Una pastorale "controvento"…

Papa Bergoglio pone il problema della convivenza e del dialogo tra le diverse generazioni

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La canzone di Arisa vincitrice del festival di San Remo 2014, lancia nel titolo “Controvento” una nuova linea di tendenza e invita ad una nuova azione. Andare controvento significa, infatti, non seguire l’onda comune, che tutti seguono anche senza accorgersi, ma fermarsi a pensare e scegliere la strada giusta da seguire anche se in contrapposizione al pensare e all’agire comune.

L’atomizzazione dei nuclei familiari costituisce una delle cause della crisi di tante coppie, che finiscono per considerare come esclusivo e fine a sé stesso il rapporto tra marito e moglie. L’assenza degli anziani, cioè dei nonni, dall’educazione dei bambini ha fatto venir meno nelle nuove generazioni la trasmissione della memoria collettiva, che aveva sempre costituito un elemento essenziale sia della socializzazione, sia dell’educazione. L’attuale crisi economica e sociale ha però aggiunto a questa situazione un ulteriore elemento paradossale: gli anziani sostengono, grazie alle loro pensioni e alle minori necessità personali, i giovani, sempre più spesso disoccupati o sotto occupati.

L’intervento del cardinale Walter Kasper in occasione del Concistoro, annuncia la possibilità che nel Sinodo sarà presa in considerazione la revisione della dottrina sui divorziati risposati, nell’ottica di un cristianesimo “inclusivo”. Con una prevalente dimensione pastorale papa Francesco ha detto: “Bisogna accompagnare, non condannare chi ha sperimentato ed ha sentito il dolore e il peso del ” fallimento” del proprio matrimonio”. Quasi un “camminare insieme”, un farsi carico del loro dolore e aprire il cuore alla misericordia.

Non si può certamente generalizzare o entrare nella pluralità della casistica dei tanti matrimoni falliti, ma l’attenzione della Chiesa sembra indirizzarsi verso il perdono e la comprensione. I Padri sinodali troveranno le strategie funzionali per dare risposta a questa richiesta.

Già Bernhard Haring in un volume del 1973 da titolo “Il peccato in un’epoca di secolarizzazione” – e sono passati quarant’anni – scriveva: “Liberi dal problema frustrante del peccato mortale commesso o non commesso, ma sempre coscienti della necessità di ulteriore conversione, tutti i cristiani di buona volontà vedranno nuovamente aperto l’accesso alla comunione”.

“Il più grande peccato di oggi è che gli uomini hanno perduto il senso del peccato”, ha detto papa Francesco citando una celebrefrase di Pio XII, ammonendo quanti hanno derubricato un peccato grave, come l’adulterio, a semplice “problema da risolvere”. E’ peccato ostacolare la gioia pasquale con il proprio egoismo, essere inabili e incapaci di partecipare alla lode di Dio e alla vera solidarietà nella comunità. Il dilagare della coltre fumosa del relativismo, che alimenta la “mediocrità cristiana”, ha, di fatto, oscurato la tradizionale distinzione delle due categorie di: peccato contro le virtù teologali e la religione e peccato contro le virtù morali, vanificando il valore dell’ethos.

La famiglia, “cellula fondamentale della società umana”, secondo le indimenticabili parole di Giovanni Paolo II, piccola chiesa domestica, con la rottura del vincolo matrimoniale, perde la sua genuinità di fede e di sacramento e quindi si separa dalla Chiesa. Il cammino di purificazione e di riconciliazione non può essere sancito con decreto e si ritiene che nel Sinodo di ottobre sia tracciata l’identità della famiglia cristiana, che non potrà mai essere diversa nella sostanza e nella forma dall’immagine della Sacra famiglia, che nasce dal matrimonio, benedetta dal Signore e fondata sull’amore reciproco che diventa accettazione totale dell’altro e del dono dei figli.

“Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, tema del Sinodo di ottobre, prenderanno in esame, come ha scritto il Papa nella lettera alle famiglie, i problemi del matrimonio, della vita familiare, dell’educazione dei figli e al ruolo delle famiglie nella missione della Chiesa.

La metafora del “cammino” viene riproposta da papa Francesco nel “cammino familiare” ricco dimomenti belli: i pasti, il riposo, il lavoro in casa, il divertimento, la preghiera, i viaggi e i pellegrinaggi, le azioni di solidarietà.  Tuttavia, se manca l’amore, manca la gioia, e il matrimonio diventa “la tomba dell’amore”.La fontedell’amore autentico, invece, viene dal Signore, con la sua Parola, che illumina la strada e dà il Pane di vita, che sostiene la fatica quotidiana del cammino.

Parole, immagini e segni che sanno d’antico e sono sempre nuove attuali.

“Il sostegno della preghiera – scrive il Pontefice – è quanto mai necessario e significativo, vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito Santo – insiste – affinché illumini i Padri sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito, per una “pastorale intelligente, coraggiosa e piena d’amore”.

Come avviene nelle chiese locali per la visita pastorale tutte le liturgie domenicali siano accompagnate da questo segno esterno della preghiera per il Sinodo, cosicché i mezzi pastorali proposti per aiutare le famiglie siano di reale sostegno per affrontare le sfide culturali e di prassi con la luce e la forza che vengono dal Vangelo.

Camminare uniti nell’amore e nel servizio reciproco, augurio e benedizione del Papa per tutte le famiglie, secondo il piano luminoso di Dio, costituisce la nuova stella di riferimento nella società odierna, “in questo tempo così confuso e inquieto” come ha scritto monsignor Paglia e siano le famiglie cristiane “la lettera viva” che scrive sulle strade del mondo parole e segni di testimonianza dei valori della fede e che la società tutta possa leggerla ancora con attenzione e rispetto.

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Giuseppe Adernò

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