Mi sono accorto che fin da piccolo non cedevo tanto facilmente il mio diritto  a certe attenzioni, riservate ai più piccoli. La befana mi rallegrava sempre e comunque riempiendo la mia calza appesa al camino, anche quando, fatto grandicello, mi permettevano di metterla.

Col passare degli anni, me la riempivano all’inverosimile, ma… di cose strane e, comunque, senza valore. Quasi a dirmi: ti stiamo svezzando da ciò che appartiene solo ai piccoli.

È proprio da ricordare l’ultima mia…befana. Al mattino non vi ho trovato  proprio niente. Come? la mia calza è stata letteralmente ignorata?

Tutt’altro. Mia mamma s’accorse del contraccolpo. Mi prese in disparte; estrasse dalla calza il biglietto che vi aveva infilato: “Tu ormai sei grande,– vi aveva scritto - la cosa più bella che m’aspetto da te, è che sia tu a fare la befana ai tuoi fratellini più piccoli. Riempi la loro calza e sorprendili con regali che maggiormente desiderano”.

Me lo lesse così bene, che quel messaggio mi aprì gli occhi.  Lo presi come una missione.

Anche Dio si comporta così: dopo aver riempito la vita fino all’inverosimile, con “attenzioni, carezze e coccole”, mi ha chiamato ad essere suo strumento per regalare e riversare i suoi doni a coloro che devono crescere per poterlo conoscere.

È proprio un passaggio dall’età piagnucolante e infantile delle pretese, alla maturità della gioia del dare.

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Ciao da p. Andrea

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