Che Francesco si conceda in monumentali interviste su quotidiani laici è diventata ormai una consuetudine. Dopo i dialoghi con padre Spadaro, Scalfari e Tornielli, quasi per par condicio il Pontefice ha rilasciato una lunga intervista anche a Ferruccio De Bortoli, direttore dello storico Il Corriere della Sera. L’occasione è stata il primo anniversario sul Soglio petrino che si celebrerà il prossimo 13 marzo. Nell’intervista – fatta, come le precedenti, nella Domus Santa Marta - il Papa ripercorre quindi gli intensi mesi del suo pontificato e affronta vari temi come il rapporto con Benedetto XVI, le scelte di governo della Chiesa, i tratti salienti del suo magistero, accennando anche alle sfide future per la familglia e la società e ad alcune ‘chicche’ personali sulla sua vita passata e presente. Sono queste ultime a rendere ancora più originale questa intervista che, più delle altre, rivela un volto nuovo di un personaggio di cui qualsiasi media del mondo non smette di parlare da ormai dodici mesi.
"Francescomania"
Ad esempio, il Santo Padre commenta la “Francescomania” e spiega che “dipingere il Papa come una sorta di superman, una specie di star, mi pare offensivo”. “Il Papa – prosegue - è un uomo che ride, piange, dorme tranquillo e ha amici come tutti. Una persona normale”. Al Pontefice argentino piace “stare tra la gente, insieme a chi soffre, andare nelle parrocchie”; ma non piacciono “le interpretazioni ideologiche, una certa mitologia di Papa Francesco”. Come quando si vociferava su alcune sue uscite di notte dal Vaticano per andare a dar da mangiare ai barboni in via Ottaviano: “Non mi è mai venuto in mente” assicura il Santo Padre, e cita Freud quando affermava “che in ogni idealizzazione c’è un’aggressione”.
Telefonate ai fedeli
Parla, poi, delle famose telefonate ai fedeli che scrivono per chiedergli aiuto. “Sì, è capitato – conferma - Quando uno chiama è perché ha voglia di parlare, una domanda da fare, un consiglio da chiedere. Da prete a Buenos Aires era più semplice. E per me resta un’abitudine. Un servizio. Lo sento dentro. Certo, ora non è tanto facile farlo vista la quantità di gente che mi scrive”. In particolare, il Pontefice ricorda con affetto l’incontro con una vedova ottantenne che aveva perso il figlio: “Mi scrisse. E adesso le faccio una chiamatina ogni mese. Lei è felice. Io faccio il prete. Mi piace”, dice.
Benedetto XVI
Tra le dichiarazioni più significative quella con cui Francesco spiega il suo rapporto con il predecessore: “Il Papa emerito non è una statua in un museo. È una istituzione”, sottolinea. E aggiunge: “Lui è discreto, umile, non vuole disturbare. Ne abbiamo parlato e abbiamo deciso insieme che sarebbe stato meglio che vedesse gente, uscisse e partecipasse alla vita della Chiesa. La sua saggezza è un dono di Dio”. Qualcuno - racconta ancora il Papa - avrebbe voluto che Ratzinger “si ritirasse in una abbazia benedettina lontano dal Vaticano. Io ho pensato ai nonni che con la loro sapienza, i loro consigli danno forza alla famiglia e non meritano di finire in una casa di riposo”.
Governo della Chiesa
"Io nel marzo scorso non avevo alcun progetto di cambiamento della Chiesa", ammette il Santo Padre, confidando di gestire inizialmente "questo trasferimento di diocesi" cercando "di mettere in pratica quello che era emerso nel dibattito tra cardinali nelle varie congregazioni". "Nel mio modo di agire aspetto che il Signore mi dia l’ispirazione", afferma, e spiega che la Curia va riformata 'dall'interno', a partire cioè dal cuore di chi ci lavora, e poi nell'organizzazione dei Dicasteri: "Si era parlato della cura spirituale delle persone che lavorano nella Curia, e si sono cominciati a fare dei ritiri spirituali. Si doveva dare più importanza agli Esercizi Spirituali annuali: tutti hanno diritto a trascorrere cinque giorni in silenzio e meditazione, mentre prima nella Curia si ascoltavano tre prediche al giorno e poi alcuni continuavano a lavorare".
Abusi, famiglia, unioni civili, divorziati risposati
Nella conversazione, ampio spazio è dedicato a temi 'caldi' di attualità come la questione degli abusi sui minori, che il Pontefice denuncia come "ferite profondissime" verso cui “la Chiesa ha fatto tanto, forse più di tutti”. Questo, grazie anche alla strada aperta da Benedetto XVI che “è stato molto coraggioso”. Considerando le “impressionanti” statistiche sul fenomeno della violenza minorile, insiste il Vescovo di Roma, “la Chiesa cattolica è forse l’unica istituzione pubblica ad essersi mossa con trasparenza e responsabilità”. Eppure essa “è la sola ad essere attaccata”.
