“Le chiese stazionali di Roma. Un itinerario quaresimale” è il titolo del volume scritto dal già primo ministro polacco e attuale ambasciatrice Hanna Suchocka, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana edito da LEV, e presentato ieri, lunedì 24 marzo, presso l’Istituto Patristico Augustinianum. All’incontro, moderato da don Giuseppe Merola, redattore dell’ufficio editoriale LEV, hanno preso parte, oltre all’autrice, varie ed illustri personalità.
Tra queste, il cardinale Giovanni Battista Re, il quale ha esordito ricordando il carattere straordinario di Roma, unica al mondo per la sua storia, per il suo respiro universale, per essere il centro del cristianesimo e per le sue incomparabili chiese. Sono esse luoghi prima di tutto di preghiera e di spiritualità, ha affermato il porporato, ma anche veri e propri musei che contengono capolavori artistici inestimabili. “Per conoscere bene Roma bisogna conoscere anche queste 44 chiese dell’itinerario quaresimale”, ha sottolineato Re.
Si è poi soffermato sul carattere spirituale del percorso proposto dal libro, apprezzando l’intento dell’autrice di rivivere l’esperienza che tanti cristiani hanno vissuto nel corso dei secoli. Il libro è infatti una sorta di diario dei sentimenti vissuti ogni mattina, sostando in queste chiese.
Secondo il cardinale, oggi il passaggio dal carnevale alla Quaresima, sebbene fissato sul calendario, non incide realmente nella vita quotidiana, né ha riflesso sul tessuto sociale, al contrario di quanto accadeva in passato.
Il tempo di Quaresima nasce già nel II secolo in Oriente, affermandosi a Roma a partire dal 313. Alla fine del IV secolo, si denota una precisa organizzazione del tempo quaresimale. Originariamente era un ritrovarsi per ascoltare le parole del Papa; fu poi Gregorio Magno a sistemare le stazioni quaresimali così come oggi le conosciamo. Una pratica, questa, durata fino al XIV secolo, quando la sede papale si trasferì ad Avignone. Nel XVI secolo San Filippo Neri cercò di riportarla in auge, limitandone le visite alle sette chiese più importanti.
Durante l’incontro di ieri, ha preso poi la parola Alfons M. Kloss, ambasciatore d’Austria presso la Santa Sede, evidenziando il taglio non accademico del libro. In esso vi si trovano la storia e l’arte con l’intento di volersi avvicinare all’essenza della nostra fede, all’esperienza dei primi martiri, e riscoprire così il senso profondo della quaresima.
L’ambasciatore si è soffermato sulla propria esperienza, raccontando di come egli viva il Mercoledì delle Ceneri a Santa Sabina, prima stazione quaresimale, e di come questa chiesa gli ricordi, per la presenza dei domenicani, la chiesa frequentata a Vienna. L’austerità della basilica lo introduce nel clima della quaresima.
Il prof. Stanislaw Grygiel, ordinario di Antropologia filosofica al Pontificio Istituto Giovanni Paolo, ha fatto parte del gruppo composto da docenti, membri del corpo diplomatico e amici che hanno compiuto il pellegrinaggio insieme all’autrice. Tutti questi pellegrini chiedevano a Dio di illuminare il proprio lavoro per il bene comune.
Il docente, citando le parole di Goethe, ha ricordato come l’Europa sia nata dal pellegrinaggio. Pellegrinare attraverso le tappe delle stazioni quaresimali, vuol dire andare in cerca di una sorgente secondo le parole di Giovanni Paolo II nel Trittico Romano: “Sorgente dove sei? Dove sei sorgente?”.
Ed una volta trovata la sorgente è necessario inginocchiarsi per attingere ad essa. Chi non si sa inginocchiare alla sorgente finisce per turbare le acque. Nell’atto del pellegrinaggio continua a nascere l’Europa. Possiamo quindi domandarci: “L’Europa staccata dalla Chiesa, sarà ancora Europa?”.
Il prof. Marek Inglot SJ, docente presso la Facoltà di Storia e Beni culturali della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana, ha notato come il testo della Suchocka non sia solo un libro per essere letto, ma che invita ad intraprendere il cammino verso le stazioni quaresimali. Esso inoltre spinge il lettore ad interrogarsi sulla propria fedeltà a quanto hanno vissuto i primi cristiani.
Il docente ha sottolineato, seguendo il pensiero di Giovanni Paolo II rivolto alla Terra Santa, che già solo andare con la mente in questi luoghi, significa ripercorrere i passi del Verbo Incarnato, e mettersi sulle strade di un Dio che ci ha preceduto in questo viaggio.
Infine il religioso ha riscontrato una naturale simpatia dell’autrice verso i segni polacchi presenti a Roma. Ma anche verso i gesuiti. Quest’ultima “simpatia” ha suscitato in sala un sorriso… Essendo il relatore un gesuita! Ma padre Inglot ha specificato di riferirsi ai gesuiti della prima ora, a Sant’Ignazio e ai suoi compagni. Infatti l’autrice nel libro ricorda come a San Paolo Fuori le Mura, il 22 aprile 1541 Sant’Ignazio e i suoi fecero i voti solenni. E ancora come a San Lorenzo in Damaso fu presente San Francesco Saverio.