Anche la Biblioteca Apostolica Vaticana avrà un suo corrispettivo digitale. La storica innovazione tecnologica è stata resa possibile grazie a un accordo firmato oggi in Vaticano tra NTT DATA e la stessa Biblioteca e porterà, entro quattro anni, alla scannerizzazione e al caricamento online di circa tremila manoscritti.
Le immagini scannerizzate saranno ad alta definizione e saranno rese fruibili a qualsiasi utente, dando così un maggiore impulso alla ricerca storica.
L’iniziativa è stata presentata stamattina in Sala Stampa Vaticana da parte dei rappresentanti della Santa Sede e di NTT DATA, multinazionale con sede centrale a Tokyo.
Toshio Iwamoto, presidente e CEO di NTT DATA Corporation, si è detto lieto del “privilegio” di portare avanti tale progetto con la Santa Sede. “In quest’ottica, lavoreremo insieme come un unico team, superando le distanze, le etnie e le culture differenti, nonché le diverse lingue – ha sottolineato -. Ritengo questo progetto traduca perfettamente in realtà i tre valori fondanti che sono al cuore di NTT DATA”.
I manoscritti che verranno digitalizzati “si estendono dall’America precolombiana all’estremo oriente cinese e giapponese, transitando per tutte le culture e le lingue che hanno animato la cultura dell’Europa”, ha spiegato monsignor Jean-Louis Brugues, OP, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa.
La Biblioteca, infatti, ha una “missione umanistica” che la rende “aperta a tutto ciò che è umano, sino alle più svariate ‘periferie culturali’ dell’uomo”. Un motivo in più per digitalizzare i documenti e offrirli alla “libera consultazione sul web”.
Il processo di digitalizzazione è appena agli inizi: conclusa la prima fase che, in quattro anni, interesserà i primi tremila manoscritti, per un totale di circa un milione e mezzo di pagine, saranno avviate le necessarie verifiche della seconda fase che riguarderà la grande mole degli 82mila manoscritti totali della Biblioteca.
Da parte sua, Patrizio Malpelli, presidente e CEO di NTT DATA EMEA, ha spiegato che finora “le attività di archiviazione si sono svolte in maniera frammentata da parte di enti o gruppi senza scopo di lucro, ciascuno dei quali, individualmente o collettivamente, ha dato un contributo in diverse aree del progetto”.
Ciò giustifica la relativa lentezza del procedimento di archiviazione digitale, che si articola in tre fasi: scanning, salvataggio e fruizione.
“Grazie alla funzione Image Viewer di AMLAD – ha precisato Malpelli a proposito della terza fase – l’utente avrà la possibilità di effettuare ricerche da diverse angolature e accedere facilmente ai documenti ricercati utilizzando un browser online che consente di visualizzare i documenti. L’accesso a documenti specifici o addirittura ad alcune pagine potrà essere controllato e gestito”.
È infine intervenuto monsignor Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, che illustrato alcune particolarità tecniche dell’imponente opera di digitalizzazione in programma.
“Il personale che acquisirà e opererà agli scanner sarà ugualmente sponsorizzato da NTT Data, tuttavia sotto la supervisione di personale specializzato della Biblioteca Vaticana; a questo personale competerà anche la vigile certificazione della qualità di conservazione dei dati acquisiti nonché della formazione necessaria a ogni operatore”, ha spiegato il prefetto.
Pur non essendovi ancora una programmazione riguardante la seconda fase della digitalizzazione della Biblioteca – da iniziarsi al termine dei prossimi quattro anni – sarà “proprio la condivisione di NTT nell’impostazione del progetto e la decisione di svilupparne un modello ulteriormente perfezionato ed elaborato”, che “potrebbe veramente aprire a un coinvolgimento così grande e a una prospettiva così importante”, ha quindi concluso monsignor Pasini.
La totalità del materiale della Biblioteca Apostolica Vaticana comprende infatti circa 40 milioni di pagine, che possono essere considerati un patrimonio storico dell’umanità e che risalgono a epoche diverse tra il II secolo e il XX secolo d.C.