con lena a quella morale: occorreva somministrare agli italiani gli antidoti adeguati contro i veleni dell'odio ideologico prima, e della brama di guadagno  ad ogni costo e con ogni mezzo poi, accompagnata dall'abbandono dei punti di riferimento morali di sempre al riversamento del cervello all'ammasso, che fu un concetto che non smise mai di sottolineare, profeta inascoltato, visto che gli italiani hanno continuato a farlo, prima seguendo la parola d'ordine della politica, più tardi quella della pubblicità e delle sirene del consumismo.

Guareschi impegnò tutto il suo talento e la sua vita al servizio delle coscienze, e del vero bene comune, con un realismo appassionato, consapevole di tutte le imperfezioni umane, senza moralismi né utopismi pericolosi. Il Mondo Piccolo di Guareschi non è un universo perfetto: anche lì vi sono il male, la cattiveria, il dolore. Eppure è un mondo nel quale tutti vorremmo vivere. Tutti ci siamo detti almeno una volta: “Come sarebbe bello il mondo, se fosse così”. Ma Mondo Piccolo non è così per un artificio letterario. Potrebbe essere un mondo migliore, se si facesse come il contadino, che salva il seme dal gelo e dalle alluvioni. Bisogna salvare la fede.

Guareschi era un uomo libero, un uomo vivo, forse troppo per i gusti del potere. Era uno che passava per umorista, e che paradossalmente fu invece uno degli italiani più seri mai esistiti. Vale la pena tenerlo ancora presente.