Is 9,1-6
“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. (…) Perché un bambino e’ nato per noi, ci e’ stato dato un figlio”.
Tt 2,11-14
“E’ apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani (…).”.
Lc 2,1-14
“In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordino’ che si facesse il censimento di tutta la terra. (…). Anche Giuseppe…sali’ in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme…insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano tutta la notte facendo guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presento’ a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, e’ nato per voi un Salvatore, che e’ Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. E subito apparve una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”.
Oggi e’ il gran giorno di Natale: “..ci viene raccontata una storia molto umile e, tuttavia, proprio per questo di una grandezza sconvolgente. E’ l’obbedienza di Maria ad aprire la porta a Dio. La parola di Dio, il suo Spirito, crea in lei il Bambino. Lo crea attraverso la porta della sua obbedienza. Così Gesù e’ il nuovo Adamo, un nuovo inizio dalla Vergine che e’ pienamente a disposizione della volontà di Dio. In questo modo avviene una nuova creazione che, tuttavia, si lega al “si'” libero della persona umana di Maria” (Benedetto XVI, L’infanzia di Gesù, p. 68).
Il Papa usa il termine “sconvolgente” per parlare del Natale. Il fatto e’ che “Con l’incarnazione il Figlio di Dio si e’ unito in certo modo a ogni uomo. Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo…egli si e’ fatto veramente uno di noi in tutto simile a noi fuorché nel peccato” (Cost. Pastorale Gaudium et spes, n. 1386).
Per ognuno di noi tutto comincia allora a partire dalle parole dell’angelo: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”.
Un simile segno, duemila anni fa, non era insolito: “Nella regione intorno a Betlemme si usano da sempre grotte come stalle” (id., p. 81). Quella sera una giovane coppia, tra le tante venute per il censimento, non trova un posto libero per la notte, e lei si trova al termine della gravidanza. Questo segno, in se’, non e’ sconvolgente. Tuttavia lo diventa se il bambino che sta per nascere e’ Dio in persona. Più che sconvolgente sembra assurdo. Ma il figlio della donna e’ veramente il Figlio di Dio! Allora il fatto diventa sconvolgente anche per me, anche oggi, anche se non lo sento tale. E’ un po’ come se l’astronauta che stesse per rimettere il piede sulla luna (fatto che non sconvolgerebbe più nessuno), fossi io. Allora, tornato a terra, la mia vita non sarebbe più la stessa, e non farei altro che raccontare la mia meravigliosa avventura. Natale e’ la mia meravigliosa avventura. Il Cielo e’ disceso sulla terra, e’ venuto per me, come se fossi l’unico al mondo. E’ venuto per farmi conoscere la verità della storia della mia vita, il significato di tutto ciò che esiste, l’esistenza del Paradiso con i suoi eterni abitanti. Devo fare come i pastori, andare senza indugio. Devo muovermi incontro a questo Bambino. Dove si trova? Il segno e’ chiaro. Non in una stalla, ma in chiesa, nel tabernacolo, e nello stesso tempo ovunque ci sia un fratello povero, umile, bisognoso, da aiutare, da amare, da abbracciare: “I pastori credono alla parola. La parola li distoglie dal cielo alla terra, e mentre si mettono in cammino su questa via, dalla luce all’oscurità, dallo straordinario verso l’ordinario, dalla solitaria esperienza di Dio verso quella in mezzo agli uomini, dalla ricchezza di lassù verso la povertà’ di quaggiù, essi hanno la conferma: il segno corrisponde alla descrizione. Solo ora la loro gioia sbigottita nello splendore celeste diventa una gioia del tutto rilassata, umana, cristiana.
Io devo andare. Devo entrare a servizio dei poveri e degli incatenati. Perdere la mia anima per riguadagnarla, poiché finche’ la mantengo, la perdo. Rallegratevi, perché fin la’ e’ andato Dio stesso. Non temete! Voi siete sulla via di Dio. Essa va fino al fratello più lontano, più’ abbandonato da Dio. Su questa via accadono miracoli. Perché Dio si e’ messo una volta per tutte in cammino verso di noi, e nulla, fino alla fine del mondo, gli impedirà di arrivare fino a noi e di restarvi” (H.U.Von Balthasar, Tu coroni l’anno di grazia, p. 218-219).