"Anche la comunità internazionale è responsabile della crescita dell'Isis"

Si è tenuto ieri l’incontro tra i capi delle Chiese orientali e alcuni diplomatici per discutere dei conflitti in Medio Oriente e delle persecuzioni anti-cristiane

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A Bkerke, in Libano, presso la sede del Patriarcato maronita, si è tenuta ieri, 27 agosto, una riunione che ha visto coinvolti i capi delle Chiese orientali e gli ambasciatori di diversi Paesi. Nel corso dell’incontro i Patriarchi hanno sottolineato “la necessità di porre fine a organizzazioni terroriste e fondamentaliste”, aggiungendo che la comunità internazionale non può rimanere indifferente dinanzi all’esistenza dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis).

Alla riunione erano presenti il Nunzio apostolico a Beirut, mons. Gabriele Caccia, l’ambasciatore russo Alexander Zasypkin, l’ambasciatore americano David Hale, l’ambasciatore britannico Tom Fletcher, il rappresentante personale del Segretario generale dell’Onu in Libano, Derek Plumbly, un incaricato dell’Ambasciata francese, Jerome Kochar, e l’incaricato d’Affari dell’Ambasciata cinese, Han Jing.

“Gli attacchi contro i cristiani e le loro proprie dovrebbero costituire reato”, hanno affermato i Patriarchi. Per questo, si legge nella relazione finale dell’incontro, “la comunità internazionale è anche responsabile della crescita” dello Stato islamico e di altre organizzazioni affini. Di qui la necessità di mettere pressione agli organismi che rappresentano fonti di approvvigionamento e finanziamento nei confronti di questi terroristi. In questo senso diventa necessario che “gli Stati arabi” esercitino “una pressione facendo leva sull’ambito finanziario di questi gruppi”. Per questo i patriarchi invocano una fatwa “che proibisca gli attacchi contro gli altri”.

Attacchi da parte di questi gruppi che minacciano la presenza cristiana in molti Paesi, in particolare in Iraq, Siria e anche Egitto. È molto doloroso – hanno aggiunto – testimoniare il silenzio del mondo in merito a questi eventi. Altresì, è stato riconosciuto il contributo di quanti si stanno mobilitando per alleviare le sofferenze dei cristiani rifugiati nel Kurdistan iracheno, bisogna tuttavia ancora “lavorare sodo” per tutelare queste popolazioni e assicurar loro una casa.

Per questo è indispensabile “liberare la piana di Ninive e facilitare il ritorno degli sfollati nei loro villaggi, oltre a garantire la sicurezza di queste città”. Infine, un riferimento è stato riservato anche alle elezioni presidenziali che si terranno in Libano. “L’elezione del presidente – si legge nella relazione – è un dovere prioritario da dover prendere”.

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ZENIT Staff

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