3. Analisi del testo dell’Istruzione
È necessario, dunque, analizzare accuratamente il testo dell’Istruzione. In relazione alla domanda “che fare di loro” – degli embrioni congelati– il documento presenta tre possibili risposte, offrendo un giudizio etico per ognuna di esse. In sintesi:
1- “Usare tali embrioni per la ricerca o destinarli a usi terapeutici”.
– Queste proposte “sono chiaramente inaccettabili”.
2- “Metterli a disposizione di coppie infertili, come ‘terapia dell’infertilità’”.
– Anche questa proposta “non è eticamente accettabile a causa delle stesse ragioni che rendono illecita sia la procreazione artificiale eterologa sia ogni forma di maternità surrogata”.
3- “Procedere ad una forma di ‘adozione prenatale’”.
– “Tale proposta, lodevole nelle intenzioni di rispetto e di difesa della vita umana, presenta tuttavia vari problemi non dissimili da quelli sopra elencati”[i].
Salta subito alla vista la differenza tra il giudizio dato sulle due prime proposte (inaccettabili) e sulla terza proposta (presenta problemi). Il testo potrebbe perfettamente aver utilizzato per la terza proposta la stessa formula (inaccettabile). Ma non lo fa. La differenza non è meramente redazionale: un conto è affermare che un dato comportamento “è inaccettabile”[ii], un conto molto diverso è affermare che “presenta dei problemi”. Moltissimi comportamenti umani possono presentare dei problemi, etici o di altro tipo, senza che perciò si tratti necessariamente di comportamenti moralmente inaccettabili. In questi casi sarà dovere morale valutare adeguatamente gli aspetti problematici, comparare i problemi in gioco con i valori e i beni in gioco, ed eventualmente tentare di gestire e diminuire, nella misura del possibile, gli aspetti problematici.
La frase relativa alla proposta di adozione parla di “problemi non dissimili da quelli sopra elencati”. È necessario, dunque, tentare di capire a quali problemi si riferisce: sono problemi strettamente etici o problemi di altra natura?
Il capoverso immediatamente anteriore menziona “problemi di tipo medico, psicologico e giuridico”. Il vocabolo “problemi” viene utilizzato solo in questa frase del capoverso. Si potrebbe, dunque, concludere che il testo si riferisce a quel tipo di problemi. Così lo interpreta il testo della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti citato sopra: “[L’Istruzione…] avverte sui problemi medici, psicologici e legali associati ad essa [la adozione]”. Dello stesso parere è William May:
I ‘vari problemi non dissimili da quelli menzionati sopra’ in questa frase si riferisce agli ‘altri problemi di tipo medico, psicologico e giuridico’ segnalati nel paragrafo in cui si rigetta l’uso degli embrioni come trattamento dell’infertilità, non ad alcun problema etico”[iii].
Da notare che la traduzione spagnola dell’Istruzione parla di “problemi etici non dissimili a quelli menzionati sopra” (“problemas éticos no diferentes de los ya mencionados”). L’aggiunta della parola “etici” non si trova però in nessuna delle altre sei traduzioni ufficiali.
Se questa interpretazione è corretta, dobbiamo applicare la considerazione appena fatta sui comportamenti umani che presentano alcuni problemi senza che per questo siano da considerare necessariamente come immorali. Come spiega lo stesso W. May:
Frequentemente, quando qualcuno realizza degli atti intrinsecamente immorali, diversi fattori medici, psicologici e/o legali si sommano all’immoralità dei loro atti immorali, mentre fattori molto simili, gestiti con prudenza, non fanno sì che un atto moralmente accettabile diventi immorale. Pertanto, l’affermazione di DP che dice che l’adozione degli embrioni presenta problemi non dissimili da quelli implicati nelle pratiche immorali trattate nel capoverso precedente è ragionevolmente interpretata come un avvertimento affinché coloro che si impegnino nell’adozione embrionale siano attenti ai problemi rilevanti di carattere medico, psicologico e legale, e usino di prudenza nella loro gestione[iv].
Ma la frase che stiamo analizzando può essere interpretata come riferita non solamente ai problemi di tipo medico, psicologico e giuridico, bensì anche alle “ragioni che rendono illecita sia la procreazione artificiale eterologa sia ogni forma di maternità surrogata”. Questa interpretazione mi sembra plausibile perché, nel riferirsi ai problemi di tipo medico… il testo parla di “diversi altri problemi”. In questo modo, possiamo pensare che il testo intende riferirsi a due tipi di problemi: questi (“le ragioni che rendono illecita…”) e diversi altri (“di tipo medico…”). Se così fosse, i problemi “menzionati sopra” potrebbero includere entrambi i tipi.
In questo caso, l’adozione prenatale verrebbe collegata in qualche modo alla procreazione artificiale eterologa e alla maternità surrogata. Difatti, non mancano autori che considerano l’adozione dell’embrione come assimilabile a quelle pratiche e che interpretano in questo senso il testo dell’Istruzione.
4. Non è procreazione eterologa né maternità surrogata
Non è il caso di analizzare qui le varie argomentazioni a favore e contro questa assimilazione. Mi preme, però, evidenziare che secondo il testo dell’Istruzione stessa non si può identificare l’adozione prenatale con quelle due pratiche.
