"Anche il Figlio di Dio ha imparato la propria umanità vivendola"

Omelia del cardinale Scola durante la Messa nella notte del Natale

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Presentiamo l’omelia tenuta dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, durante la Messa nella notte del Natale del Signore, celebrata martedì 24 dicembre a mezzanotte nel Duomo del capoluogo lombardo.

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1. Dio si fa Bambino

«Il Verbo si fece carne» (Vangelo, Gv 1,14): Dio si fa bambino. Di fronte a questo evento non possiamo fermarci ai pur buoni sentimenti che ci portiamo nel cuore e che ci hanno condotto fin qui. Il Natale è un evento prodigioso, inaudito e, nello stesso tempo, di una normalità sconcertante. L’Onnipotente, l’Eterno, l’Infinito, il Re del cielo, Colui che è del mondo il Creatore viene al mondo – ecco il prodigio. Ci viene incontro come un bambino. Esattamente come i nostri bambini – ecco la normalità sconcertante.

Siamo chiamati in questo santo giorno a contemplare la strada che Dio ha scelto per salvarci.Il Natalesi capisce fino in fondo alla luce della Pasqua di morte e risurrezione: il motivo per cui Dio è venuto nel mondo. Nato da Maria Vergine e custodito da Giuseppe, il giusto, Dio ci viene incontro in una famiglia.

Anche il Figlio di Dio ha imparato la propria umanità vivendola e soffrendola insieme in famiglia. Celebrare il Santo Natale è, per questa ragione, un’occasione privilegiata per riconoscere grati la strada che Dio ci ha donato per diventare uomini. Quella strada dell’amore che trova nella famiglia la sua prima e originaria espressione. Così ci ha detto Benedetto XVI.

In questa notte santa Dio è vicino alle famiglie che vivono prove affettive e soffrono per la crisi che toglie lavoro, prospettiva ai giovani, sicurezza ai pensionati.

2. Chiamati a essere figli nel Figlio

Un uomo è veramente libero quando accoglie il suo essere figlio e ne fa consapevole esperienza. Più che mai nella nostra società – così segnata da mille solitudini – questo è il bisogno primario. Per diventare uomini maturi e riusciti, capaci di identità e di relazione, bisogna aver coscienza del mistero della nascita. Ogni uomo che nasce è voluto ed amato da Dio. Nessuno è frutto del caso.

Nel Salvatore Bambino impariamo ad essere figli nel Figlio. «A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati» (Vangelo, Gv 1,12-13). Ad ogni uomo, anche se ha alle spalle una relazione di paternità e maternità ferita o gravemente compromessa, è donata la possibilità di fare questa esperienza. In questa notte santa Dio è vicino ad ogni papà, ad ogni mamma, ad ogni figlio.

3. Il movimento della conversione

«Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto» (Vangelo, Gv 1,11). Pur in un contesto del tutto diverso, l’evangelista Giovanni riprende lo stesso dato dell’evangelista Luca («per loro non c’era posto nell’alloggio» Lc 2,6).

Il Papa commenta così: «Per il Salvatore del mondo, per Colui in vista del quale tutte le cose sono state create, non c’è posto… Colui che è stato crocifisso fuori dalla porta della città, è anche nato fuori della porta della città» (Benedetto XVI, L’infanzia di Gesù, 80). Anche noi battezzati corriamo spesso il rischio di dimenticarci nel quotidiano di Gesù, il nostro amato Salvatore.

4. Una speranza attiva e fattiva

«Oggi la luce risplende su di noi» (Ritornello Salmo responsoriale). «Oggi per noi è discesa dal cielo la vera pace» (Canto allo spezzare del pane). Questo oggi e questo per noi tornano continuamente nella liturgia natalizia. E così la nascita del Signore apre la strada alla nostra rinascita, come recita la preghiera del Prefazio: «Oggi in Cristo, tuo Figlio, anche il mondo rinasce» (Prefazio). Per questo all’esasperazione di cui possiamo essere tentati in questi momenti duri e difficili, dobbiamo opporre la speranza di un nuovo inizio. Una speranza affidabile che guarda fiduciosa al futuro, perché è fondata su un bene già presente: il Dio vicino. Una speranza attiva e fattiva, fonte di una gratuita e tenace costruttività. Così, come ci ha detto il profeta Isaia, da questa notte santa «possiamo camminare nella luce del Signore» (Is 2,5). Amen.

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ZENIT Staff

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