La politica del bene comune, secondo Papa Francesco

La “Evangelii Gaudium” offre spunti ai cristiani impegnati in politica per affrontare il periodo buio del nostro Continente e combattere le “patologie” del populismo e della antipolitica

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Tra i tanti spunti offerti nelle sue oltre 250 pagine, la Evangelii Gaudium, l’Esortazione Apostolica di Papa Francesco, ci aiuta ad analizzare in maniera più profonda i problemi politici (nel senso greco della polis come dimensione al tempo stesso, sociale, politica e valoriale), che l’Europa sta attraversando.

Bisogna precisare che non è questo lo scopo della Evangelii Gaudium: la sua natura, difatti, è strettamente teologica. Nonostante ciò, le parole di Bergoglio sono così ricche di forza rinnovatrice, da seminare a piene mani indicazioni utili per l’intera società globalizzata per uscire dalla lunga notte e guardare al futuro con speranza.

Il periodo di buio che il nostro continente sta attraversando non poteva non coinvolgere anche la dimensione politica. Ci troviamo, infatti, di fronte ad una crisi antropologica che ha risvolti etici, sociali, culturali ed economici. La crisi politica sta determinando la crescita del fenomeno del “populismo”, una delle peggiori patologie che possa colpire una democrazia.

Come la storia insegna, si tratta di una “malattia” che si manifesta sempre insieme a virus dell’antipolitica: esse prendono forma ogni qualvolta la politica perde l’ethos del bene comune e la carica delle virtù civili. Populismo significa privilegiare il rapporto diretto con il popolo e con la piazza, anziché passare attraverso le istituzioni e le regole di mediazione politica, proprie della democrazia rappresentativa e della sussidiarietà. È una patologia pericolosa, perché, se non curata prontamente, delegittima le istituzioni e le regole democratiche, creando un terreno fertile per il qualunquismo, il pragmatismo utilitaristico e funzionale, generando forme inaccettabili di intolleranza.

I cattolici e cristiani europei non possono assistere passivamente alla dissipazione del patrimonio culturale che hanno contribuito a dare vita in duemila anni pagando spesso fino al martirio. Si potrebbe mai dimenticare la decisiva partecipazione dei cristiani alla elaborazione della civiltà europea, alla nascita del concetto di persona, di vita democratica e civile, valoriale, di bene comune, di fraternità e giustizia sociale con al centro la persona e il creato?

Basterebbe ricordare il ruolo dei cristiani nell’ultimo secolo per capire tutto questo: la ricostruzione postbellica, la rinascita della democrazia dopo il ventennio nazi-fascista, la buona battaglia contro il totalitarismo dei regimi comunisti dell’est, l’idea e la costruzione della “casa comune” europea fondata sui principi cristiani.

Diversi antidoti contro il populismo e l’antipolitica li troviamo appunto nella Evangelii Gaudium, in particolare quando il Papa parla della “cultura dell’incontro”, da sempre fondamento tradizionale dell’insegnamento della Dottrina Sociale della Chiesa sull’impegno politico dei cristiani.

Oltre alla “cultura dell’incontro”, il Pontefice sottolinea nel documento anche la necessità di una “Chiesa in uscita” che parli indistintamente a tutti. La “rivoluzione” di Bergoglio, la sua ferma volontà all’autenticità della fede, apre poi nuovi orizzonti verso l’impegno sociale e politico dei cristiani.

Nel dettaglio, alcuni paragrafi della Esortazione Apostolica (2), propongono – in piena continuità con il Vaticano II e il recente Magistero sociale – gli elementi fondanti per una buona politica, intesa come vocazione e non come professione.“La politica, tanto denigrata – scrive Papa Francesco – è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune”.

Parole che richiamano la Caritas in veritate di Benedetto XVI, quando, al punto 2, invitava a convincerci che la carità “è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici”. A distanza di anni, Francesco rivolge quindi la preghiera a Dio “che ci regali più politici che abbiano davvero a cuore la società, il popolo, la vita dei poveri!” (Eg, n. 205).

Nello stesso paragrafo, Papa Francesco non si rivolge solo ai fedeli cristiani laici, ma propone anche una strada sicura per una politica che “cerca il bene comune”.  In tal senso declina anche i quattro “criteri evangelici, necessari per sviluppare una cultura dell’incontro in una pluriforme armonia” (Eg, n. 220): Il tempo è superiore allo spazio (222-225); L’unità prevale sul conflitto (226-230); La realtà è più importante dell’idea (231-233); Il tutto è superiore alla parte (234-237). Tutti e quattro si possono sintetizzare con l’affermazione che il bene comune è il fine stesso della politica.

Attraverso tali indicazioni, il Santo Padre chiede l’impegno di tutti per una buona politica che coinvolga non solo i cristiani impegnati, ma – come diceva don Sturzo – “tutti i liberi e forti” (Appello del 18 gennaio 1919), in modo da superare la grave crisi attuale con le sue pericolose patologie sopra indicate. Nello stesso tempo, l’insegnamento del Pontefice apre ai politici cristiani prospettive nuove e più ampie: essere tutti missionari, cioè portatori di un ideale alto di politica, fondato sulla cultura dell’incontro, illuminato da valori trascendenti e guidato da criteri etici condivisibili laicamente da tutti

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NOTE

1) Esortazione Apostolica Evangelii gaudium [EG], n. 205. Tutti i testi pontifici citati sono disponibili in www.vatican.va

2) Ivi nn. 217-237

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Carmine Tabarro

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