Per quanto riguarda la “procreazione artificiale eterologa” la nota 20 dell’Istruzione ci offre la definizione già data dall’Istruzione Donum vitae (DP):
Per fecondazione o procreazione artificiale eterologa si intendono ‘le tecniche volte a ottenere artificialmente un concepimento umano a partire da gameti provenienti almeno da un donatore diverso dagli sposi, che sono uniti in matrimonio’[v].
Si può parlare, pertanto, di “procreazione eterologa” solamente a proposito di atti di procreazione, di tecniche artificiali che portano al concepimento. Adottare un embrione non è procrearlo o concepirlo. La procreazione “si riferisce ad un fatto nel quale si passa dal non essere all’essere”[vi]. L’embrione che eventualmente venisse adottato, già è e già c’è.
Il concetto di “maternità surrogata” – o “maternità sostitutiva”– viene anch’esso esplicitamente definito da Donum vitae (nel paragrafo a cui rimanda la nota 38 di DP):
Sotto la denominazione di ‘madre sostitutiva’ l’istruzione intende comprendere: a) la donna che porta in gestazione un embrione impiantato nel suo utero e che le è geneticamente estraneo, perché ottenuto mediante l’unione di gameti di ‘donatori’, con l’impegno di consegnare il bambino una volta nato a chi ha commissionato o pattuito tale gestazione; b) la donna che porta in gestazione un embrione alla cui procreazione ha concorso con il dono del proprio ovulo, fecondato mediante inseminazione con lo sperma di un uomo diverso da suo marito, con l’impegno di consegnare il figlio, una volta nato a chi ha commissionato o pattuito la gestazione[vii].
Si noti che sia nell’accezione a) che in quella b) si include, come parte della definizione del concetto, “l’impegno di consegnare il bambino” e il fatto che la gestazione sia stata “commissionata o pattuita”. Non sono semplici dettagli linguistici. La maternità surrogata consiste, effettivamente, in un comportamento programmato, nel quale si decide di produrre un embrione la cui gestazione avverrà nel corpo di una donna diversa dalla sua futura madre e/o dalla sua madre genetica. Proprio per questo si tratta di una grave offesa alla dignità dell’essere umano, la cui esistenza viene pianificata volontariamente con questa profonda dissociazio
ne in relazione con la figura della propria madre. E proprio per questo si tratta anche di un insulto alla dignità della donna e al suo senso di maternità.
Nel caso dell’adozione prenatale ci troviamo in una situazione molto diversa. La donna che adotta un embrione abbandonato non è responsabile del suo concepimento artificiale; lei non ha pattuito la gestazione, e non si impegna a consegnare il figlio a qualcuno che avesse commissionato la sua maternità. Questa non è “maternità surrogata”. Dovremmo piuttosto chiamarla “maternità adottiva”.
Lo stesso vale, in realtà, per la donazione degli embrioni alle coppie infertili, come “terapia dell’infertilità”. Anche questa pratica non risponde, in rigore, ai concetti di procreazione artificiale eterologa e di maternità surrogata, secondo le definizioni proposte da DV e DP. Infatti, il testo di DP non afferma che quella pratica sia procreazione eterologa o maternità surrogata, ma piuttosto che “non è eticamente accettabile a causa delle stesse ragioni che rendono illecita sia la procreazione artificiale eterologa sia ogni forma di maternità surrogata”.
Bisognerebbe pertanto chiedersi se quelle “stesse ragioni” si trovano anche nella pratica della “adozione prenatale”. Bisognerebbe anche chiedersi se quelle ragioni o altri elementi di problematicità etica (oltre ai problemi di tipo medico, psicologico e giuridico) configurino l’adozione come comportamento intrinsecamente immorale oppure come un atto non immorale di per sé, anche se impone l’obbligo di gestire adeguatamente i vari problemi ad esso collegati.
*
NOTE
[i]. Frasi evidenziate in corsivo da me.
[ii]. La inaccettabilità a cui si riferisce il testo è evidentemente di carattere morale.
[iii]. W. May, Summary and Reflections on Dignitas personae, Culture of Life Foundation 2009 (http://culture-of-life.org/content/view/536/111/). Anche Maurizio Faggioni legge in questo modo il documento: “[…] ma prudentemente [l’Istruzione] osserva che ‘presenta tuttavia vari problemi’ di tipo medico, psicologico e giuridico” (M. Faggioni, «Da Donum vitae a Dignitas personae», in G. Russo (a cura di), Dignitas personae, Commenti all’Istruzione sulla bioetica, Editrice Coop. S.Tom & Editrice Elledici, Messina & Leumann (Torino) 2009, 79).
[iv]. W. May, Summary and Reflections on Dignitas personae, op. cit.
[v]. Definizione tratta da DV II.
[vi]. J. J. García, «Embriones congelados…», op. cit., 79, 160.
[vii]. DV II, A. Evidenziazione in corsivo mia.
(La terza ed ultima parte verrà pubblicata domani, domenica 23 dicembre)