Ai bordi della pista assisto allo svolgimento di gare di vario genere e discipline.
Ho una certa preferenza per la gara di salto in alto. Osservo la concentrazione con cui si muove l’atleta.
Si avvicina alla pista. Con calma scambia qualche parola col proprio allenatore che, a quanto posso pensare, lo tiene “desto”, ne solleva la fiducia coltivando, se ce ne fosse bisogno, l’attrazione della vittoria.
Indossa unicamente il minimo indispensabile consentito dalla decenza socio sportiva. E’ soppesato perfino il grammo in più o in meno di quanto veste.
Da mesi, se non da anni, è sotto stretta vigilanza il peso del corpo, portato al minimo possibile e per consentire il massimo della potenza nell’esecuzione del salto. Perfino di notte, l’atleta in sogno rinnova quel salto. Sogna tanta leggerezza da sfiorare l’assenza di peso pur necessario per “ritornare” a terra.
L’allenatore è indispensabile per spronarlo a mettercela tutta perché il salto riesca. Ma l’atleta davanti all’asticella, nello spiccare il salto, è…solo. Solo con le sue capacità, solo con le sue forze. Mentre salta anche il suo allenatore sta a guardare.
Anche tu ed io siamo chiamati a spiccare mille salti nello stadio della nostra vita cristiana. Ogni volta avvertiamo che nessun salto ci è possibile, che l’asticella è immensamente più alta delle nostre capacità.
Ma la vertiginosa altezza che raggiungiamo ad ogni nostro salto è solo frutto dell’Onnipotenza, chiamata in causa dalla nostra fiducia.
Ciao da p. Andrea
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