Donne d'Italia. Il CIF, la Chiesa, il Paese dal 1945 agli anni Novanta

Presentato giovedì scorso il libro di Maria Chiaia all’Istituto Luigi Sturzo di Roma

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“Donne d’Italia. Il Centro Italiano Femminile, la Chiesa, il Paese dal 1945 agli anni Novanta” è il titolo del libro di Maria Chiaia presentato giovedì 13 marzo all’Istituto Luigi Sturzo di Roma. Oltre all’autrice sono intervenuti Giovanni Maria Flick, Patrizia Gabrielli, Vanna Iori, Albertina Soliani, Flavia Nardelli e Giuseppe Sangiorgi, che ha moderato l’incontro.

La conferenza si è aperta con Patrizia Gabrielli, autrice dell’introduzione del volume. Nelle sue parole il lavoro di Maria Chiaia, che è stata presidente del Centro Italiano Femminile (CIF), “contribuisce a un approfondimento sulla storia delle donne nell’Italia repubblicana. La storia dei movimenti femminili e femministi ha una lunga tradizione”, ed è grazie al costante impegno di professioniste, ricercatrici e protagoniste di quegli anni che “si è giunti al recupero delle memorie collettive e individuali ed è stato possibile salvaguardare, così, un patrimonio di esperienze politiche e umane che hanno favorito una più ricca ed estesa articolazione della narrazione storica”. Il Centro Italiano Femminile, ha proseguito la Gabrielli, rappresenta “una delle principali e più autorevoli associazioni dell’Italia repubblicana”.

A suo avviso il libro è originale perché l’autrice, pur essendo stata una protagonista di quegli anni per il suo impegno politico anche a livello internazionale, “non consegna semplicemente ai lettori una memoria”. In altri termini “la narrazione non si basa solo sui ricordi, ma ricorre alla bibliografia e alle fonti”, dunque “la memoria individuale si misura con quella collettiva”. Ciò implica il dialogo con altre memorie e, quindi, richiede di “mettere in discussione le proprie convinzioni al vaglio delle fonti”. Viene pur sempre mantenuta, tuttavia, “la soggettività dell’autrice”, la quale “consegna una ricerca aperta, capace di stimolare curiosità intellettuali e nuovi interventi”. Dalle pagine emerge “la convinzione che la storia dei movimenti delle donne sia parte integrante della storia dell’intero Paese”.

Albertina Soliani ha sottolineato che il volume “narra la grande trasformazione sociale avvenuta in Italia nella seconda metà del Novecento” e ne racconta l’evoluzione. Nelle parole di Vanna Iori il libro è “scritto da una protagonista, ma non è un’autobiografia. Non è solo la storia dell’autrice e neppure quella del Centro Italiano Femminile”, bensì è un lavoro “corale”, dove di pagina in pagina si ripercorrono gli eventi significativi che segnarono tappe importanti nel nostro Paese. L’aspetto migliore del volume è, sempre a detta della Iori, il dar voce a tante donne che furono in grado di leggere il presente e seppero proiettarsi nel futuro.

Si tratta, in definitiva, di “un libro crocevia dove si incontrano storie, esperienze, percorsi anche molto diversi tra loro”. Dal  1945 ad oggi sono avvenuti notevoli cambiamenti nella società, nella Chiesa e nella politica, e “il CIF è stato capace di attraversare quei cambiamenti, di dialogare con essi e di avere un atteggiamento responsabile”, nonostante “la fatica di assumere certe responsabilità, la fatica delle conquiste e anche la fragilità di queste conquiste, che non sono mai fatte una volta per tutte e sono sempre a rischio di retrocessione”.

Perché scrivere il libro? Maria Chiaia ha risposto di essere stata spinta da “una passione educativa”: nella sua professione, come nelle attività di ricerca e studio, “ogni cosa deve avere un senso ed essere finalizzata a uno scopo comprensibile”. E, ha continuato, “non mi basta solo osservare. Cerco di vedere come una situazione può evolvere e quali sono le condizioni per cui si possa favorire un’evoluzione positiva”. Aver vissuto personalmente “le difficoltà che hanno incontrato le donne nell’evoluzione della propria identità” ha poi senz’altro sollecitato la scrittura del volume.

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Laura Guadalupi

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