"La colonizzazione della natura umana" (Prima parte)

Sintesi introduttiva del Quarto Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo

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Riportiamo la prima parte della sintesi introduttiva del Quarto Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo (Cantagalli, Siena 2012), di Flavio Felice, Stefano Fontana, Fernando Fuentes Alcantara, Daniel Passaniti, Manuel Ugarte Cornejo1.

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Nel corso del 2011, anno cui si riferisce questo Quarto Rapporto, è emerso in tutta la sua forza sovversiva il fenomeno della “colonizzazione della natura umana”. Riteniamo che sia questo il dato nuovo che interessa la Dottrina sociale della Chiesa e che impone di riconsiderare le strategie culturali e politiche che ad essa si ispirano a livello mondiale. Anche in questo anno sulla scena mondiale si sono manifestati gravi emergenze legate alla povertà o allo sfruttamento, ma riteniamo che, pur nella loro drammaticità, esse non costituiscano una novità né forse un danno paragonabile alla “colonizzazione della natura umana”, un fenomeno che si sta imponendo su vasta scala anche per le grandi risorse che vi sono impiegate e per la mobilitazione militante dei media ed ha un carattere sovversivo dei legami sociali, di frammentazione funzionale dei rapporti, di accentuato individualismo disincarnato e che mira a riplasmare le relazioni sociali non più sulla base della natura umana ma sulla base di un desiderio individuale autoreferenziale.

Basterebbe guardare al caso dell’Argentina, che illustriamo nella sezione dei Cinque Continenti. Nel giro di un solo anno – il 2011 appunto – quel grande Paese di tradizione cristiana ha avuto una legge sulla procreazione artificiale che ha denaturalizzato la procreazione, una legge sul riconoscimento sulla “identità di genere” che ha denaturalizzato la famiglia e una modifica del Codice civile per permettere l’”utero in affitto” che ha denaturalizzato la genitorialità. Alcune leggi in questione sono state approvate nei primi mesi del 2012, ma sono state discusse ed elaborate nell’anno precedente. Qualcuna è ancora all’esame di un ramo del Parlamento dopo essere stata approvata dall’altro, ma la tendenza è chiarissima. Nel giro di un solo anno è stata rivoluzionata la base dell’intera società argentina, è stata messa da parte la nozione di “natura umana” ed è stata posta in angolo l’ispirazione della fede cattolica per la costruzione della società.

Sbaglierebbe chi considerasse le tematiche della procreazione e della famiglia come settoriali. Esse hanno una influenza strutturante sull’intera società e, quindi, le nuove leggi argentine decostruiranno l’intera società attuale per formarne un’altra completamente diversa. Non si tratta di ritocchi. Dalla Spagna l’Argentina aveva importato ed ereditato la visione cristiana della persona e della vita e gli argentini hanno sempre sostenuto che questa eredità fa parte dell’identità nazionale del Paese. Ora, dalla Spagna secolarizzata l’Argentina ha importato il contrario, ossia il chiaro rifiuto di una vita morale e religiosa improntata alla natura creata e alla fede cattolica in cambio di una visione libertaria radicale, per la quale la natura viene contrapposta alla cultura e la libertà viene concepita come emancipazione dalla natura.

Dietro queste leggi, che ormai aggrediscono i Paesi latinoamericani e non solo (nelle Filippine la Chiesa sta conducendo una dura battaglia contro la legge sulla contraccezione che è l’inizio della nuova impostazione postnaturale della procreazione e della famiglia) con una velocità e una violenza destabilizzanti molto preoccupanti, c’è una ideologia, l’ideologia del genere, ci sono grandi risorse economiche investite da lobbies internazionali e ci sono appoggi politici di Stati e di organismi internazionali: l’Unione europea è la principale finanziatrice dell’aborto nel mondo e le agenzie dell’ONU sono attivissime nel farsi tramite di queste nuove ideologie antinaturali ed antifamiliari. Si tratta di punti di domanda molto impegnativi sull’utilità e la sostenibilità etica di questi organismi.

Per questo motivo il nostro Quarto Rapporto ha dedicato lo studio del problema dell’anno all’ideologia del genere e ha segnalato come principale insegnamento dell’anno il discorso di Benedetto XVI al palazzo del Reichstag di Berlino del 22 settembre 2011, ove il Santo Padre ha riproposto la dottrina della legge morale naturale come base e fondamento del potere politico.

L’ideologia del genere si è diffusa, senza incontrare una vera opposizione, nei Paesi avanzati ed ormai viene anche insegnata nei manuali scolastici delle scuole pubbliche senza che questo faccia sorgere grandi contestazioni. Viene ora esportata con sistematicità nei Paesi emergenti e poveri. E’ una ideologia sottile e pervasiva, che si appella ai “diritti individuali”, di cui l’Occidente ha fatto il proprio dogma, e ad una presunta uguaglianza tra individui asessuati, ossia astratti, per condurre una decostruzione dell’intero impianto sociale. Se non il sesso, come dato antropologico complessivo, ma la sessualità come comportamento è all’origine delle relazioni sociali, allora queste non ci sono “date” ma sono da noi “scelte”. Alla base ci sarebbero individui astratti che sceglierebbero in seguito il loro orientamento sessuale senza alcun riferimento al dato naturale. Si tratterebbe della discriminazione dell’eterosessualità, ossia della differenza sessuale, e della imposizione culturale della transessualità, ossia dell’indifferenza sessuale. Si tratterebbe dell’assoluto dominio della tecnica sulle relazioni umane. La tecnica ha reso possibile l’emancipazione della cultura dalla natura e quindi ha reso possibile essere mamma senza essere donna, essere padre senza essere uomo, essere uomo pur essendo donna ed essere donna pur essendo uomo, essere padre o madre senza sapere di chi ed essere figlio senza sapere di quale padre o di quale madre. La tecnica rende possibile la sessualità s-naturata, quindi come puro esercizio tecnico da parte di un essere privo di identità. Nella società avanza non l’assolutizzazione del sesso ma della sessualità e la messa da parte del sesso, di cui parla ormai quasi solo la Chiesa cattolica. 

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NOTE

1 Flavio Felice, Direttore dell’Area Internazionale di Ricerca “Caritas in Veritate” della Pontificia Università Lateranense, Roma.

Stefano Fontana, Direttore dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa, Trieste.

Fernando Fuentes Alcantara, Direttore della Fundación Pablo VI, Madrid.

Daniel Passaniti, Direttore esecutivo CIES-Fundación Aletheia, Buenos Aires.

Manuel Ugarte Cornejo, Direttore del Centro de Pensamiento Social Católico della Universidad San Pablo di Arequipa, Perù.

(La seconda parte verrà pubblicata domani, lunedì 24 dicembre 2012)

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ZENIT Staff

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