Supercondriaco – Ridere fa bene alla salute

La nuova pellicola del regista francese Dany Boon pone in primo piano il valore dell’amicizia ma la ricerca di una donna di cui innamorarsi porta alla rottura di un matrimonio preesistente

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Romain Fauber è un ipocondriaco all’ultimo stadio e questa limitazione lo ha portato, a quarant’anni, a non avere ancora trovato l’anima gemella, ad aver perso tutti gli amici ad eccezione del suo medico curante, Dimitri, che ormai lo conosce da diciotto anni e non ha il coraggio di abbandonarlo al suo destino solitario. Inizia quindi con il suo paziente una terapia pratica, che consiste nel suggerirgli il modo migliore per approcciare le donne ma dopo una serie di tentativi falliti, lo invita a una cura più drastica. Si tratta di prestare aiuto in un campo profughi: sarà un modo per conoscere delle persone che soffrono certo più di lui e al contempo abituarsi a vivere in ambienti irrimediabilmente sporchi…

Dany Boon torna sugli schermi come regista, sceneggiatore e attore dopo il grandioso successo di Giù al Nord (Bienvenue chez les Ch’tis – 2008), poi trasformato  in versione nostrana con Benvenuti al Nord (2011) e il divertente Niente da dichiarare? (Rien à déclarer – 2011). Ancora una volta Dany Boom ci fa divertire giocando sui pregiudizi che contrappongono  gente di etnie e regioni diverse; in tutte e tre le occasioni è proprio il linguaggio l’elemento che viene utilizzato come marcatore delle differenze (con sempre grossi problemi per il doppiaggio). Se in Giù al Nord si ironizzava sul fatto che i popoli del Nord parlano con la “polpetta” (chez les Ch’tis), in Niente da dichiarare francesi e belgi si scambiavano frecciate salaci sulle loro differenze di accento; ora, in Supercondriaco si va sull’esotico: si gioca sui suoni gutturali  che emettono i rudi guerrieri del fantomatico Tcherkistan quando cercano di parlare in francese.

In quest’ultimo lavoro del regista franco-algerino la struttura narrativa è diventata più complessa e  ambiziosa. Alla radice della comicità del film c’è ancora un gioco di equivoci: il mite Romain  viene scambiato per Anton Miroslav, l’eroico leader della resistenza tcherkistana; una situazione che offre l’estro a Dany Boon per sviluppare situazioni comiche dove Romain deve fare salti mortali perché la romantica  Anna continui a credere di trovarsi di fronte a un eroe per lei  leggendario, degno di stima e..di amore.

L’amore e l’amicizia continuano in effetti, come nei precedenti lavori, a costituire  l’energia emotiva del racconto: Romain, arrivato scapolo a quarant’anni, spera di aver trovato finalmente in Anna colei che lo può” amare per quello che è”, mentre  l’amicizia fra Romain e Dimitri si muove questa volta su un percorso più accidentato; un rapporto che dura da ormai 18 anni in continua oscillazione fra una rottura definitiva e l’incapacità, da parte di entrambi,  di abbandonare l’amico in difficoltà.

In questo lavoro  Dany Boon visita criticamente la contemporaneità in due aspetti: nell’ipocondria del protagonista come segno della difficoltà di aprirsi alla comprensione degli altri e nel fenomeno dell’immigrazione in Europa di rifugiati dalle zone  più infiammate dell’Africa e dell’Oriente. Sarà quest’ultimo spunto a far virare il film verso inaspettate sequenze da action-movie, come se il paniere di situazioni predisposto da Dany Boon non fosse già abbastanza pieno.

Siamo debitori del cinema francese per tanti importanti film che dove divertendo ci dicono cose serie: primo fra tutti il recente Quasi amici, dove la cura delle persone con handicap viene vista in una luce nuova ed originale ma anche Il mio migliore amico dove è stato trovato un modo arguto per presentare il vero valore dell’amicizia. Anche Giù al Nord poteva rientrare in questa categoria (la conquista di una vera amicizia, l’amore conquistato) ma non possiamo dire lo stesso di quest’ultimo lavoro: se si parla di immigrazione, di ipercondria, i temi restano solo un pretesto per qualche gag in più.

Complessivamente Dany Boon riesce ancora una volta a farci ridere ma in modo più epidermico, né l’aver complicato la trama apporta vantaggi significativi.

L’autore mantiene comunque la capacità di tratteggiare personaggi non banali, dotati di una calda umanità e la coppia Dany Boon e Kad Merad fa ancora scintille.

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Titolo Originale: Supercondriaque
Paese: FRANCIA
Anno: 2014
Regia: Dany Boon
Sceneggiatura: Dany Boon
Produzione: PATHÉ PRODUCTION, LES PRODUCTIONS DU CH’TIMI, TF1 FILMS PRODUCTION, ARTEMIS PRODUCTIONS
Durata: 107
Interpreti: Dany Boon, Kad Merad, Alice Pol, Jean-Yves Berteloot

Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it

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Franco Olearo

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