A Betlemme nasce la luce, la gioia e la speranza

Messaggio Natalizio 2012 di mons. Orazio Soricelli, arcivescovo di Amalfi – Cava de Tirreni

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Con una caratteristica originalità, mons. Soricelli, arcivescovo di Amalfi – Cava de’ Tirreni, descrive l’evento di Natale come «un momento storico in cui sembra affievolirsi la fiducia e la speranza con la multiforme varietà di tradizioni e provoca profonde emozioni e riaccende nuove prospettive».

Dinanzi al Bimbo nato a Betlemme, infatti, «cade ogni turbamento, incertezza e scoraggiamento con la semplicità dei pastori accorsi alla grotta di Betlemme». Diversa è la situazione esistenziale  che si verifica quando giungono i Magi venuti da lontano, con il  cui spirito affascinato dalla passione della ricerca i cristiani si accostano a Colui che “per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal Cielo” e trovano in Lui, e solamente in Lui, la luce, la gioia e la speranza.

Riconoscendo la piena ragionevolezza dei Padri della Chiesa che considerano il Natale come una festa nuziale in cui Gesù, amato dal Padre, nella carne assunta dalla Vergine per opera delloSpirito Santo, diventa lo Sposo dell’umanità con la caratteristica che in Lui e per Lui il Cielo si congiunge alla Terra, Mons. Soricelliriconosce che «le distanze sono azzerate tra l’Onnipotente e l’uomo pellegrino con le sue fragilità e necessità: mai come a Natale l’umanità sente la vicinanza dell’Amato, che viene a ri-orientare il percorso della storia nel suo Vangelo». Di conseguenza occorre «ritrovare, nell’attuale e specifico Anno della Fede, lo stupore e la meraviglia dello sguardo interiore per contemplare l’Emmanuele che ogni giorno nasce e rinasce nella nostra vita, chiedendo la nostra amicizia che diventa fede e, quindi sequela».

Con stile notevolmente fraterno, rivolgendosi ai cari fratelli e sorelle che insieme a lui sperimentano il peregrinare quotidiano lungo le vie dei luoghi incantevoli della Costa d’Amalfi e della valle Metelliana,Mons. Soricelliinvia il suo «personale augurio, non diplomatico o semplicemente d’occasione, ma che esprime il desiderio di vedere tutti rinnovati nella fede e nell’accoglienza del Bambino che ci è stato donato e che a Natale desidera riconquistare quegli spazi della nostro vivere sottomessi alla mediocrità, ai vizi, e a un vivere appartato».

Riconoscendo che tutti sperimentano questa fase così difficile, causata dalla crisi economica in atto, rivolge «l’auspicio natalizio del Bimbo di Betlemme, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, capace di consolidare in Lui uno sguardo non più miope, ma che si spinga oltre gli orizzonti del pessimismo, contagiati dalla Sua carità, pronti a esprimere vicinanza e solidarietà con chi è travolto dai disagi del momento». E con estremo realismo suggerisce che «Natale instauri non solo una nuova relazione con Dio, ma anche con il prossimo, suscitando atteggiamenti di amore, di solidarietà e di condivisione».

Afferrati dalla luce del Suo discernimento divino si è in grado di dare spazio alla cultura dell’essenzialità che faccia mettere da parte lo spreco inutile di sostanze o risorse personali e rigettare la cultura dell’apparenza. Ecco perché dichiara con notevole semplicità e coinvolgimento interpersonale che «in me e in voi vorrei che risuonasse l’ammonimento ispirato del Vescovo S. Agostino: “Osserva, uomo, che cosa è diventato per te Dio: sappi accogliere l’insegnamento di tanta umiltà, anche in un Maestro che ancora non parla” (Sermo 188,3)». E questo fa sì che, «protesa a Lui, la vita acquista un senso, essendo egli il Senso, perché è la Vita per la quale augura in forma abbondante la Sua celeste presenza».

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Eugenio Fizzotti

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