In Argentina le ferite causate dalla dittatura militare sono ancora aperte. Inoltre, negli ultimi dieci anni, il Paese ha conosciuto crisi economiche, che hanno fatto precipitare più della metà della popolazione sotto la soglia della povertà.
La disoccupazione colpisce un quinto della popolazione. Per affrontare le sfide sociali, morali e politiche, e portare Cristo e il suo messaggio al popolo, la Chiesa argentina ha avviato alcune iniziative nel settore dei mezzi di comunicazione.
Per il programma settimanale Donde Dios Llora (Dove Dio piange), Johannes Habsburg ha intervistato, in collaborazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre, il direttore del Centro de Comunicaciones Luján, padre Carlos Moia.
Come è nato il Centro di Comunicazioni Luján e con che scopo?
Padre Carlos Moia: Negli anni ’80, un gruppo di sacerdoti e laici a lavorava per una rivista del santuario di San Cayetano. A partire da questa esperienza di comunicazione, abbiamo pensato che bisognava avvicinarsi di più alla nostra gente nelle loro case attraverso la radio. Ho assunto l’incarico di direttore della rivista dal 1977 al 1984. Erano tempi molto difficili ed avevamo come motto decir sin decir (Dire senza dire), perché non c’era libertà di stampa. La Chiesa era condizionata da false accuse. Parlare del Vangelo, di giustizia, dei poveri, era malvisto dalle autorità. Per l’annuncio del Vangelo non erano tempi facili, perché si parlava a nome del Vangelo e venivano commesse delle ingiustizie molto gravi, tra cui assassinii.
Quando Lei dice il governo parlava a nome del Vangelo?
Padre Carlos Moia: Esattamente, i settori militari si presentavano come annunciatori del Vangelo dell’Occidente e non era così. Hanno scardinato le fondamenta del Vangelo, che è la vita, e l’hanno trasformato in morte. Questo ha avuto gravi conseguenze per il Paese e per la Chiesa. Ci furono dei cristiani – come ha detto l’episcopato – che non sono stati all’altezza della situazione e che hanno tradito i valori del Vangelo. Questo si ripercuote fino ad ora sulla pastorale, perché si ha perso credibilità. Dobbiamo anche riconoscere che ci sono state delle testimonianze di vita molto forti, di gente che ha dato la vita per Gesù Cristo in questi anni della dittatura militare. A finire uccisi non sono stati solo qualche vescovo, sacerdote o religioso, ma anche catechisti. Il numero di catechisti che sono fatti scomparire in quel periodo è molto alto, sono martiri silenziosi del popolo di Dio. Un sacerdote ha detto: “Una Chiesa che non può riconoscere i suoi martiri, è una povera Chiesa”. In molti casi la Chiesa non finisce di assumere il suo passato eroico di martirio degli anni ’70, a causa di vincoli ideologici e divisioni. Questo non deve lasciarci impantanati nel passato, dobbiamo guardare al futuro per rendere più credibile il Vangelo e assumere la storia. Bisogna essere sempre profeti e non aver paura, non credere che il male minore sia la soluzione. Il Vangelo non ha mali minori, ma ha opzioni di vita per la gente, questo è il messaggio di Gesù.
Da questa esperienza di dolore e sofferenza è nato il progetto di comunicazione Luján. Perché la radio? Qual è lo scopo specifico del suo ministero presso la radio?
Padre Carlos Moia: Lo scopo è chiaramente l’annuncio del Vangelo, esplicitamente o implicitamente, una evangelizzazione totale, non un vangelo da sacrestia, ma per trasformare il mondo. Una evangelizzazione piena, integrale, dove c’è l’annuncio di Gesù e dove c’è anche la promozione dell’uomo secondo tutti i valori del Vangelo. La tendenza in molte parti dell’America Latina è che la Chiesa debba dedicarsi solamente alla spiritualità, senza che il Vangelo abbia delle implicazioni sulla società di oggi. Noi, seguendo l’insegnamento della Chiesa, abbiamo una visione più ampia. Il Vangelo deve trasformare la società affinché ognuno possa vivere con la dignità di figlio di Dio.
Vi concentrate sulle piccole stazioni radio nelle zone rurali, non nelle città. Perché?
Padre Carlos Moia: Seguiamo il cammino di Gesù. Lui andò da persona a persona nelle campagne della Palestina, non si recò a Gerusalemme per predicare il Vangelo. Dopo questo Vangelo è venuto a trasformare il mondo. L’opzione per i poveri che ci chiedono i vescovi latino-americani, da Medellin fino ad Aparecida, non è una strategia pastorale, ma una radice profonda che nasce dal Vangelo. Abbiamo voluto essere fedeli a questa richiesta della Chiesa, facendo l’opzione comunicazionale per i poveri e a partire dai poveri. Il vescovo Angeleli diceva sempre: “Avere un orecchio nel Vangelo e un altro nel popolo”. Questo è il motto del Centro di Comunicazione Nostra Signora di Luján.
Non avete stazioni radio, ma producete contenuti. Ha un’idea a quante persone arrivano approssimativamente?
Padre Carlos Moia: Arriviamo a circa 1.500 piccole emittenti in tutto il Paese che ricevono tramite posta un CD con circa 150 micro al mese. Inoltre circa 1.100 utenti possono scaricare i contenuti da Internet. In Argentina la banda larga non è ancora una realtà, quindi dobbiamo fare lo sforzo di mandare i CD a casa degli operatori radio, perché non hanno accesso ad Internet. Raggiungiamo circa il 25% della popolazione nazionale. Abbiamo gli SMS del telefono cellulare, attraverso i quali ci arrivano un gran numero di messaggi, che ci incoraggiano il lavoro. Anche per fare una catena di preghiera. La gente ci chiede di pregare per le loro intenzioni e nella nostra sede le poniamo ai piedi della Vergine di Luján affinché uniti alla nostra Madre possiamo dare ascolto alle persone che hanno bisogno di Dio.
[La seconda parte verrà pubblicata domani, mercoledì 6 febbraio]
L’intervista è stata condotta da Johannes Habsburg per il programma settimanale Donde Dios Llora (Dove Dio piange), in collaborazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre. Per informazioni: info@DondeDiosLlora.org / www.acn-intl.org