L’antropologia cristiana, come è stato evidenziato[1], è una filosofia dell’uomo condotta sul piano puramente razionale e, in quanto tale, prescinde dalla Rivelazione ed è quindi condivisibile da credenti e non credenti.
Le scienze possono contribuire ad integrare dimensioni dell’uomo che la filosofia non può prendere in considerazione poiché non fanno parte del suo oggetto formale, come ad esempio la struttura biologica dell’uomo, il suo sistema nervoso, ecc.
L’insieme delle scienze empiriche che studiano l’uomo possono darci, da diversi punti di vista, una “idea puramente scientifica di uomo, la quale – scrive Maritain – può procurarci delle informazioni inestimabili”[2].
Le scienze, così come la filosofia, devono svolgere le loro indagini all’interno del proprio oggetto formale, quindi non possono invadere il campo che è proprio della filosofia. Infatti, Maritain afferma in proposito:
“L’idea puramente scientifica dell’uomo tende soltanto ad unire insieme i dati misurabili e osservabili presi come tali, ed è decisa dall’inizio a non considerare cose come l’essere o l’essenza, a non rispondere a domande quali: «C’è l’anima o non c’è? Esiste lo spirito o c’è soltanto la materia? Dobbiamo credere alla libertà o al determinismo? […]»”[3].
La filosofia e la scienza sono due “gradi del sapere”[4] che facilitano la comprensione dell’essere umano, come è dimostrato anche dagli studi di bioetica condotti da Lucas Lucas, il quale ha integrato l’antropologia ispirata a San Tommaso con i risultati recenti ottenuti dalla scienza biologica.
La bioetica è una scienza interdisciplinare, che si avvale del contributo, oltre che della filosofia, della biologia, della medicina, del diritto, ecc.
Uno dei temi studiato dalla bioetica riguarda l’embrione, il quale, afferma il bioeticista, “è il nuovo individuo che si forma nel concepimento: nell’istante in cui lo spermatozoo maschile feconda l’ovulo femminile”.
Lucas Lucas, sulla base della sua riflessione di carattere sia scientifico sia filosofico, afferma che l’embrione deve essere riconosciuto come un individuo biologico appartenente alla specie umana, a livello empirico, mentre a livello ontologico deve essere riconosciuto come una persona in atto.
Riporto qui di seguito alcune parti del suo libro, intitolato Bioetica per tutti[5], per illustrare la sua impostazione metodologica.
L’embrione secondo la scienza
“L’embrione è un essere umano
Affermare che il concepimento dà origine a un embrione, cioè un organismo diverso dai genitori, significa sostenere che esso è un individuo della specie umana, cioè un essere umano. Nell’uomo non è possibile scindere il biologico dall’umano.
Il biologo constata che nella formazione e nello sviluppo di questo corpo umano non ci sono salti di qualità: è sempre lo stesso corpo biologico.
I dati che la biologia e la genetica ci offrono mostrano che l’essere che inizia lo sviluppo nel grembo materno è un nuovo organismo della specie umana, dotato di un genoma differente da quello del padre e della madre. L’embrione nella fase dello zigote è già un essere umano e la sua crescita e sviluppo avviene in modo coordinato, continuo e graduale”[6].
In sintesi
l’embrione è un organismo nuovo
“La scienza dice che quando lo spermatozoo paterno si fonde con l’ovulo materno, inizia un nuovo organismo che si chiama embrione.
Tutte le cellule del corpo umano hanno 46 cromosomi, ad eccezione dei gameti – spermatozoo e ovulo – che ne hanno 23, cioè la metà. Lo zigote che nasce dalla loro unione avrà una normale dotazione di 46 cromosomi propri della specie umana: 23 forniti dal padre e 23 dalla madre, ma il genoma è diverso. La scienza quindi dice che lo zigote è un nuovo organismo umano”[7].
l’embrione è un organismo umano
“La scienza dice che questo nuovo organismo è un organismo umano, cioè appartiene alla specie biologica umana.
Nella generazione dei viventi le leggi biologiche sono fisse: da un cane nasce un cane, da un gatto nasce un gatto, da un uomo e da una donna non può che nascere un essere umano”[8].
l’embrione è un organismo programmato
“La scienza dice che l’embrione è un organismo programmato: il suo singolarissimo DNA costituisce il patrimonio genetico del nuovo individuo umano.
