Come mai oggi è diffusa una mentalità relativista, secondo la quale non esiste il bene e il male in sé, il giusto e l’ingiusto in sé, ecc.? Perché, conseguentemente, tutto è relativo all’interpretazione del soggetto e il dialogo interpersonale diventa la più alta forma di conoscenza, consentendo di confrontare i diversi punti di vista, con un accrescimento continuo di nuove idee sempre provvisorie e fallibili essendo la verità assoluta inconoscibile?

Perché fino a un passato recente non si pensava così, ma si confrontavano, a volte con veemenza, atei e credenti, materialisti e spiritualisti, realisti e idealisti, a motivo delle tesi contrapposte che sostenevano riguardo alla vera realtà delle cose?

Karl Popper affermava che non esiste nulla di più concreto delle idee, perché, una volta che un’idea entra nel pensiero di una persona, essa può passare dalla teoria alla prassi. Se ad esempio un individuo pensa che non c’è alcuna differenza qualitativa tra gli esseri umani e gli animali, e che hanno gli stessi diritti gli uni e gli altri, tratterà nello stesso modo un bambino e un cucciolo di animale.

Le idee condizionano il modo di pensare e di vivere di intere epoche storiche e possono avere effetti benefici, come le idee diffuse da Gesù Cristo e dai suoi discepoli, o effetti distruttivi come le idee comuniste e naziste che si sono propagate nel XX secolo e sono state originate da filosofi geniali come Hegel e Nietzsche.

Secondo Popper, Hegel è un profeta del totalitarismo comunista perché ha affermato i seguenti principi:

- Un individuo non ha nessun valore se non nello Stato.

- La sovranità dello Stato non deriva dal popolo ma dallo Stato stesso.

- La sovranità statale si incarna in una classe di funzionari.

- Lo Stato deve permeare tutte le manifestazioni della vita comune.

- Non esiste nessun diritto internazionale al di sopra dello Stato.

- La guerra è un inevitabile strumento di composizione dei conflitti inter-statali e giova alla “salute etica” dei popoli.

- Lo Stato è l’Assoluto stesso, un principio collettivo che detiene il primato assoluto sull’individuo (1).

Ernst Nolte sostiene che la filosofia di Nietzsche ha ispirato le dottrine naziste, in particolare considerando le ultime opere del filosofo, in cui egli parla delle minacce che incombono sull’Europa, che sono la società di massa, l’uguaglianza, la democrazia, la fine della morale guerriera. Nietzsche infatti contrappone il superuomo e il “partito della vita” a coloro che odiano la vita, ovvero i cristiani, con la loro morale degli schiavi, i socialisti e le masse (2).

Norman Cohn afferma che nei movimenti totalitari del XX secolo sono presenti elementi tipici del millenarismo, un fenomeno che risale al Medioevo ed in particolare alle dottrine del monaco Gioacchino da Fiore. Nel Comunismo e nel Nazismo è presente, secondo l’Autore, una mistica salvazionista che si distingue dalle altre, poiché la salvezza promessa è insieme terrena e collettiva. È su questa terra che nasceràla Città celeste e le sue gioie coroneranno le gesta epiche dei rivoluzionari comunisti e nazisti (3).

Per quanto riguarda l’odierna mentalità relativista, diffusa dai mezzi di comunicazione sociale e ampiamente condivisa dalla maggior parte delle persone, è individuabile un pensatore che abbaia assunto il ruolo svolto da Hegel e da Nietzsche nei confronti del comunismo e del nazismo?

Gianni Vattimo, uno dei più autorevoli studiosi di Heidegger, afferma che secondo questo autore “l’essere in cui siamo gettati a cui dall’interno rispondiamo è caratterizzato intensamente in termini storici” (4), e “l’essere non è altro che il logós [pensiero] interpretato come dialogo, il Gespräch inteso come discussione che si svolge effettivamente tra le persone. La realtà, in questo modo, ha ancora una significato in Heidegger, ma è solo il risultato del dialogo storico tra le persone; non siamo d’accordo perché abbiamo trovato l’essenza della realtà, ma diciamo che abbiamo trovato l’essenza della realtà quando siamo d’accordo” (5).

L’essere si risolve quindi nel linguaggio e, in particolare, nel linguaggio che storicamente si impone in una determinata epoca, perché l’essere “è evento, qualcosa che accade” (6).

Heidegger, è stato un pensatore geniale e il suo influsso sulla filosofia e sulla teologia contemporanea è analogo a quello esercitato da Hegel nell’Ottocento, quando ogni filosofo doveva prendere posizione nei suoi confronti o per accettare e approfondire le sue tesi come fecela Destrahegeliana o per confutarle criticamente come fecerola Sinistra hegeliana, o singoli filosofi come Schopenauer e Kierkegaard.

Vattimo, sviluppando coerentemente il pensiero del maestro, arriva ad affermare che “l’essere […] è solo il risultato del dialogo umano” (7).

Il pensiero di Heidegger e dei suoi discepoli è senz’altro una delle fonti da cui si è originato la mentalità relativista odierna e la domanda a cui è necessario dare una risposta è la seguente: “Come è stato possibile che l’essere, identificato nel Medio Evo come l’Essere sussistente, cioè come Dio, origine di tutto il creato, sia oggi concepito come dialogo, cioè come interpretazione di punti di vista soggettivi mutevoli e contingenti?”.

Per rispondere a questa domanda bisognerebbe ripercorrere tutta la storia della filosofia da San Tommaso d’Aquino, il metafisico dell’Essere, ai giorni nostri.

Al pensiero di questo grande filosofo e teologo (l’autore più citato nel Catechismo della Chiesa Cattolica) è necessario ritornare per comprendere le sue tesi e indagarle con spirito critico, come ha fatto lui nei confronti di Aristotele, evidenziando i principi sempre validi della sua metafisica.

San Tommaso ha svolto le sue indagini in costante dialogo con la tradizione filosofica greca e latina, ricercando negli autori l’intentio profundior (8), non per ricostruire storicamente il loro pensiero, ma per scoprire la veritas rerum. Scrive infatti: “Lo studio della filosofia non mira a conoscere quello che gli uomini hanno pensato, ma quale sia la verità” (9).

***

NOTE

1) Cfr. K. R. Popper, La società aperta e i suoi nemici. Hegel e Marx falsi profeti, vol.II, Armando, Roma 1974, pp. 46-47.

2) Cfr. E. Nolte, La guerra civile spagnola 1917-1945. Nazionalsocialismo e bolscevismo, Presentazione di G. E. Rusconi, Sansoni Firenze 2004; Idem, Nietzsche e il nietzscheanesimo, Sansoni, Firenze 1991.

3) Cfr. N. Cohn,  I fanatici dell’Apocalisse, Comunità, Milano 1965.

4) G. Vattimo, L’età dell’interpretazione, in R. Rorty, G. Vattimo, Il futuro dell’interpretazione. Solidarietà, carità, ironia, a cura di S. Zabala, Garzanti, Milano, 2005, p. 47.

5) Ibidem, p. 63.

6) Ibidem, p. 66.

7) Ibidem, p. 72.

8) Tommaso ha voluto “scrutare con maggiore profondità l’intenzione di Agostino” (S. Tommaso d’Aquino, De spiritualibus creaturis, 10, 8)

9) San Tommaso d’Aquino, Commento al libro di Giobbe, 13,19.