Se la corruzione si mangia il futuro

Il prevalere dell’interesse pubblico rispetto a quello privato e l’azione per la stabilità e la sicurezza dello Stato: due principi storicamente ignorati, di cui oggi vi è forte necessità

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«Si deve porre l’interesse dello Stato sopra quelli personali. Solo così lo Stato è ben governato. Non si devono cercare pretesti per violare l’equità, né tentare sopraffazioni contro il bene comune. Uno Stato ben governato è il più grande baluardo perché, se esso è salvo, tutto si salva e se lo Stato perisce, tutto perisce».

Democrito di Abdera, vissuto nel V secolo a. C., è passato alla storia come il più grande naturalista della sua epoca. Le sue idee, nonostante il tempo trascorso, risuonano tremendamente attuali. Come a testimoniare, drammaticamente, che il passare dei secoli non ha sradicato l’erba cattiva della corruzione, del malgoverno e dell’ingiustizia, evidentemente resistente ad ogni tipo di antidoto ed anzi sempre più verde.

Non a caso, qualche giorno fa, celebrando messa all’altare della Cattedra per i parlamentari italiani, nella sua omelia, papa Francesco ha lanciato un grido di dolore che è stato anche di denuncia e di indignazione per tutto quello che succede nella vita sociale, politica ed istituzionale. Il pontefice ha messo in luce l’esistenza di «una classe dirigenziale che si è allontanata dal popolo, che si è chiusa nel proprio gruppo, partito, nelle lotte interne», diventando «gente dal cuore indurito: da peccatori scivolano in corrotti. E per i corrotti, al contrario che per i peccatori, è molto difficile tornare indietro».

È un forte richiamo ad adoperarsi per la riaffermazione di due principi elementari ma fin qui storicamente e largamente ignorati e di cui, al contrario, v’è un grande, forte, disperato bisogno. Il primo è il prevalere dell’interesse pubblico rispetto a quello privato, che deve diventare impegno di tutti, perché quando ci si comporta sprezzantemente con gli altri, quando si inquina, quando si deturpa e si violenta l’ambiente già si è schierati contro questa regola di buonsenso e di civiltà, anche se si è semplici cittadini e non si occupano posizioni di rilievo.

Il secondo principio riguarda l’azione per la stabilità e la sicurezza dello Stato, che rende indispensabili la responsabilità civica comune e la distribuzione dei compiti, senza la brama dell’arrivismo, della prevaricazione o del trionfo dell’incompetenza. «In questa strada della Quaresima – ha aggiunto papa Bergoglio rivolgendosi alla platea – farà bene a tutti noi pensare a questo invito del Signore all’amore, a questa dialettica della libertà dove c’è l’amore, e domandarci: “Ma, io sono su questa strada? O ho il pericolo di giustificarmi e andare per un’altra strada?”. Una strada congiunturale, perché non porta a nessuna promessa».

In compenso, essa è utile solo ad ampliare la rete delle connivenze ed il regime del ricatto, stendendo la sua corazza di ingiustizia su una società che in tal modo diventa tutta intera, o quasi, complice del male. «Non uniformatevi a questo mondo», scriveva san Paolo nella lettera ai cristiani di Roma. È l’indicazione della via da seguire per provare ad persone nuove e, finalmente senza doppiezza, cristiani coerenti.

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Vincenzo Bertolone

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