Questo nuovo essere non la somma dei codici genetici dei genitori. E’ un essere con un programma nuovo che non è mai esistito prima e non si ripeterà mai. Questo programma genetico, assolutamente originale, individua il nuovo essere dal momento del concepimento alla morte. In esso sono determinate le caratteristiche biologiche del nuovo individuo, dall’altezza al colore degli occhi, fino al tipo di malattie genetiche a cui andrà soggetto”[9].
Lo sviluppo dell’embrione avviene in modo unitario, coordinato, continuo, graduale
“Unità biologica del nuovo essere
Tutti gli elementi si sviluppano in perfetta coordinazione, come parti di un tutto.
Lo sviluppo è coordinato
La coordinazione esige una rigorosa unità dell’essere in sviluppo. Coordinazione e conseguente unità, le quali indicano che l’embrione umano, fin dall’inizio, non è un semplice aggregato di cellule ma è un individuo”[10].
“Continuità nello sviluppo
Lo sviluppo dell’embrione è un continuum, senza salti qualitativi o mutamenti sostanziali, per cui l’embrione umano si sviluppa in un uomo adulto e non in un’altra specie”[11].
“Gradualità dello sviluppo
Lo sviluppo è un processo che implica necessariamente un succedersi di forme, le quali sono stadi di momenti diversi di un identico processo di sviluppo di uno stesso essere. E’ per questo che un embrione, che sta compiendo il proprio ciclo vitale, mantiene permanentemente la sua […] «individualità» […]”[12].
L’embrione secondo la filosofia
“L’essere umano è persona in virtù della sua natura razionale (spirituale), non diventa persona perché possiede attualmente determinate proprietà e esercita determinate funzioni, né si può fare una distinzione tra individuo umano e persona umana.
Ciò che è essenziale per il riconoscimento dell’essere persona è l’appartenenza, per natura, alla specie umana razionale, indipendentemente dalla manifestazione esteriore in atto di certi caratteri, operazioni o comportamenti. Non si è più o meno persona, non si è “pre-persone” o “post-persone” o “sub-persone”; o si è persona (in atto) o non si è persona. I caratteri essenziali della persona non sono soggetti a cambiamento.
La persona non cambia, non è alterabile, non è in divenire: o c’è o non c’è”[13].
*
NOTE
[1] Vedi il mio articolo pubblicato su Zenit intitolato: L’essere umano è uno spirito incarnato.
[2] J. Maritain, L’educazione al bivio, Prefazione di A. Agazzi, La Scuola, Brescia 1969, XIII ed., p.17.
[3] Ibidem.
[4] Riguardo alla scienza e alla filosofia come gradi del sapere Maritain scrive: “ Anche se avviene che l’ oggetto materiale della filosofia e della scienza sia il medesimo —per esempio, il mondo dei corpi— tuttavia l’ oggetto formale, quello che determina la natura specifica delle discipline intellettuali, differisce essenzialmente nei due casi. Nel mondo dei corpi, lo scienziato studierà le leggi dei fenomeni, collegando un evento osservabile ad un altro evento osservabile, e se indaga la struttura della materia, agirà rappresentandosi —molecole, ioni, atomi,
ecc.— in quale maniera e secondo quali leggi si comportano nel quadro dello spazio e del tempo le particelle ultime (o le entità matematicamente concepite che ne tengono il posto) con le quali è costruito l’edificio. Il filosofo cercherà , invece, che cosa è , in definitiva, la materia di cui si rappresenta così il comportamento, quale è, in funzione dell’essere intelligibile, la natura della sostanza corporea (che essa sia decomponibile per una ricostruzione spaziale o spazio-temporale, in molecole, ioni, atomi, ecc., in protoni od elettroni, associati o no ad un flusso d’onde, il problema resta integro)” ( Idem, Distinguere per unire. I gradi del sapere , a cura di A. Pavan, Morcelliana, Brescia 1974, pp. 73).
[5] Cfr. R. Lucas Lucas, Bioetica per tutti, Edizioni San Paolo, Cinisello Balzamo (Mi) 2002.
[6] Ibidem, pp.117-118. Al testo è stato aggiunto: “e la sua crescita e sviluppo avviene in modo coordinato, continuo e graduale”.
[7] Ibidem, p.118.
[8] Ibidem.
[9] Ibidem.
[10] Ibidem, pp.120-121.
[11] Ibidem, p. 121.
[12] Ibidem, p. 122.
[13] Ibidem, p. 126. L’ultima frase è tratta da Idem, Antropologia e problemi bioetici, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2001, pp. 117-118.