Un cenno anche ai temi del prossimo Sinodo di ottobre: famiglia, unioni civili e, in particolare, divorziati risposati, che “non vanno condannati, ma aiutati”. La famiglia, dice il Pontefice, “attraversa una crisi molto seria. È difficile formarla. I giovani si sposano poco. Vi sono molte famiglie separate nelle quali il progetto di vita comune è fallito. I figli soffrono molto”. Come Chiesa, dunque, “dobbiamo dare una risposta”, esorta il Pontefice, fermo restando che su tali ambiti “bisogna riflettere molto in profondità” ed “evitare di restare alla superficie”. “La tentazione di risolvere ogni problema con la casistica è un errore – rimarca - una semplificazione di cose profonde, come facevano i farisei, una teologia molto superficiale”. Solo “con profondità pastorale” si potranno affrontare “seriamente le situazioni particolari, anche quelle dei divorziati”.
E magari anche quelle delle unioni civili che – osserva il Santo Padre – gli Stati laici giustificano “per regolare diverse situazioni di convivenza”, come ad esempio assicurare l’assistenza sanitaria. “Si tratta di patti di convivenza di varia natura, di cui non saprei elencare le diverse forme. Bisogna vedere i diversi casi e valutarli nella loro varietà”, aggiunge. In ogni caso, “il matrimonio è fra un uomo e una donna” e su questo non ci sono né discussioni né aperture.
Ruolo della donna nella Chiesa
Sempre la casistica – prosegue poi Papa Francesco - condiziona negativamente la promozione del ruolo della donna nella Chiesa. “È vero che la donna può e deve essere più presente nei luoghi di decisione della Chiesa”, ma questa – afferma - è “una promozione di tipo funzionale”, perché la Chiesa “è femminile dalle origini”. Von Balthasar diceva “il principio mariano guida la Chiesa accanto a quello petrino”, e Bergoglio ‘rincare la dose’ affermando che “la Vergine Maria è più importante di qualsiasi vescovo e di qualsiasi apostolo”.
Vita umana
Il Vescovo di Roma viene poi interrogato sul rapporto tra scienza e vita: “Ha senso prolungare artificialmente la vita in stato vegetativo? – gli si chiede - Il testamento biologico può essere una soluzione?”. Il Papa risponde con prontezza: “Io non sono uno specialista negli argomenti bioetici. E temo che ogni mia frase possa essere equivocata. La dottrina tradizionale della Chiesa dice che nessuno è obbligato a usare mezzi straordinari quando si sa che è in una fase terminale. Nella mia pastorale, in questi casi, ho sempre consigliato le cure palliative. In casi più specifici è bene ricorrere, se necessario, al consiglio degli specialisti”.
"Valori non negoziabili", marxismo, povertà e globalizzazione
In sequenza, il Santo Padre risponde poi a domande sui “valori non negoziabili”: un’espressione che “non ho mai compreso”, dice, “i valori sono valori e basta, non posso dire che tra le dita di una mano ve ne sia una meno utile di un’altra”. Sulle accuse di marxismo: “Non ho mai condiviso l’ideologi a marxista, perché non è vera, ma ho conosciuto tante brave persone che professavano il marxismo”. Sulla povertà che San Francesco “ha avuto la genialità” di collocare “nel cammino evangelico” e che “allontana dall’idolatria, apre le porte alla Provvidenza”. Infine spiega che laddove “la globalizzazione ha salvato dalla povertà molte persone”, “ne ha condannate tante altre a morire di fame”, perché con questo sistema economico “sferico” è divenuta “selettiva”. Richiama quindi l’immagine del poliedro, “per cui ogni popolo conserva la propria cultura, lingua, religione, identità”, quale simbolo della globalizzazione a cui aspira la Chiesa.
Rapporti con la Cina, viaggio in Terra Santa
Lo sguardo si amplia poi a riferimenti internazionali. Bergoglio parla dei suoi rapporti con la Cina e racconta di uno scambio di lettere col presidente Xi Jinping dopo la sua elezione. “È un popolo grande al quale voglio molto bene”, dice. Si sofferma anche sul suo viaggio in Terra Santa a maggio e sulle pressanti speranze di ottenere da questo un definitivo rapporto di intercomunione con gli ortodossi: “Siamo tutti impazienti di ottenere risultati ‘chiusi’ – ammette - Ma la strada dell’unità con gli ortodossi vuol dire soprattutto camminare e lavorare insieme”.
"Si è mai innamorato?"
I toni si smorzano infine con una serie di domande ‘leggere’. Francesco spiega di star leggendo in questi giorni il “bellissimo” libro di Damiano Marzotto Pietro e Maddalena sulla dimensione femminile della Chiesa, e che gli ultimi film visti sono La vita è bella di Benigni e La Strada di Fellini: “Un capolavoro”. A De Bortoli curioso che chiede se si fosse mai innamorato, Bergoglio risponde che già nel libro Il Gesuita raccontava della sua “fidanzatina a 17 anni”. Rivela poi che “in seminario una ragazza mi fece girare la testa per una settimana”. Ma minimizza: “Erano cose da giovani. Ne parlai con il mio confessore”.