Jean Paul Sartre, filosofo ateo e anticristiano, mentre era in prigione durante la seconda guerra mondiale, scrisse questa poesia su richiesta dei suoi compagni di prigionia. Un esempio eloquente che lo Spirito soffia dove vuole.
“La Vergine guarda il bambino. Ciò che bisognerebbe dipingere sul suo volto è uno stupore ansioso che è comparso una volta soltanto sul viso umano. Perché il Cristo è suo figlio, carne della sua carne e sangue delle sue viscere. L’ha portato in grembo per nove mesi, gli offrirà il seno, e il suo latte diventerà il sangue di Dio. Qualche volta la tentazione è così grande da fargli dimenticare Dio. Lo stringe fra le braccia e dice: “Bambino mio”. Ma in altri momenti rimane interdetta e pensa: lì c’è Dio, e viene presa da un religioso orrore per quel Dio muto, per quel bambino che incute timore. Questo Dio è mio figlio. È fatto di me, ha i miei occhi, la forma della sua bocca è la mia, mi assomiglia. È Dio e mi assomiglia. Nessuna donna ha mai potuto avere in questo modo il suo Dio per sé sola, un Dio bambino che si può prendere fra le braccia e coprire di baci, un Dio caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e ride. È in uno di questi momenti che dipingerei Maria se fossi pittore”.
In questa poesia Sartre manifesta una dolcezza di animo che è presente nei mistici e ed esprime, in forma lirica, la verità teologica fondamentale del cristianesimo: Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo.
La Madonna guarda Gesù bambino e si stupisce “Lo stringe fra le braccia e dice: <
“Cristo è suo figlio, carne della sua carne e sangue delle sue viscere”, Gesù è quindi un vero uomo, che ha condiviso tutte le vicissitudini tristi e felici proprie della condizione umana, tranne il peccato.
E’ cresciuto in santità e grazia alla scuola della famiglia di Nazareth, ha percorso la Palestina predicando il Vangelo, ha mangiato e bevuto con i pubblicani, ha vissuto momenti di gioia nella casa di Marta e Maria, ha pianto per la morte di Lazzaro, è stato perseguitato dai farisei e dai dottori della legge, processato come un malfattore e morto in croce.
Questi aspetti della vita di Gesù sono pienamente umani, ma ve ne sono altri che sono divini, infatti nel suo nome compiva miracoli e cacciava i demoni, e, soprattutto, è resuscitato ed è asceso al Cielo.
L’umanità di Gesù vela la sua divinità e Maria, il cui “latte diventerà il sangue di Dio”, qualche volta è tentata di vedere soltanto la natura umana di suo figlio e “la tentazione è così grande da fargli dimenticare Dio … ma in altri momenti rimane interdetta e pensa: lì c’è Dio, e viene presa da un religioso orrore per quel Dio muto, per quel bambino che incute timore. Questo Dio è mio figlio”.
Sartre, con ammirabile profondità spirituale, descrive lo stupore religioso della Madonna di fronte alla Persona divina di Gesù.
Gesù è il Verbo, la seconda persona della Trinità, è quindi Dio che agisce tramite la sua natura divina e tramite la sua natura umana assunta da Maria; ad esempio, ha pianto per la morte di Lazzaro in ragione della natura umana assunta e lo ha risuscitato in ragione della natura divina sua propria.
Magistralmente il filosofo esprime, sottolineando sentimenti materni rivolti da Maria verso Gesù, il dogma mariano fondamentale: Maria madre di Dio:
“Nessuna donna ha mai potuto avere in questo modo il suo Dio per sé sola, un Dio bambino che si può prendere fra le braccia e coprire di baci, un Dio caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e ride”.
Dio agisce nelle anime in modo misterioso e fa sentire la sua voce anche in chi, come Sartre, esplicitamente negava la sua esistenza, perché vuole la salvezza di ogni creatura umana.