Superga

La bella notizia è credibile se è divulgata dal pulpito di volti abbagliati dalla meraviglia per un fatto straordinario accaduto e che ti sta ancora accadendo

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Ogni volta che sento la parola “Superga”, penso al colle che incornicia Torino. Ma prima di tutto nel mio animo si ridesta uno stupore particolare. Superga!. Parola che per la prima volta in vita mia ho sentito pronunciare quando, bambino, mi hanno raccontato, a monosillabi e con facce stravolte, la tragedia del Torino. Era il 4 maggio 1949.

Io non conoscevo né Superga, né il grande Torino. Ovviamente in quei giorni, quando l’aereo che riportava la grande squadra del Torino, si è schiantato, a causa nebbia, sulla cima del colle di Superga, proprio contro il terrapieno del santuario della madonna, la notizia non mi ha sorpreso …

Quegli sguardi smarriti e attoniti di chi si chiedeva come fosse stata possibile una simile tragedia, un senso diffuso di orfanezza mi hanno dato le dimensioni prestigiose della squadra e la misura dell’immane dolore dello schianto.

La stima, le prodezze del Torino che rappresentava l’Italia, le compresi non tanto dalla cronaca scritta o narrata, ma dai volti sconvolti, dal coro di voci sbalordite e affrante dell’intera comunità nazionale.

Mi viene spontaneo evincere che la grandezza del messaggio cristiano è rivelata a tutti quando è vissuta da un popolo unito nel nome di Dio: “Tutti sapranno che siete miei se vi amerete”.

La bella notizia, il vangelo, è credibile se è divulgata dal pulpito di volti abbagliati dalla meraviglia e dallo stupore per un fatto straordinario accaduto e che ti sta ancora accadendo.

Ciao da p. Andrea

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Andrea Panont

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